Poiché lottare contro la violenza sulle donne è una “priorità del governo”, e ai femminicidi “non possiamo e non vogliamo abituarci”, è in arrivo una “cabina di regia interistituzionale” la cui prima riunione per promuovere “ulteriori risposte concrete” si terrà a brevissimo: l'8 settembre, tra trentacinque giorni. L'annuncio è di Maria Elena Boschi, ministra delle riforme con delega alle Pari opportunità. Mossa si suppone dovuta alla bruciante urgenza, dopo gli ennesimi due femminicidi di Lucca e Caserta che fanno salire a 76 le vittime nel 2016 (il dato del Viminale sui primi sei mesi era 74). Servirebbe a dire che le istituzioni si mobilitano. Appare invece più che altro il segno dei tempi. Cambiati.
Dopo un paio d'estati vissute furiosamente il renzismo s'acquieta. Consente che lo stop del Parlamento sia qualche giorno più lungo persino della sua media: 40 giorni, stavolta. Generalmente attende. Rimanda i dossier più scivolosi, a settembre almeno: dopo il referendum ancora meglio, se si riesce. La tendenza s'è chiaramente appalesata una quindicina di giorni fa, quando il reato di tortura è stato lanciato verso un rinvio senza data precisa, per la gioia degli alfaniani (e lo scorno del Pd). Tra Camera e Senato è tutto un sospeso: il ddl concorrenza, quello della riforma dei partiti, le primarie per legge, la liberalizzazione della cannabis. La riforma del processo penale ha fatto appena in tempo ad arrivare in Aula al Senato: se ne riparlerà a settembre, e già questo è considerato un successo.
Della riforma delle adozioni, quello sbandieratissimo da Renzi a febbraio per rimediare allo stralcio della stepchild adoption, s'è persa persino la sensazione, figurarsi il resto. Da aprile a fine luglio, la commissione Giustizia della Camera ha svolto una Indagine conoscitiva così approfondita che soltanto la lista degli auditi occupa tre pagine: tra essi, la ministra Boschi, che ha fra l'altro assicurato - giusto sempre per settembre – una riunione della Commissione per le adozioni internazionali (la prima, peraltro, dal giugno 2014).
Il temone dei diritti civili, del resto, s'è naturalmente prosciugato con la faticosissima approvazione delle unioni civili. In commissione Giustizia al Senato, continuano a giacere – nonostante le buone intenzioni - il ddl di contrasto all'omofobia, così come quello sul cognome materno. Sono in buona compagnia, del resto. L'ultimo ordine del giorno prima della pausa estiva ha tredici punti all'ordine del giorno, per un totale di circa una sessantina di disegni di legge: praticamente un programma-monstre. Purché non si dica che la politica si disinteressa, si fanno liste di buone intenzioni. In attesa di scavallare Ferragosto.