Dodici mesi dopo l'affermazione elettorale del Carroccio, in molte città del Lazio i sindaci leghisti sono in balia delle proprie maggioranze. E così la "rivoluzione del buon senso" si è fermata alla "presa della poltrona"

Matteo Salvini con Alessandro Coppola, sindaco di Nettuno
È passato appena un anno da quando la Lega di Matteo Salvini ha fatto il pienone alle elezioni. Europee e amministrative, due tornate elettorali in contemporanea, in cui il Carroccio trainato dall’allora ministro dell’Interno superava il 30 per cento, mandando una folta truppa di europarlamentari a Bruxelles. E soprattutto insediava sindaci, spesso con maggioranze solidissime, da Nord a Sud: un'occasione d'oro per applicare la "rivoluzione del buon senso" della Lega, a partire dalle amministrazioni più vicine ai cittadini. Ma dodici mesi dopo, cosa rimane di quella vittoria?
 
Potrebbero raccontarlo i quasi 200mila abitanti di cinque comuni nel Lazio - Anzio, Nettuno, Ciampino, Civita Castellana e Civitavecchia - con una giunta di centrodestra e un sindaco leghista. E racconterebbero di un anno di risse, litigi, ripicche e rimpasti. Tutti dettati dalla fame di una poltrona in giunta o di una carica nel consiglio di amministrazione di qualche società partecipata. E con un minimo comune denominatore: la mancanza di un collante politico tra i candidati, che si sono accodati al Carroccio di Salvini non tanto per la condivisione di un progetto comune, quanto per la facilità con cui avrebbero raggiunto l’elezione grazie ai voti della Lega.
 
L’AIUTINO GIALLOROSSO
Partiamo dal comune più popoloso: Anzio, sul litorale pontino, a una sessantina di chilometri da Roma. I suoi 61mila abitanti lo scorso anno hanno eletto un politico di lungo corso: Candido De Angelis, già sindaco dal 1998 al 2008, quando lasciò la carica per diventare senatore per una legislatura nelle file del Popolo delle Libertà, in quota Alleanza Nazionale. Nel 2018 diventa sindaco di Anzio per la terza volta: vince al primo turno, con il 55 per cento e il quadruplo dei voti rispetto al contendente meno distaccato. Una vittoria a mani basse che si traduce in una maggioranza solidissima, che riunisce tutto il centrodestra e alcune liste civiche, con 18 consiglieri (su un totale di 24), a cui poi si unisce l’appoggio della consigliera eletta nel Pd e poi passata a Italia Viva.
 
A volte però le maggioranze schiaccianti non bastano senza collante politico. E così la scorsa settimana il consiglio comunale stava per essere sciolto per il mancato raggiungimento del numero legale. La coalizione di centrodestra è spaccata: c’è chi chiede un posto in giunta, chi un incarico istituzionale, chi è rimasto insoddisfatto dalle scelte di De Angelis. Come quelle per il consiglio di amministrazione della Capo d'Anzio, società partecipata dal comune che gestisce il porto cittadino. «Il sindaco ha nominato tutte persone a lui molto legate, tra cui Ernesto Monti (ex vicepresidente del Gruppo Astaldi, ndr), scelta che ha fatto storcere qualche naso. Avrebbe potuto usare il "Manuale Cencelli", ma non l'ha fatto, né ha accontentato le richieste dei suoi consiglieri», racconta Lina Giannino, capogruppo Pd. «De Angelis ha fatto tante promesse, soprattutto ai suoi "grandi elettori": ora che non le mantiene, gli fanno la guerra».
 
E il conflitto gli stava costando caro: nell'ultimo consiglio comunale, il primo dall'inizio dell'epidemia, in molti non si sono presentati. Ma il numero legale è stato garantito da un soccorso "giallorosso": i consiglieri di LeU e del M5S sono rimasti in aula, evitando la fine della consiliatura e di fatto salvando il sindaco. Una scelta che ha sorpreso molti in città: «E pensare che quel giorno avevano presentato solo mozioni e interrogazioni comuni, niente di decisivo». Tant'è che il sindaco è salvo, per ora.
 
