Guerre, immigrati, Africa. E il seggio all’Onu. Parla il ministro degli Esteri. Che dice: se finiscono i conflitti per noi si apre un grande business

«Dobbiamo promuovere attivamente la nostra partecipazione alla coalizione anti Daesh (Stato Islamico) o agli eventuali interventi per aiutare la stabilizzazione in Libia». Lo dice il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un'intervista che apparirà su “l'Espresso” in edicola da domani e online su E+.

Anche perché è nel nostro interesse. «Un Mediterraneo libero dalle crisi», aggiunge il ministro, «rappresenta per l'Italia una straordinaria opportunità economica, commerciale e di sviluppo. L'Italia è al quarto posto, dopo Stati Uniti, Germania e Cina, come partner commerciale dei Paesi aggregati del Mediterraneo e talvolta davanti alle crisi noi tendiamo a dimenticare questa straordinaria opportunità che abbiamo per conseguire i nostri obiettivi».
Se il ministro immagina  un impegno anti Stato Islamico  in Libia, esclude però un intervento militare diretto: «La stabilizzazione della Libia si ottiene solo ed esclusivamente partendo da un accordo tra i libici al quale seguiranno le iniziative della comunità internazionale per aiutare il processo. Non esiste un piano B».

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Quanto al rinnovato interesse verso l'Africa, il ministro ha confermato che l'Italia vuole alzare i finanziamenti alla cooperazione dei Paesi in via di sviluppo: «Una cifra che non ci farà più stare fra gli ultimi del G7 in materia e che gradualmente si avvicinerà allo 0,3 per cento del Pil». Gentiloni ha infine spiegato la strategia dell'Italia per entrare nel 2017 nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite come membro non permanente:  «Il nostro valore aggiunto è la capacità di dialogare con tutti».

L'intervista integrale sull'Espresso in edicola venerdì e online su E+