I 42 dipendenti della sede di Forza Italia nel centro di Roma sono stati messi alla porta con procedura di licenziamento collettivo comunicata via mail. E ora si sono organizzati
«Sono annichilita. Credo nel progetto di Forza Italia dal 2001, per me la delusione è umana, morale, economica». A parlare, sotto anonimato, è una dei 42 dipendenti della sede di Forza Italia di piazza in Lucina messi alla porta con procedura di licenziamento collettivo comunicata via email. Passato lo choc, si sono organizzati. Sotto l’account Internet “
Licenziati da Silvio” che esprime «la cocente delusione da forzisti convinti», lamenta assenza di rapporti umani, smentisce l’assioma che l’ex Cav non abbia mai cacciato nessuno, conclude che a perdere il posto siano stati «gli stipendi più bassi senza santi in paradiso». Con il paradosso che, mentre Fi vorrebbe abolire l’articolo 18, i suoi dipendenti residui si iscrivono ai sindacati «a titolo preventivo».
[[ge:espresso:palazzo:1.183770:article:https://espresso.repubblica.it/palazzo/2014/10/13/news/la-crisi-della-destra-dal-crollo-di-forza-italia-alla-solitudine-della-lega-1.183770]]Il 16 giugno arriva all’improvviso la mail di licenziamento per cessata attività del Pdl. I destinatari sono assunti a tempo indeterminato: 12 a Milano, 1 a Catanzaro, 25 a Roma. Anche se il partito fino al 2016 percepirà i rimborsi elettorali. Epurati gli ex An (compresa Rita Fantozzi, ex portavoce di Gianfranco Fini) e gli alfaniani. Ma anche 6-7 forzisti della prima ora. «Nessuno ci ha mai convocato», racconta una di loro. «Fi ci avrebbe messi per strada senza tutele. È stato il sindacato Uiltucs a farci avere la cassa integrazione per un anno». Colpiscono i criteri: «Siamo per lo più donne di mezza età, vedove o monoreddito, con figli a carico. Le segreterie dei big non le hanno toccate».
Vale a dire gli uffici di Verdini, Fiori, Toti, Fontana, Crimi, Santanchè. «Venerdì 27 settembre è arrivato l’avviso di non presentarsi al lavoro il lunedì. Da un giorno all’altro la mia scrivania è stata occupata». Ora tremano gli altri 80, già senza stipendio né buoni pasto. Si parla di una seconda tranche di 40 licenziamenti. La Uiltucs si prepara per un nuovo tavolo al ministero. «Da noi il sindacato non era mai apparso, non era gradito o non ce n’era bisogno. Ora però molti si affrettano a iscriversi». Lei ha scritto a Berlusconi: «Che amarezza essere messi alla porta con indifferenza e senza umanità. Se Fi è in via di rilancio perché io sono cassintegrata?».