Lanciano idee e talenti. Determinano le scelte dei consumatori su scala mondiale. Sono manager, creativi, buyer, guru dei media. Che fanno il bello e il cattivo tempo nel settore più esclusivo: quello del lusso
Fattura ogni anno 160 miliardi di euro nel mondo. Cresce al ritmo del 10 per cento annuo e più. È il
business dello stile, potentissima macchina che macina brand e miliardi. Dietro alle griffe ci sono idee, creativi, storie. E soprattutto manager. E multinazionali, che immettono sul mercato moltissime merci, ma ne vendono in realtà una: il lusso. Su mercati vecchi e nuovi.
A tracciare le strade e i confini del Pianeta Lusso è di fatto un numero limitato di persone, che ha il potere di influenzare i consumi, di lanciare marchi e mode che tutti seguono. Gli americani li chiamano IP, influential persons. Addetti ai lavori e giornali - da 'Fortune' a 'Time', da 'W' al 'Financial Times' - aggiornano puntualmente la lista dei signori del business dello stile. Destinata inevitabilmente a rimanere incompleta, considerati numeri e ritmi di un settore in movimento per definizione. Alcuni di loro sono famosissimi, altri sono personaggi che restano sempre dietro le quinte: ma sono ugualmente potenti.
François Henry-Pinault Figlio del fondatore di PPR (Pinault Printemps Redoute), la mega-holding francese che, con la connazionale LVMH (Louis Vuitton Hennessy Moët) di Bernard Arnault si spartisce il mercato dei brand deluxe, ha messo a segno un altro bel colpo acquisendo un gigante dello sportswear come Puma, da affiancare ai 'gioielli' di famiglia, Gucci Group in testa. Successo anche nella vita privata: la sua compagna è Salma Hayek.
Atelier Fund A lanciarne l'idea è stato Johan Rupert, presidente del gruppo svizzero Richemont che comprende il meglio dell'orologeria e della gioielleria, da Cartier a Jaeger LeCoultre, da Vacheron Costantin a IWC, oltre ai marchi Chloé e Lancel. Nel 2006 ha riunito un dream team composto da Martha Wikstrom (ex presidente di Nordstrom, big della distribuzione), Dawn Mello (ex Bergdorf Goodman) e Jon Brilliant (ex Harrods): insieme hanno creato il fondo private equity Atelier Fund (500 milioni di valore) per acquistare nuovi fashion business. Tra questi, il newyorchese Adam plus Eve, lo sportswear preferito da celeb come Oprah Winfrey e Jennifer Aniston, Nicole Kidman e David Bowie. Per comprarlo, Atelier Fund ha speso 9 milioni di dollari, in cambio del 49 per cento di partecipazioni.
Charme Investment A volerlo, insieme ad altri partner tra i quali Diego Della Valle, è stato Luca Cordero di Montezemolo. Il presidente di Ferrari e Fiat, numero uno di Confindustria nonché consigliere d'amministrazione di PPR, ha scelto di diventare imprenditore in proprio con una quota nel fondo private equity Charme (150 milioni di euro, 16 per cento di incremento annuo), per investire nel made in Italy. Il fondo, di cui è presidente - amministratore delegato il figlio Matteo - ha acquisito la maggioranza del Gruppo Poltrona Frau e le controllate Thonet, Cappellini, Gufram, e Cassina con Nemo e Alias. Oltre a Ballantyne Cashmere. "La sfida del lusso è concentrata su due obiettivi", dice Luca di Montezemolo: "Conquistare nuovi mercati mantenendo i vecchi. E uscire dall'assioma lusso uguale fashion. Il lusso è design, arredamento, nautica, alimentare. E motore di un'industria globale".
