Cosa potrebbe e dovrebbe fare il futuro segretario del Partito democratico? L’Espresso ha chiesto a quattro intellettuali di scrivere una lettera. Ecco la missiva del direttore del Mulino

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Vorrei che il Pd cominciasse a fare opposizione sul serio. Avrebbe solo l’imbarazzo della scelta. C’è la politica economica di questo governo, che non esiste, se non nella forma di provvedimenti il cui scopo è premiare gli amici e punire i nemici, puntando al consenso facile e di breve periodo. C’è la gestione dell’immigrazione, che deve essere governata con mano ferma sia per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani sia per la tutela dell’ordine pubblico. Meno accordi opachi con satrapi d’oltremare e più cultura dell’accoglienza, ma non possiamo accettare che il rapporto con loro sia lasciato a chi lo concepisce solo come dominio e sfruttamento. Perché quel che diamo a loro oggi ci verrà restituito domani, in una repubblica democratica in cui non conterà più il colore della pelle, ma quello che puoi fare per rendere ciascuno orgoglioso del proprio Paese, in casa e fuori.

Ci sono poi le politiche del lavoro su cui riflettere seriamente. Non si compete solo sulla flessibilità, ma anche sulla coesione: tra i lavoratori, tra le aziende, tra i territori. Chi sa cooperare equamente, e nel mutuo vantaggio, è più forte, e sopporta meglio le difficoltà. Per ogni anello delle “catene del valore” ci sono diverse persone che lavorano, e un partito come il Pd deve prendersi cura di pari diritti e di eque opportunità e non solo di produttività. Ci sono le scuole statali e il servizio sanitario da difendere, perché istruzione e salute sono presupposti indispensabili di una cittadinanza libera e consapevole.

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Caro Pd, ti scrivo: invia il tuo messaggio al prossimo segretario dem
14/2/2019
Non serve lamentarsi dell’ignoranza degli elettori quando tu per primo non hai fatto nulla per resistere ai tentativi delle destre di tagliare la spesa proprio in quei luoghi dove c’era bisogno di aumentarla riqualificandola, coniugando efficienza e equità in modo che le prospettive dei meno avvantaggiati fossero migliori.

Insomma vorrei un partito che non cerchi di riproporre formule fallimentari, come la Terza Via, e che invece abbia il coraggio di rivendicare i simboli e i principi del socialismo democratico. Questo vuol dire anche un partito internazionalista, che si batta fianco a fianco dei socialisti e democratici degli altri Paesi europei per un nuovo patto di solidarietà tra i popoli dell’Unione.

Un sogno? Può darsi, ma è dal “sogno di una cosa” che si parte per cambiare la società - come aveva capito il giovane Marx - perché se non hai il senso della possibilità è difficile che tu riesca a migliorare la realtà.