Elevata l’affluenza dei votanti alle urne, quasi tutti favorevoli all’autonomia. Problemi con le voting machine volute da Maroni. Entusiasti i due governatori e il segretario della Lega Salvini, che lancia la sfida: «Ora andiamo a governare». Ma dal governo arrivano i primi paletti, Martina: «Non discuteremo di materie fiscali»

Zaia e Maroni sono entusiasti: i risultati usciti dalle urne - e dai tablet - del referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto sono migliori di quelli che si auspicavano alla vigilia del voto.

In Veneto è stato abbondantemente superato il quorum, con un affluenza complessiva del 57 per cento. In Lombardia, dove non si doveva recare alle urne più della metà degli aventi diritto al voto, l’affluenza è stata del 39 per cento. Una percentuale comunque superiore a quella desiderata dal governatore Maroni, che si sarebbe “accontentato” del 34 per cento raggiunto nel 2001 in occasione del referendum sulla riforma del Titolo V. Il 98,1 per cento dei veneti ha votato a favore di una maggiore autonomia, quasi un plebiscito. In Lombardia, dove per la prima volta il voto è stato elettronico, il dato è leggermente inferiore: “solo” il 95,7 per cento ha cliccato sì sui tablet.

Flop del voto elettronico. I tablet utilizzati in Lombardia hanno avuto qualche problema al momento della distribuzione dei risultati. Gli scrutatori sono stati bloccati nei seggi fino a notte fonda. A Milano molti presidenti dei seggi hanno minacciato di andarsene prima della conclusione delle operazioni: «Può essere che un tablet che dovrebbe snellire i processi invece li ha evidentemente appesantiti?» ha dichiarato Federico Palazzotto, segretario del seggio di una scuola della zona Turro a Milano. A dodici ore dalla chiusura dei seggi i risultati definitivi ancora non sono stati resi noti.

Già durante la giornata di domenica i dati parziali sull’affluenza ai seggi sono stati forniti con più di un’ora di ritardo. Per i primi dati definitivi si è dovuto attendere più che in Veneto (dove invece è avvenuto un attacco degli hacker ai server della regione che ha rallentato le operazioni, ndr), regione in cui si è votato come da tradizione con scheda di carta e matita copiativa: il primo risultato è stato fornito alle 00.45, a quasi due ore dalla chiusura dei seggi. Mancavano inoltre riferimenti all’affluenza definitiva. «Non abbiamo avuto nessun problema. Anzi, abbiamo dimostrato che il voto elettronico è affidabile e sicuro» ha dribblato le polemiche Maroni, che afferma di aver proposto al ministro dell’Interno Marco Minniti «di utilizzare nuovamente i tablet alle prossime elezioni».

LE REAZIONI
«Abbiamo fatto la storia» ha dichiarato il governatore veneto Zaia, entusiasta per il risultato uscito dalle urne. «Questo referendum non è una buffonata, né una pagliacciata. Più di 2 milioni di persone si sono recate alle urne» afferma il governatore leghista, sottolineando che «questa chiamata di popolo è stata trasversale, ha coinvolto tutti i partiti politici. E quelli che ieri invocavano le dimissioni del sottoscritto nel caso di mancato quorum, adesso si stanno intestando la vittoria». Zaia parla poi dell’inizio di una nuova «stagione di referendum»: «Ci candidiamo ad essere laboratorio per l’autonomia nel rispetto della Costituzione. Non vogliamo dichiarare guerra al governo centrale, ma applicare le norme presenti nel titolo V della Costituzione. Chiederemo le 23 competenze che vi sono elencate, e soprattutto il federalismo fiscale: i 9/10 delle tasse pagate dai veneti devono rimanere nella regione».

«Non vado a Roma da solo, ma con il supporto di 3 milioni cittadini lombardi» ha dichiarato raggiante il governatore della Lombardia Roberto Maroni. «Porterò con me una squadra di persone che rappresentano la Regione, il mondo delle imprese, delle università, i sindaci. Anche quelli del Pd che si sono schierati per il sì» continua Maroni, sottolineando l’appoggio tripartisan (Lega e Forza Italia, M5s e Pd) alla richiesta di maggiore autonomia: «Tratteremo insieme, con maggiore forza. Fra due settimane saremo pronti ad inviare una richiesta formale al presidente Gentiloni». Maroni ricorda poi che «il risultato del referendum non cambia i rapporti politici nel centrodestra e non è in conflitto con la linea politica di Matteo Salvini».

