
Si potrebbe anzi affermare che l'arte, in questa corsa in cui le gallerie sono palestre dove si allenano i giovani atleti, i musei sono i ring dove vengono dichiarati i campioni, le case d'aste assegnano i grandi premi e le fiere ne diventano i distributori di feticci e figurine, è il lusso massimo, essendo ancora prodotto unico e originale che il collezionista 'indossa'.
Tuttavia rimane da sottolineare che tale apprezzamento economico, legato anche all'arrivo sul mercato di hedge funds, per le quotazioni esorbitanti e impensabili che vengono ottenute, dai 140 milioni di dollari per Pollock ai 13 milioni di euro per Warhol, riflette spesso la scomparsa, la qualità e l'importanza dell'artista, ormai valutato in una prospettiva storica che raggiunge i 50 anni. Resta da essere dubbiosi per quanto riguarda le ricerche che sono misurabili in termini di estrema contemporaneità, vale a dire sotto i vent'anni di lavoro.
Qui il gioco si fa rischioso perché sicuramente la valutazione può essere legata ad operazioni 'borsistiche', dove un intreccio tra collezionisti e galleristi, in un processo al rialzo in corso d'asta, esalta la quotazione monetaria di un 'nome' che nel tempo si può rivelare una scatola vuota o un 'junk fund'. Ma il valore economico è comunicazione e, in un mercato globale, è questa a sedurre e ingannare.