Sostenibilità
12 novembre, 2025Alla conferenza sul clima in corso in Brasile irrompono le popolazioni amazzoniche, che chiedono azioni concrete contro la deforestazione e l’estrazione indiscriminata di risorse nella più grande foresta pluviale del pianeta
“Salvate l’Amazzonia, fermate lo sfruttamento”. È questo il grido che ha accompagnato l’apertura della COP30, la Conferenza mondiale sul clima in corso in Brasile, trasformando la città amazzonica di Belém in un crocevia di diplomazia e protesta. Migliaia di indigeni, attivisti e rappresentanti di comunità locali hanno manifestato lungo le vie e i fiumi della capitale del Pará, chiedendo ai leader mondiali azioni concrete contro la deforestazione e l’estrazione indiscriminata di risorse nella più grande foresta pluviale del pianeta.
La manifestazione è stata segnata da momenti di tensione: alcuni gruppi, tra cui membri della comunità Tupinambá, hanno tentato di avvicinarsi alle aree riservate ai delegati, trovando la strada sbarrata dalle forze di sicurezza. Gli scontri hanno acceso i riflettori sul malcontento diffuso tra i popoli indigeni, che denunciano di essere stati esclusi dai processi decisionali pur essendo i principali custodi dell’Amazzonia.
Dietro gli striscioni e i canti tradizionali, la protesta porta anche una richiesta precisa: tassare i miliardari per finanziare la transizione ecologica e le azioni di mitigazione climatica. “Non possiamo continuare a pagare noi le conseguenze del modello di sviluppo dei Paesi ricchi”, ha dichiarato una portavoce indigena dal palco della manifestazione. L’appello a un’imposta globale sulla ricchezza si inserisce nelle proposte discusse in questi giorni nei corridoi della conferenza, dove si parla di nuovi strumenti di finanza verde e redistribuzione climatica.
Il governo brasiliano, guidato da Luiz Inácio Lula da Silva, aveva promesso che questa COP sarebbe stata “la conferenza dei popoli”, ma le tensioni dimostrano che il dialogo resta fragile. Nonostante l’impegno del presidente a ridurre la deforestazione e rafforzare la protezione dei territori indigeni, molte comunità denunciano il persistere di concessioni minerarie e petrolifere in aree protette. Le immagini delle canoe colorate lungo il Rio Guamá e delle marce nel centro di Belém hanno fatto il giro del mondo, simbolo di una battaglia che è insieme ambientale e sociale. Per i popoli dell’Amazzonia non si tratta solo di salvare gli alberi, ma di difendere un modo di vivere in equilibrio con la foresta.
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