Questo referendum è ispirato dall’ignoranza della storia politica e costituzionale italiana e dalla oscena identificazione tra le poltrone della casta e la rappresentanza democratica della nazione. Ed esaspera gli antichi vizi aggiungendone di nuovi

camaera, montecitorio
Molto si è scritto sull’assenza d’ogni criterio costituzionale e del demagogico antiparlamentarismo che è alla base del taglio dei parlamentari su cui voteremo il 20 settembre.

Non convince per nulla il “realismo” di coloro che, pur riconoscendo l’assurdità della proposta grillina, vorrebbero affermare l’idea che la scelta d’oggi è il primo passo verso non si sa quale obiettivo. Poco si è discusso del fatto che la riduzione dei membri delle due camere esaspererà i vizi ben noti del sistema politico-parlamentare italiano.

È allora opportuno uno sguardo alla storia politico-elettorale della Repubblica per rendersi conto di come si sia sempre più accentuata la distanza tra eletti ed elettori e si sia rafforzato il potere delle caste che controllano le candidature all’interno o all’esterno dei partiti. La vicenda Casaleggio-Rousseau insegna.

Editoriale
La maschera del nuovo establishment
31/8/2020
Fino al 1992 con il sistema proporzionale con liste di partito e preferenze, il rapporto elettori-eletti era filtrato dal partito che faceva i giochi su scala circoscrizionale. A ragione si parlava allora di “partitocrazia” perché erano i vertici di partito, nazionali e locali, a dire l’ultima parola su chi doveva andare in parlamento sulla base di criteri politico-partitici o anche clientelari. Dal 1994 con il Mattarellum, nei collegi uninominali (3/4 della rappresentanza) la scelta si trasferiva essenzialmente al confronto tra candidati dei diversi partiti, con il recupero di alcuni bocciati nelle liste bloccate circoscrizionali. Con i successivi sistemi astrusi, in realtà nessuno capisce più come e dove i deputati e senatori sono eletti sulla base di algoritmi che fanno il giro d’Italia.

Il taglio dei parlamentari, ispirato all’ignoranza della storia politica e costituzionale italiana e dalla oscena identificazione tra le poltrone della casta e la rappresentanza democratica della nazione, non fa altro che esasperare gli antichi vizi partitocratici, aggiungendone di nuovi. Estremizza la distanza tra gli eletti e gli elettori con circoscrizioni talmente grandi che nessun candidato è in grado di affrontare un’onesta campagna elettorale. Affida il potere di candidatura totalmente in mano ai vertici di partito o di coalizione che sanno come e dove piazzare la persona che deve riuscire. Mette in mano di chi dispone di risorse finanziarie e mediatiche il potere di raggiungere centinaia di migliaia se non milioni di elettori nelle grandi aree in cui è candidato. E avvilisce la democrazia parlamentare di un paese pluralista per storia, territori e culture politiche.

Il manifesto
Le Sardine: "Il taglio dei parlamentari rende i forti più forti e i deboli ancora più deboli"
28/8/2020
In una Camera di 400 deputati e un Senato di 200, diverrà molto più difficile che possano essere eletti candidati di territori non grandi e rappresentati di gruppi politici di minoranza che in passato hanno spesso rappresentato il sale della democrazia. Per finire attenzione alla bufala in circolazione secondo cui l’Italia avrebbe il maggior numero di parlamentari in rapporto alla popolazione.

L’inganno della fake news sta nel fatto che vengono sommati per l’Italia i membri delle due camere mentre per Gran Bretagna, Francia, Germania si considera solo il numero dei deputati della camera bassa.