Politica
20 giugno, 2016

La "valanga grillina" investe Roma e Torino

Il Movimento festeggia i risultati di Raggi e Appendino che ha sconfitto Fassino. In casa Pd si cerca di minimizzare il risultato della Capitale

Tutto previsto. Gli staff della comunicazione distribuiscono con ostentata confidenza, un’ora prima della chiusura dei seggi, le loro proiezioni. I 5 stelle sono avanti a Roma, com'è ovvio, ma soprattutto a Torino. E questa è un po’ una sorpresa. Una piacevole sorpresa, almeno a giudicare dal sorriso più che compiaciuto che Rocco Casalino, capo comunicazione del Movimento, si tiene stampato sulla faccia per tutta la serata. Felice di quella che il forzista Paolo Romani chiama «valanga grillina», finita addosso a Matteo Renzi, determinato però a tener separato il voto amministrativo dal governo e a concentrarsi semmai sul risultato di Milano, dove Sala sembra davanti a Parisi. Il boato però arriva, letteralmente, dalla terrazza del comitato elettorale di Virginia Raggi, lì i deputati, gli staff e alcuni militanti del Movimento guardano la maratona di Enrico Mentana, proiettata sul muro neanche fosse una partita degli europei. Un boato per ogni proiezione su Torino, un applauso per quelle più che previste di Roma.
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Dietro a Virginia Raggi, per le prime dichiarazioni da sindaco in conferenza stampa, è pronta dal pomeriggio una panoramica della Roma monumentale, con il Vittoriano e il Campidoglio. È già sindaco, tutto previsto. Non si vede ancora la funivia, ma forse è solo questione di tempo. Perché come deve dire Roberto Giachetti, appena mezz'ora dopo la chiusura dei seggi, «pare evidente che Roma avrà un sindaco 5 stelle». «Con noi si apre una nuova era», dice Raggi, «voglio mettere un punto ai vili attacchi ricevuti».

 
Nel Pd si parla ora di «missione impossibile» (testuale Benedetto Della Vedova), anche per minimizzare il risultato di Giachetti che ricorda, a percentuali invertite, quello tra Marino e Alemanno del 2013. Il sindaco poi cacciato, vinse infatti con il 63,93 per cento, quasi 665mila voti, 154mila in più di quelli presi al primo turno. Raggi ha fatto persino meglio, lanciata oltre il 67 con un’affluenza al secondo turno poco oltre il 50 per cento, 5 punti in più del 2013. E può giganteggiare Alessandro Di Battista: «Dico ai cittadini romani che non ci hanno votato di sostenerci, anche loro, quando aggrediremo le sacche di potere di questa città».
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L’idea, alla fine, è che le polemiche degli ultimi giorni abbiano addirittura rafforzato la candidata. Così come «la costosissima e insultante campagna di Fassino», dice il senatore Nicola Morra, ha favorito Chiara Appendino. Tanto lo scontro elettorale è come se fosse tra due tifoserie, e i 5 stelle questo lo sanno meglio di tutti. Però hanno fatto male, gli attacchi del Pd, i titoli di Repubblica sulla notizia, poi smentita, del fascicolo aperto in procura per la vicenda della Asl di Civitavecchia. Hanno fatto male perché sono un antipasto di quello che li attende nei prossimi mesi: «E fortuna», dice ancora Di Battista, «che noi abbiamo i nostri strumenti di contro informazione».
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Saranno vittime, si può notare, della loro stessa strategia, ormai diventata patrimonio comune della politica. Hai voluto una politica dove contano più gli scontrini che le delibere? Ora toccherà stare molto attenti alle note spese, alle consulenze, alle certificazioni. Soprattutto gli uffici stampa dei 5 stelle, sanno che ha ragione l’ex consigliere comunale di Sinistra Italiana, Gianluca Peciola: «Trattati con la stessa moneta con cui, insieme al pd, avete infangato Marino. “Cara” Raggi, il giustizialismo è un animale mai sazio e alimentarlo è pericoloso».
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«Lo tsunami 5 stelle si abbatterà su Roma», è la dichiarazione euforica e scivolosa di Paola Taverna. Ma così, comunque, il Movimento 5 stelle diventa grande. Soffrendo una supposta «macchina del fango» che tante volte ha cavalcato - con Luigi Di Maio che invita oggi a boicottare Repubblica e Messaggero, incurante del numero di bufale messe in circolo dal network del web pentastellato. Diventa grande però, perché Roma non è Parma e neanche Livorno. Mai i 5 stelle sono stati chiamati ad un compito così. Amministrare la Capitale è un’altra cosa, e non è un caso che, prima del vento toscano, dal Campidoglio fosse normale partire per le scalate alla politica nazionale. Veltroni, Rutelli. Anche il piano di Marino era quello.
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Ha dunque senso dire che oggi la politica italiana cambia, come fanno molti commentatori, come fanno i deputati del Movimento nelle prime dichiarazioni, a spoglio ancora in corsa. Cambia, con i 5 stelle che dovranno dimostrare di non esser 5 meteore, buone solo per l’opposizione. «Per i 5 stelle si apre la sfida del governo», dice anche Maurizio Lupi. Una delle date che segnano la nascita della Seconda Repubblica è il 23 novembre 1993, quando Berlusconi da Casalecchio di Reno disse «se abitassi a Roma, voterei per Fini». «Il segretario del Msi», disse il Cavaliere pronto alla discesa in campo, «rappresenta bene i valori del blocco moderato nei quali io credo: il libero mercato, la libera iniziativa, la libertà d’impresa. Insomma, il liberismo».
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Pochi giorni dopo ci sarebbe stato il ballottaggio con un ex Radicale, Francesco Rutelli, però vincente. Giachetti, invece, ha perso.  E Virginia Raggi può dire: «È un momento storico, per la prima volta Roma ha un sindaco donna. Questo cambiamento è fondamentale, lo dobbiamo al Movimento 5 stelle, a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio».

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