Ermenegildo Zegna Nel 2006 ha fatturato 800 milioni di euro, grazie agli investimenti della casa piemontese guidata dai cugini Ermenegildo e Paolo Zegna, rispettivamente ceo e presidente, sui mercati retail di Asia, Russia e Nord America. L'azienda produce abiti per sé e per altre griffe (da YSL a Gucci), compreso l'ultimo partner, il texano Tom Ford ex guru di Gucci, ora nel fashion business con il proprio nome. Lo stilista ha firmato con gli Zegna un accordo per la produzione e la distribuzione della sua linea e degli accessori. Obiettivo: diventare il top brand nell'abbigliamento maschile di lusso.
Harvey Weinstein Nel mondo del cinema è conosciuto come Harvey Scissorhands, 'mani di forbice', per la facilità con cui taglia compensi e contratti multimilionari quando tratta la produzione di un film. In quello della moda, dove si è buttato dopo l'addio alla sua Miramax (acquistata dalla Disney) e la creazione di una seconda casa di produzione (The Weinstein Company), Harvey Weinstein, il magnate di Hollywood, non ha ancora un soprannome, ma potrebbe guadagnarselo presto. Si è fidanzato con Georgina Chapman, ex modella e designer di Marchesa. Ha acquistato il brand Halston, dal nome dello stilista americano scomparso nel 1990, amato dal jet set nell'era della disco, per farne un marchio esclusivo per celebrities. E con sé ha voluto lo stilista italiano Stefano Zanini, ex Versace, e la fashion-designer delle star Rachel Zoe. Oltre a una consulente d'eccezione: Tamara Mellon, 40 anni, la donna che ha intuito le potenzialità dello shoesmaker Jimmy Choo 11 anni fa, ne ha finanziato l'impresa fino a farne una compagnia che vale, oggi, 400 milioni di sterline, e ne è diventata la presidente.
Diego Della Valle Presidente e ad di Tod's Spa (Tod's, Hogan, Fay, Roger Vivier), Della Valle siede anche nel consiglio di amministrazione di LVMH. Dal 1978 a oggi, Tod's è diventato gruppo leader nel mercato delle calzature e della pelletteria di lusso, quotato in borsa (316 milioni di euro di ricavi e un incremento, rispetto al primo semestre dal 2006, del 15 per cento). "Ci sono prodotti che nascono con un Dna fortunato e diventano icone", racconta Della Valle. Lui è riuscito più volte a crearne, per esempio con i celebri mocassini e con la D-Bag. "Non puoi programmare e prevedere il destino di un articolo: solo dopo un anno capisci se vivrà e quanto", dice: "Oggi non bastano la qualità e l'estetica per creare un brand internazionale. Conta la riconoscibilità del marchio: se è percepito come segnale di stile, sia di vita che di pensiero, arriva a tutte le latitudini".
Renzo Rosso È il fondatore di Diesel e della holding Only the brave (55DSL e Staff International, cioè Diesel Denim Gallery, Maison Martin Margiela, Sophia Kokosalaki, DSquared, Vivienne Westwood e Neuf). "Il lusso è ciò che fa sentire esclusivi e a proprio agio con se stessi", spiega Rosso: "Non credo nei marchi che condizionano il gusto dei consumatori, ma in quelli che captano i desideri e li trasformano in abiti e idee alla portata di tutti. Io e il mio marchio siamo una cosa sola. Se voglio che sia globale, lo devo essere anch'io, aprendomi agli stimoli esterni". Il che significa investire anche su brand di nicchia (Margiela, Kokosalaki) ad alto tasso di creatività e ricerca.
Valerie Hermann Dal 2005 a oggi, la ceo di YSL ha fatto guadagnare all'azienda revenues fino al 35 per cento e ha stoppato l'emorragia di denaro di un'impresa in difficoltà. Come? Chiedendo allo staff creativo di disegnare una borsa. Così è nata la Muse Bag, chiave della rinascita della storica maison francese (194 milioni di fatturato nel 2006). Secondo François-Henry Pinault, proprietario di PPR alla quale YSL appartiene, la Hermann, sua ex compagna d'università, incarna alla perfezione lo stile e il carattere di YSL.