TUTTI SUL CARROCCIO, MA SOLO PER I VOTI
È costretto a fare i conti con gli stessi problemi Ernesto Tedesco, sindaco leghista di Civitavecchia. Una città importante nel Lazio: ospita il secondo porto crocieristico del Mediterraneo, dietro solo a quello di Barcellona. Il primo cittadino, eletto nel 2019, ha potuto contare sul sostegno di Matteo Salvini, che ha partecipato a due comizi nel corso della campagna elettorale. Tedesco si è fatto notare nelle ultime settimane per la chiusura del porto e il divieto di sbarco dei passeggeri all’inizio dell’epidemia, e per l'adesione alla campagna contro il 5G, nonostante le sperimentazioni in corso in tutte le aree portuali della penisola.
 
La sua maggioranza però sta scricchiolando: gli ultimi due consigli dei capigruppo – che devono trovare un accordo sul bilancio – sono saltati per la defezione dei rappresentanti del centrodestra. «La situazione è paradossale: ci hanno "minacciato" per settimane dicendo che, se avessimo rallentato i tempi di approvazione, ci saremmo intestati la rinuncia a un fondo regionale di 300mila euro per la riqualificazione delle spiagge», spiega Marco Piendibene, capogruppo Pd di Civitavecchia. «Noi siamo stati responsabili, ma ora è la maggioranza a fare i capricci, e tutto per un rimpasto».
 
Negli ultimi dodici mesi, il peso dei gruppi nella coalizione che sostiene Tedesco è cambiato più volte per disaccordi e diffidenze. Dovuti anche al fatto che nelle liste della Lega (ma anche di Forza Italia) sono state candidate persone storicamente vicine al Pd o al centrosinistra. Ma che, pensando che la forte avanzata di Salvini nei consensi potesse garantirgli l’elezione, hanno deciso di cambiare casacca. Scelta che ha fruttato un posto in comune. Ma subito dopo le elezioni, i consiglieri della Lega da cinque sono diventati tre, tanti quanti quelli di Forza Italia, prima erano 4. I fuoriusciti sono passati al Gruppo Misto, pur continuando a sostenere la maggioranza: ora però chiedono qualcosa in cambio per la loro fedeltà. Così come gli esponenti delle liste civiche. Il sindaco però non si decide: così l'iter per l'approvazione del bilancio rimane bloccato, con il rischio di perdere 300mila euro.
 
DIKTAT E RISSE
C’è poi Daniela Ballico, sindaca di Ciampino, a pochi chilometri da Roma, che si è vista "costretta" ad azzerare la giunta e a ritirare le deleghe. Il motivo: la squadra, dopo nemmeno un anno di consiliatura, non era più "coesa".
 
Situazione simile per il primo cittadino di Civita Castellana, Franco Caprioli. Anche lui leghista, a capo di una coalizione di centrodestra, è stato "costretto" al rimpasto. «Il sindaco è stato totalmente delegittimato e sfiduciato dalla sua stessa giunta, che sotto minaccia lo ha costretto ad accettare ogni diktat», hanno scritto in una nota congiunta i consiglieri di M5S e Pd. «si tiene in vita un'amministrazione agonizzante solo per mantenere il controllo della città».
 
Non se la passa meglio Alessandro Coppola, sindaco di Nettuno, a pochi chilometri da Anzio. Con De Angelis condivide molto: l'elezione e la comune militanza nella Lega, la partecipazione alle commemorazioni dei caduti della X Mas insieme ai gruppi neofascisti, e la guida di una coalizione composta anche da Forza Italia, Fratelli d'Italia e Udc. Ma soprattutto condivide i problemi che attraversano la coalizione di centrodestra. L'ultima riunione di maggioranza, il 1 giugno, è finita in rissa: è stato necessario l'intervento di tre volanti della polizia per calmare gli animi. Al centro di tutto cariche e deleghe da spartire. Insomma, anche qui, la "rivoluzione del buonsenso" sembra essersi fermata alla "presa della poltrona".