Pubblicità
Cultura
agosto, 2007

Da Dante a Eco come in un film

La storia della letteratura italiana dell'Einaudi, aggiornata e integrata. Un'opera unica. Dal 3 settembre con 'L'espresso' o 'la Repubblica'

Una storia della letteratura italiana da leggere anche come "il film della cultura italiana". Con protagonisti non solo poeti e romanzieri Dante, Petrarca, Manzoni, Leopardi ma pensatori, storici, filosofi, scienziati, musicisti (da Giordano Bruno a Campanella, da Sarpi a Vico, da Galilei a Croce a Verdi ) fino ad autori di capolavori non ancora diventati di massa (Carlo Michelstaedter, Dino Campana, Mario Rigoni Stern, Cristina Campo), senza dimenticare un bestsellerista mondiale come Umberto Eco. Una letteratura dove lo stile è fondamentale, ha un rilievo autonomo, un valore per sé, che si tratti di un poema cavalleresco o di un canzoniere lirico, di un canto popolare o di un trattato filosofico o scientifico, e non esiste l'astratta nozione ideologica di 'letteratura nazionale'.

È 'La storia della Letteratura italiana Einaudi' aggiornata per 'L'espresso' e 'la Repubblica' a cura di Alberto Asor Rosa. Un'opera monumentale (in edicola dal 3 settembre 2007), dove il lettore potrà seguire ogni settimana lo svolgersi degli eventi letterari dal Medioevo ai nostri giorni. Un progetto in cui, rispetto ai modelli storici precedenti, c'è "il massimo di letteratura" e che riproduce la 'Letteratura italiana Einaudi', nata tra la fine degli anni '70 e la metà degli anni '80 dall'esigenza di realizzare un corpus di storiografia letteraria che affiancasse la 'Storia e geografia della letteratura italiana' al catalogo delle principali opere prodotte. Rispetto alla precedente, nell'edizione redatta appositamente per 'L'espresso' e 'la Repubblica' le aggiunte e le integrazioni sono tantissime: notizie biografiche, storico-culturali, artistiche, filosofiche e politiche accompagnano i saggi della storia e geografia e quelli delle opere, fino alle tavole sinottiche, che chiudono ognuno dei volumi. La novità più grande tuttavia, è il mix tra opere e testi, assente nella versione originaria. "'Nella Letteratura italiana Einaudi', alla serie storico geografica seguiva quella dedicata alle opere perché nell'ideazione le due cose si erano succedute", spiega Asor Rosa, "mentre in questa versione aggiornata, sin dall'inizio alla storia e agli autori della letteratura italiana del Duecento e del Trecento seguiranno nel volume successivo opere dello stesso periodo come la 'Comedia' di Dante, il 'Decameron' di Boccaccio, le 'Lettere' di Caterina da Siena, e così via".

Un percorso che parte dal 'Cantico di Frate Sole' di san Francesco fino a 'Le lezioni americane' di Italo Calvino, passando attraverso Roma, Napoli, Milano, Firenze, Trieste, "manifestazioni di autonomie e ricerche particolari, dentro il grande flusso complessivo". Un confronto che è anche un modo per inquadrare meglio la frastagliata varietà della nostra cultura letteraria. "Le altre nazioni europee hanno avuto un'unificazione politica a cui ha corrisposto una maggiore unitarietà dei fenomeni culturali e letterari. Ma in un paese dove l'unità risale a 150 anni fa, e ancora si può dubitare che ci sia una lingua sola, la prospettiva è completamente differente", dice Asor Rosa che, guardando alla letteratura italiana, vede "una linea spezzata, nella quale l'importanza data al singolo centro geografico-culturale può essere molto maggiore di quella attribuita nella stessa fase al disegno nazionale complessivo".