Floriane de Saint Pierre Per gli addetti ai lavori è la 'matchmaker', ovvero quella che fa incontrare le persone giuste al momento giusto: creativi ai ceo e ceo alle multinazionali del lusso. Ha 'piazzato' Valerie Hermann a YSL, Christopher Bailey a Burberry, Alber Elbaz a Lanvin. Oggi guarda all'Asia e apre il suo terzo ufficio a Hong Kong, dopo Parigi e Milano.
Elizabeth Q. Pierce Ha la fama di essere durissima nelle trattative: miliardarie. Avvocato, è infatti specializzata nei contratti di manager, stilisti e protagonisti delle passerelle. I clienti? Phoebe Philo alla firma con Chloé, Derek Lam al passaggio in Tod's e Kris Van Assche da Dior. E Carolina Herrera, Alexander McQueen, Nicolas Ghesquière, Hussein Chalayan.
Nicolas Guesquière Se oggi Balenciaga è un brand-icona di Gucci Group, il merito è dello stilista francese che, da dieci anni, è il direttore creativo della maison. Battezzato dai colleghi e dalla stampa 'il Messia' per i suoi straordinari risultati creativi ed economici, Guesquière è considerato il vero erede di Cristobal Balenciaga. Da cui dice di aver ereditato il motto: 'Abiti per donne reali in un mondo reale'.
Giles Deacon Dopo una permanenza da Bottega Veneta e da Gucci, il fashion designer britannico ha puntato su se stesso e sull'etichetta Giles. Le ultime collezioni sono state applauditissime e hanno entusiasmato i guru internazionali dello stile, che lo hanno eletto nuovo prodigio della moda. Per vederlo vanno a Londra: Deacon snobba le sfilate di Milano, Parigi, New York.
Marc Jacobs Direttore artistico di Louis Vuitton dal 1997, ha ridato smalto al logo, trasformando le borse LV in un cult con la collaborazione di artisti come il giapponese Takashi Murakami. Ha anche proseguito con il suo brand, con l'inseparabile compagno di avventure imprenditoriali Robert Duffy. È anche diventato un riferimento per i collezionisti d'arte, che a lui si rivolgono per sapere i nomi sui quali conviene investire: lo stilista ha comprato un centinaio di opere, da Picabia a Hockney, Warhol e Fontana, alle new entry dalle quotazioni in ascesa, rivelando un infallibile fiuto. La sua ultima collezione 'LV' rimanda al titolo di un quadro: si intitola 'Girl with a Monogram Bag' e si rifà a 'La ragazza con l'orecchino di perla' di Vermeer.
Diane Von Fürstenberg Presidente del Council of Fashion Designers of America, fa tendenza ancor più che negli anni Settanta. Ieri i suoi wrap-dress, da fermare con un unico nodo sul fianco, rivoluzionavano le mises femminili. Oggi i suoi abiti sono diventati un segno distintivo. E consentono alla sua azienda di fatturare per 110 miliardi di dollari.
Vera Wang Non c'è celeb che si sposi senza indossare 'un Vera' originale (da JLo a Mariah Carey, da Uma Thurman a Sharon Stone). Ma lei precisa che il suo brand fa 'anche' abiti nuziali (a partire dai 10 mila dollari). Per questo ha deciso di affiancare collezioni più giovani (Lavender) e meno costose (Simply Vera, da Kohl's, www.kohls.com), spaziando dall'abbigliamento alla biancheria da casa, dai profumi agli accessori.
Christian Laboutin Il re dei tacchi. Con le sue iconiche suole rosse detta lo stile dagli anni Novanta: le sue sexy shoes, che non costano mai meno di 500 dollari, sono oggetti del desiderio che molti collezionano addirittura come opere d'arte: l'ultima creazione, la 'ballerina stiletto', è ora in mostra a Parigi, fotografata dal regista David Linch (Portrait Fetish, Galerie du Passage).