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Politica
giugno, 2021

Dove corre l’indignazione della Destra, che cancella la memoria a colpi di spranga

I sovranisti si ribellano ai libri di Meloni a testa giù. E neanche una parola quando vengono vandalizzati i monumenti per i ricordare i rastrellamenti fascisti. Perché più violento è il gesto, più nessuno prenderà anche una vaga distanza

TOPONOMASTICA

ENTITÀ INFIDA

Il soverchiante gorgoglio di schiamazzi ridanciani che ha circondato la questione “Ciampi” è invero piuttosto giustificato. Voglio dire: inauguri un sito dedicato a un presidente amatissimo, unificante, capace addirittura di restituire per un fugace e decisivo attimo il tricolore al Paese intiero, e gli sbagli il nome… Azelio, come Vicini, invece di Azeglio. Un bravo allenatore al posto di un miracoloso Capo dello Stato, quello che raccolse le macerie del picconatore a lui preesistente. Come scrivere San Pertini, sulla targa. Oppure Giuseppe Sarabanda. O Cossiga bona. Ché poi Virgigna Ragghi si è pure scusata, e poi non è che le targhe le guardi prima, perché volerle male? Capita ai migliori, figurarsi a lei. Però, ecco, al vostro modesto dispensatore di giudizi non richiesti ha colpito di più una contemporanea evenienza, di ambito simile, anche geografico. Ossia la notizia che al Quadraro, sempre nella Capitale, il giorno prima della Festa della Repubblica, ignoti avevano vandalizzato la statua che ricorda il rastrellamento, ad opera delle camicie nere e brune, di partigiani e altri eroi minuti. Gente semplice. Che di fare il martire manco aveva tanta voglia, forse.

C’è, in questo gesto insensato, un refuso ben più corrosivo e dannoso, oserei dire storico. Cioè la diffusa coscienza che a quella sensazionale porcata, a quello schizzo di letame sulla nostra bandiera, a quella plastica rappresentazione del perché non fummo per nulla, in molti, brava gente, ma camerieri di un genocidio, vadano opposte negazione e rivendicazione. Attiva. Bullizzante. Ché la memoria si cancella anche a colpi di spranga. E più violento è il gesto, più nessuno, nella grande famiglia dell’estrema Destra italiana, oggi veleggiante intorno al 40 per cento e rotti dei consensi, prenderà anche una vaga distanza.

Dopo aver contribuito a costruire, fortificare, difendere, la memoria del Duce che ha fatto cose buone, del nero/oro che è un colore come gli altri, anzi meglio, dei nemici di oggi, di colore e provenienza diversa, cui destinare le medesime contumelie che un tempo toccavano agli ebrei, dopo aver candidato i Mussolini, mantenuto nella propria classe dirigente fascisti conclamati, attuato a nocumento dei “nemici” la stessa dialettica che toccava, ai tempi, ai disfattisti, ai panciafichisti, ai pacifisti, l’indignazione sovranista corre altrove. Per quei libri di Gioria Meloni malauguratamente messi a testa in giù, in una libreria di Milano, da un docente che credeva di poter rispondere al linguaggio altrui con gli stessi stilemi. Invece no, invece non si fa, invece si marca una differenza, invece le mille battute che abbiamo fatto su piazzale Loreto ce le teniamo per noi, oppure, meglio, le togliamo definitivamente dal repertorio. Per marcare una differenza lessicale, ma concretissima, con chi vive ancora nel passato.

La Storia dice che l’amante di Claretta Petacci fu catturato mentre tentava di sfuggire, travestito da nazista, al destino che spesso tocca ai satrapi. Ma augurare la stessa fine a chi sfrutta la democrazia per distorcerne i principi, quello no. La battaglia si vince con la politica, non con la satira assisa nelle mani sbagliate. Anche perché a voler essere proprio precisi, prima di capovolgere i libri della Meloni, andrebbero capovolti quindici libri di partigiani. Com’era successo, nella stessa piazza, appena un anno prima.

GIUDIZIO SOSPESO
 

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