Anche il segretario della Lega ha commentato il voto. «Più di 5 milioni di persone oggi hanno votato per il cambiamento: noi tutti vogliamo meno sprechi, meno tasse, meno burocrazia, meno vincoli dello Stato e dell'Unione Europea, più efficienza, più lavoro e più sicurezza» scrive Salvini in un post su Facebook. «È una vittoria non solo della Lega ma soprattutto del popolo, alla faccia di Renzi che da coniglio invitava a starsene a casa. Da domani lavorerò perché anche i cittadini delle altre regioni che già me lo hanno chiesto, dalla Puglia al Piemonte, dal Lazio alla Toscana, possano fare la stessa scelta di efficienza e di libertà» conclude il leader del Carroccio. 

Gli alleati della Lega Nord hanno invece reazioni contrastanti. Critica Giorgia Meloni: «È eviodente che i quesiti referendari non hanno affascinato i 14 milioni di cittadini chiamati al voto. Meno della metà di loro si è recata ai seggi, respingendo di fatto questa impostazione plebiscitaria. I cittadini erano di fronte a un questito tipo "vuoi essere più ricco?". Non so quanto bisognasse andare a votare» afferma la leader di Fratelli d’Italia. «Riconosco ai promotori di aver posto il problema, ma per me non era una priorità e i dati dicono che non ero l’unica a pensarlo». Poi aggiunge che «l’autonomia va bene se non è fatta contro qualcun altro», e «il problema si affronta rendendo lo Stato efficiente perchè resta il fatto che siamo più forti uniti che divisi».

Una lettura differente arriva dall'altro alleato della Lega, Forza Italia. «I referendum sono stati le prove generali del voto per le politiche. Oggi in molti provano a salire sul carro del vincitore, ma i sostenitori di questa consultazione sono Forza Italia e la Lega Nord. Ora, dal punto di vista elettorale, aspettiamo il prossimo appuntamento della Sicilia» ha diciarato Francesco Paolo Sisto. Il deputato forzista si sofferma anche sulle divergenze tra alleati: «Stare in coalizione non significa dire sempre le stesse cose. Anzi, sarebbe un guaio se ci fosse totale identità di contenuti, l'importante è che le differenze siano compatibili e tutte attrattive in un progetto nell'interesse del Paese».

Anche il Movimento 5 stelle esulta per il risultato del referendum, ma polemizza con il governatore Maroni. «L'affluenza in Lombardia è sopra le aspettative nonostante la strumentalizzazione di Maroni» afferma il consigliere regionale pentastellato Stefano Buffagni. «L’atteggiamento scorretto di tutta la Lega Nord ha scoraggiato molti cittadini che per mesi hanno sentito parlare di residuo fiscale, che con questo referendum non c’entra niente. Noi siamo stati l’unica forza politica che ha informato. Grazie al M5S» continua Buffagni «si è votato con il voto e elettronico e su un quesito costituzionale. Ora bisogna dare immediatamente seguito a volontà dei cittadini e aprire con il governo la trattava sulle competenze come prevede l’iter costituzionale».

Sia Zaia che Maroni, investiti dal mandato popolare, inizieranno a trattare con il governo. Ma da Palazzo Chigi già arrivano i primi paletti. «Le materie fiscali, e anche altre, come la sicurezza, non sono e non possono essere materia di trattativa né con il Veneto, né con la Lombardia e neanche con l’Emilia Romagna che ha avviato un’interlocuzione con il governo senza passare dal referendum» ha dichiarato il ministro delle politiche agricole e vicesegretario del Pd Maurizio Martina. «Il dato del Veneto è un messaggio chiaro, è un mandato degli elettori, di cui ho grande rispetto, ad aprire una trattativa» continua Martina «ma per quanto riguarda la Lombardia parlerei al contrario di una sconfitta. Nello specifico, di una sconfitta di Maroni».

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