In almeno cinque Paesi  si voterà in piena estate per le elezioni generali. Da noi invece non è mai successo. Ci siamo andati solo vicini. Era il 1983: nelle elezioni del 26 e il 27 giugno nacque il primo Governo Craxi

Una delle possibilità che ha messo in campo il Capo dello Stato Mattarella è stato quello delle possibili elezioni in piena estate. Gli italiani in rete si stanno sfogando e ironizzano su una tale eventualità, inconsueta per un popolo che ama molto passare il tempo al mare in quel periodo. Ma non saremmo certi gli unici che andrebbero a votare a luglio quest'anno: ben quattro Paesi lo faranno sicuramente, e forse anche un quinto. Sarebbe però la prima volta che accade nella storia repubblicana d'Italia. L'unico precedente che possa vagamente essere assimilato a una simile situazione è del 1983. Si votò a fine giugno, in due giornate: domenica 26 e domenica 27. Poco più di due settimane prima dell'8 luglio, data in cui forse torneremo a votare nel 2018.

Quelle elezioni furono uno spartiacque per la politica italiana. Il voto segnò l'ascesa di Bettino Craxi alla guida del Paese e la fine definitiva di una prospettiva di governo che vedesse partecipe il Pci di Enrico Berlinguer.
Elezioni
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Le elezioni estive nel mondo

La rete sta già mostrando il proprio disappunto per il voto estivo. Ma forse siamo troppo viziati e non consideriamo quanto avverrà nel mondo proprio a luglio.

Il 1°luglio, infatti, il Messico decide il proprio destino, con il candidato di sinistra Andres Manuel Lopez Obrador (detto Amlo) favorito per diventare Presidente. Il 15 luglio si vota anche in Pakistan, il cui ex primo ministro Nawaz Sharif è stato travolto dalla scandalo Panama Papers. Il 29 luglio sono state fissate le elezioni generali anche in Cambogia, dove Hun Sen, al potere da 32 anni, non sembra mollerà la presa, e in un Mali ancora travolto dalla guerra civile. 

Infine, anche nello Zimbabwe "orfano" di Robert Mugabe si dovrebbe andare a votare a luglio. La data però non è stata ancora fissata.

Insomma, noi ce ne vorremmo andare tutti al mare, come invitava a fare Craxi in occasione del referendum che voleva ripristinare la scala mobile da lui abolita, dimenticandoci di altri sventurati (a volte molto più sventurati di noi) che si recheranno alle urne sotto il sole cocente (o sotto piogge torrenziali, come in Cambogia e Pakistan).

La storia delle elezioni anticipate del 1983

Il 2 dicembre 1982 si insedia il governo Fanfani V. Era nato a seguito di quella che è passata alla storia come la “lite delle comari” all'interno del governo Spadolini II. Il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta (Dc) e il ministro delle Finanze Rino Formica (Psi) si erano insultati di santa ragione, sia dal vivo che attraverso i giornali, per via della fine dell'acquisto automatico dei buoni del Ministero del Tesoro non assorbiti dal mercato da parte della Banca d'Italia. Andreatta è stato un fautore storico di questo processo, che portò a un'effettiva indipendenza di Bankitalia dal governo italiano. Formica, in considerazione dei problemi di finanziamento della spesa pubblica che la decisione comportava, proponeva di continuare a saldare i debiti del Tesoro attraverso Palazzo Koch. Per la cronaca, fu la linea Andreatta a prevalere (come spiegò lui stesso in un articolo sul Sole24Ore); ma la lite fu così forte che Giovanni Spadolini (primo non democristiano a guidare un governo italiano) fu costretto a dimettersi. "Hai in mente il nazionalsocialismo", "Commercialista di Bari con propositi che sono un insulto all'intelligenza", "Abbiamo una comare come Lord dello Scacchiere", furono i simpatici rimproveri che i due si rivolsero. Forse però, persino meno impetuosi di quelli che si sentono oggi tra politici. 

Amintore Fanfani diventò titolare di Palazzo Chigi per la quinta volta ed ebbe il buon senso di escludere proprio Andreatta e Formica dal suo nuovo governo. Ma ciò non garantì lunga vita all'esecutivo. Le tensioni interne rimasero alte. E Bettino Craxi si convinse che il Psi era ormai pronto per diventare protagonista nella politica italiana; ordinò dunque ai suoi parlamentari la sfiducia al governo Fanfani V, che cadde il 29 aprile 1983. Sandro Pertini convoca le elezioni anticipate a fine giugno.

Dopo le elezioni la Dc, ancora primo partito ma in forte calo, concede al segretario del Psi, Craxi, di diventare Presidente del Consiglio. Il governo Craxi I è ancora oggi ricordato, oltre alle importanti decisioni prese (ad esempio, l'abolizione della scala mobile) per essere stato tra i più longevi che abbiamo mai avuto; il terzo, dietro ai Berlusconi II e IV e davanti al governo Renzi. Nacque il 4 agosto 1983. Craxi decise definitivamente che per il Psi la strada giusta era il pentapartito e non un'alleanza di sinistra con Berlinguer, che pure lo corteggiava.

La storia ricorderà Fanfani anche per aver guidato il governo più breve della storia repubblicana italiana; il governo Fanfani I durò 23 giorni. Fu sfiduciato appena si presentò alle Camere; uno scenario che potrebbe ripetersi nel 2018 con "l'esecutivo di tregua" che Mattarella sta immaginando.