Il rallentamento dell'economia e la minaccia dell’Isis fanno da cupo sfondo a un anno decisivo per il presidente del consiglio italiano. Così lo vede il Financial Times

Matteo Renzi
Per celebrare l’imminente biennio che sta per compiere come capo del governo italiano, Matteo Renzi ha scelto di presentare i risultati ottenuti in questo periodo attraverso una serie di diapositive. Una presentazione autocelebrativa  che sembra suggerire che gli italiani abbiano molti buoni motivi  per rallegrarsi: la disoccupazione  è calata; l’economia è cresciuta; le tasse sono diminuite; gli investimenti stranieri sono aumentati. Ma le slide di Renzi nascondono con cura la più amara verità che la fortuna sembra avergli voltato le spalle.

Il quarantunenne premier che è andato al potere sull'onda dell'ottimismo e della buona volontà, come il leader più forte in Italia dai tempi di Silvio Berlusconi, deve ora fare i conti con i problemi in casa propria e all'estero. Problemi che minacciano di travolgere la sua amministrazione.

Venerdì scorso, i dati dell’Istat hanno mostrato che  l' economia è cresciuta di appena lo 0,1 per cento nel quarto trimestre del 2015. E hanno adombrato la preoccupante prospettiva che la fragile e lenta ripresa italiana non lasci ancora intravedere quell’accelerazione prevista dalla maggior parte degli economisti, ma c’è il rischio che la crescita rallenti di nuovo. Nel frattempo, le banche italiane sono state tra le più colpite dalla recente bufera che ha travolto  il mercato globale, scatenando i timori che il paese potrebbe essere vulnerabile di fronte a una nuova crisi finanziaria.

E non è tutto: l'Italia sta affrontando il dilemma strategico su come rispondere alla crescente minaccia dell'Isis, che incombe a sole duecento miglia dall'isola siciliana di Lampedusa. I suoi rapporti strategici e commerciali con l'Egitto, che Renzi ha faticato molto a costruire,  sono stati messi a repentaglio dal misterioso omicidio di un ricercatore italiano che stava studiando le attività dei sindacati al Cairo.

Renzi è noto per essere un politico agile e capace, ma questi venti contrari, nel corso di un anno cruciale per il governo italiano, potrebbero creare una situazione più cupa di quanto previsto da tanti.

Se i dati economici continueranno a deludere, questo potrebbe compromettere il successo del Partito democratico alle elezioni municipali che si svolgeranno nel prossimo mese di  giugno, quando andranno al voto le più grandi città italiane. Col rischio, inoltre, di far perdere a Renzi anche il referendum, previsto il prossimo autunno, sullo snellimento dell’attività parlamentare attraverso la riduzione dei poteri del Senato: una consultazione sulla quale il premier italiano ha puntato tutte le sue carte minacciando le dimissioni se la sua riforma non sarà confermata dal voto espresso dai cittadini.   

Renzi non ammetterebbe mai di  essere sotto assedio, ma il suo istinto di autoconservazione già si sta manifestando. Ha   assunto un tono molto più duro nei confronti di Bruxelles e di Berlino, accusando Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, e la cancelliera tedesca  Angela Merkel, di spingere l'Europa tra le braccia del populismo. Il suo ultimo sfogo è stato un avvertimento un po’ retorico, nel corso di un’intervista a Bloomberg la scorsa settimana, sul pericolo che l’Unione europea diventi come   "l'orchestra che suona sul Titanic", mentre la nave affonda.
 
Sul fronte interno, sembra che la polemica con Bruxelles stia giovando a Renzi. Il suo partito è salito, sia pur di poco, al 33 per cento, mentre il  Movimento Cinque Stelle è sceso di nuovo al 25 per cento, secondo una media dei sondaggi elaborata dal sito web Termometro Politico. Questo significa che probabilmente il premier italiano non smorzerà i suoi toni, ma potrebbe addirittura rincarare la dose, durante i prossimi negoziati sul bilancio con   la Commissione europea.

E’ prevedibile che farà valere più che mai  l’esigenza, da parte dell’Italia, di una  flessibilità fiscale per favorire la ripresa e garantire che il suo paese non scivoli verso la  recessione. Ma i funzionari dell'Ue, stanchi delle   suppliche italiane per ottenere più ampi margini di manovra potrebbero tirarsi indietro, considerato che la debolezza dell’economia  ha reso ancora più difficile per l'Italia il raggiungimento dei suoi obiettivi di bilancio. Col rischio che la prossima primavera si arrivi a uno scontro in piena regola.

Quando Renzi è entrato in carica nel febbraio del 2014, aveva l'aura di un giovane leader carismatico che intendeva rifare l'Italia. Il suo più grande successo fino ad oggi è stato senza dubbio quello di assicurare stabilità politica e credibilità internazionale a un paese abituato a un governo debole. Ma di fronte alle crescenti avversità, assomiglia di più ora a un uomo politico convenzionale e sulla difensiva, che corre il rischio, al tempo stesso, di un rigetto politico interno e di un maggiore isolamento internazionale.

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James.Politi@ft.com

(Traduzione di Mario Baccianini)