Scandalo negli Usa per un solo caso. Da noi i parlamentari che hanno cambiato casacca sono più di 300
Washington, maggio 2001 La politica americana è in subbuglio: dopo mesi in cui il Senato è spaccato a metà (50 senatori per ciascun partito), il repubblicano Jim Jeffords fa capire che potrebbe passare ai democratici. Tentenna per giorni occupando le prime pagine dei giornali, e quando il 6 giugno si decide molti si scandalizzano.
Di questo parlavamo un giorno sulla terrazza della National Gallery (proprio davanti al Capitol, sede dei due rami del Congresso), finché qualcuno mi chiese se cose simili accadessero anche in Italia. Gli detti i numeri di allora, decine di deputati e senatori che cambiavano casacca. E non dimentico le parole di Marc Fumaroli, grande intellettuale francese che era lì accanto: «Amo il trasformismo italiano, cette conception ovidienne de la politique». Un commento che riscatta e bolla ?il costume politico nostrano citando le Metamorfosi ?di Ovidio, spesso legate agli amori degli dèi ?(Dafne trasformata in alloro, Giove in toro...).
E ora? Nella XVI legislatura i voltagabbana sono stati 267, in quella in corso (la XVII) si è raggiunto il 14 ottobre il record di 300 defezioni, poi subito battuto con la formazione di “Sinistra italiana”. Questa geografia variabile è endemica in Italia al punto che la consideriamo normale. Ma a ispirarla non è la passione amorosa, né Ovidio: è una legge elettorale che deresponsabilizza gli eletti e gli elettori, consegnando nelle mani di capipartito-capopolo la confezione di liste bloccate. Crescono le metamorfosi negoziate (il 48% ?dei transfughi della XVI legislatura è stato ricandidato), muore la democrazia rappresentativa.
E si moltiplicano, ultima beffa, i richiami alla disciplina ?di partito: l’art. 67 della Costituzione («Ogni membro ?del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita la sua funzione senza vincolo di mandato») serve per cambiar casacca, non per dare libertà di coscienza nel voto in aula.