Nella serie storica prevale un percorso mosso con lo sguardo dell'osservatore che si volge una volta dalla parte di Venezia, una volta dalla parte di Milano, un'altra volta dalla parte di Roma, in un intreccio che sembra rinnovarsi anche oggi. Se accanto all''Orlando Furioso' c'è il 'Principe', all''Adone' di Marino il 'Dialogo dei massimi sistemi' di Galileo, alle Opere degli Arcadi corrispondono 'I principi di Scienza Nuova' di Giambattista Vico, oggi vicino a Pasolini , ci sono le opere di Meneghello e Rigoni Stern, due memorialisti della Seconda guerra mondiale, considerati i grandi della nostra letteratura. "Proponiamo una lettura del nostro passato letterario in cui le opere sono a stretto contatto con il contesto storico, sociale, politico, culturale, prendendo le distanze dal concetto del De Sanctis per cui la letteratura italiana dopo il Trecento di Dante, Petrarca, Boccaccio, vive una decadenza". In questo modo viene a cadere anche la querelle su una letteratura di scarsissima coscienza nazionale, oscillante tra comunalismo e cosmopolitismo. "Nell'impostazione del progetto il perno del sistema letterario italiano classico è individuato in un tratto semplicemente laico, scettico, materialistico, miscredente o indifferente, se non ateo. Una letteratura italiana, insomma, che rispetto alla presenza della Chiesa, non ha una connotazione religiosa pronunciata".

Al corpus precedente di 136 grandi opere, nell'edizione per 'L'espresso' e 'la Repubblica' si aggiungono una ventina di nuove voci concentrate soprattutto, ma non esclusivamente, sul Novecento. Oltre al 'Convivio' di Dante, e 'Mastro Don Gesualdo' di Verga, entrate meno scontate come 'Passo d'addio' di Cristina Campo, "sconosciuto ai più", 'Il mare non bagna Napoli' di Anna Maria Ortese, "ancora marginale nonostante la riproposizione delle sue opere da Adelphi". Grande spazio a autori come Dino Campana e Carlo Michelstaedter, secondo Asor Rosa "personalità ancora non metabolizzate, ma fra gli artisti degli ultimi cento anni più capaci di parlare alla contemporaneità". Importante anche la valutazione di classici come 'Cuore' e 'Pinocchio', accoppiata di fama mai entrata nel pantheon dei libri e dei valori nazionali. Fino alla valorizzazione di un altro grande fenomeno della cultura e dell'arte italiana di tutti i tempi, l'opera in versi: vedi la scelta de 'La Traviata' di Francesco Maria Piave e Giuseppe Verdi. Un caso a parte quello de 'Il mio Carso' di Scipio Slataper, morto in guerra nel 1916, autore che come molti altri triestini del primo Novecento ha vissuto e studiato a Firenze, in un momento in cui la città toscana tornava a essere il punto centrale della produzione letteraria, stabilendo un contratto stretto tra la provincia triestina e le fonti primarie della cultura italiana. "Un esempio di quello che significa mettere insieme orizzonti diversi", commenta Asor Rosa, "il massimo della marginalità e il massimo dell'italianità".

Rigorose e allo stesso tempo scorrevoli le schede dei 197 critici, a indicare la cifra di un'opera che punta a una connessione tra specialismo e qualità interpretativa pur vincolandosi a uno schema fisso: genesi e storia dell'opera letteraria, struttura e contenuto, tematiche, modelli e fonti, valutazione stilistica, per fornire una guida che orienti anche i lettori più giovani. Tra le nuove entrate di questa edizione 'Il nome della rosa' di Umberto Eco, a cura di Alberto Abruzzese con Umberto Eco, ultimo degli autori presi in considerazione. Perché Eco e non altri? Il criterio, secondo il curatore, deve far sedimentare un'opera, e di conseguenza un autore, almeno vent'anni prima di poter esprimere un giudizio. "Se si dovesse individuare una linea che percorre questo amplissimo arco di tempo direi che la luminosa serenità, il 'parlar comico' del 'Decameron', l'irridente sarcasmo degli italiani antichi si sono rovesciati nel pessimismo cosmico e nell'amaro grottesco degli italiani moderni: in mezzo c'è stata la crisi del secondo Rinascimento, del Seicento della Controriforma. Una situazione con cui ancora oggi continuiamo a fare i conti. Vedi Pirandello e Svevo, ma anche Pasolini di 'Le ceneri di Gramsci', Fo di 'Mistero Buffo', che conquista spazio in questa edizione dopo il Nobel". E se dovesse scegliere un'opera simbolo del Novecento da tradurre nel mondo? Asor Rosa non ha dubbi: "'Le città invisibili' di Calvino, capolavoro universale che traghetta la letteratura italiana nel Terzo Millennio".

L'edicola

La pace al ribasso può segnare la fine dell'Europa

Esclusa dai negoziati, per contare deve essere davvero un’Unione di Stati con una sola voce

Pubblicità