I due sono proprio amici. Roberto Giachetti e Giorgia Meloni sono due compagnoni politicamente distanti ma molto affiatati, e non è raro che finiscano alla stessa tavola a condividere lo stesso gusto per una certa goliardia.
Proprio prima dell’estate, prima della cacciata di Ignazio Marino, su una terrazza a piazza Farnese li avreste potuti vedere darsi di gomito: tutti e due, in un’allegra serata e stuzzicati dai commensali, si smarcavano da una possibile candidatura nel pantano romano e tutti e due si dicevano invece pronti a votare l’altro. Fortuna quindi che si sono ora candidati tutti e due, e così la tentazione dovrebbe svanire.
Sono amici, Meloni e Giachetti, e non ne fanno mistero. «Io non posso immaginare una politica dove se ho un’amicizia con una persona, solo perché politicamente la pensiamo diversamente, io debba sfigurare quel sentimento», ha detto anche a Repubblica il vicepresidente della Camera e candidato del Pd alle prossime elezioni romane: «Poi è chiaro, e potete verificarlo se ci sarà un confronto, che io e Giorgia siamo uno al polo nord e lei al polo sud». Quella sera in terrazza, poi, a fare da collante c’era pure l’antipatia di entrambi - anzi più forte per il renzianissimo Giachetti - per Marino, con la sua citatissima Panda.
Meloni è una che può risultare simpatica. Alla mano con i cronisti, risponde sempre al telefono. Ascolta Guccini («l’arte è arte», dice), colleziona angioletti («ne ho più di trecento») e sta sempre al gioco. Esattamente come Giachetti, per dire, Meloni è uno degli ospiti più ricorrenti di Un giorno da pecora, storico programma di Radio2 certo non ingessato, e ha anche sostituito alla conduzione, per alcune puntate, l’intervistatore per eccellenza Claudio Sabelli Fioretti.
Per l’occasione Meloni ha rispolverato l’esperienza radiofonica fatta ai tempi del ministero, quando il più giovane ministro di sempre aveva dotato il suo dipartimento della Gioventù di un’apposita web radio, e conduceva un giovanissimo programma tra musica e politica insieme al giornalista Pierluigi Diaco. Una volta intervenne ospite anche Silvio Berlusconi (
qui il link all'audio originale) e i due gli fecero lanciare un disco nei panni di dj. Il brano scelto era Vita spericolata: «Che è perfetta per lei presidente, eh», lo incoraggiò Diaco, «più spericolato di lei in Italia non c’è nessuno».
Oggi i miei amici di Un giorno da pecora mi hanno fatto uno splendido regalo: in trasmissione Roberto Vecchioni ha cantato per me tanti auguri.Grazie
Pubblicato da Giorgia Meloni su Giovedì 15 gennaio 2015
La vita di Meloni è piena di note pop. Ha fatto anche la baby sitter alla figlia di Rosario Fiorello, Olivia («Era facilissimo, era così educata»), quando era ancora una militante del Fronte della Gioventù ma non molto tempo prima che cominciasse la carriera nelle istituzioni, iniziata nel 1998, a 21 anni, dal consiglio provinciale di Roma. Da Fiorello andò anche ospite allo show su Sky: «Sua mamma dice che una volta dette fuoco alla cucina», le chiese il conduttore, «è lì che cominciò la sua passione per la Fiamma?». Risate.
Giorgia Meloni sono anni che viene data per candidata a tutto. A Roma, a scorrere i retroscena degli ultimi anni, sarebbe dovuta già esser sindaco almeno un paio di volte. Ma vuoi per Alemanno, vuoi perché a un certo punto aveva pensato di fare il leader dell’intero centrodestra, il momento è arrivato adesso. Con la sfida a Guido Bertolaso lanciata dall’asciutto comunicato di Fratelli d’Italia il cui ufficio di presidenza «si è detto favorevole alla candidatura di Giorgia Meloni a sindaco di Roma». «È evidente», è il tentativo di resistenza dell’ex capo della Protezione civili, «che sono finito in mezzo a una lotta per la leadership del centrodestra alle prossime elezioni nazionali». «Che si faccia da parte», è però il succo di quanto pensano dalle parti di Meloni, eccitati per l'assist ricevuto con la storia della mamma che non può fare il sindaco: «Con lui sarebbe un suicidio».
Non va sottovalutata, Meloni, anche perché in città, con i partiti al minimo è una delle poche ad avere ancora truppe fidate. Più che di voti (Fratelli d’Italia alle ultime comunali prese il 5,9 per cento, non molto, ma Forza Italia era ancora al 19) parliamo di militanti, di camerati. Di quel che resta dei giovani di Alleanza Nazionale - che a Roma sono tutti fan di Giorgia Meloni e organizzano ogni anno il festival Atreju - e della rete di Fabio Rampelli, capogruppo alla Camera e storico leader della sezione nera di Colle Oppio e della componente di cui forse conoscete il simbolo, il gabbiano stilizzato che si vede spesso sui manifesti appesi un po’ dove capita, secondo tradizione elettorale romana.
Ed è proprio questa rete però anche il punto debole di Meloni - molto più grave dell’amicizia con Giachetti - perché riporta alla mente l’esperienza non proprio felice, per la città, avuta con Gianni Alemanno. Sempre del mondo missino stiamo parlando, e parentopoli è ancora fresca. Anche se Meloni si vanta di averlo cacciato dal suo movimento, a Gianni, e in più occasioni gli ha rinfacciato di «esser stato un pessimo sindaco».