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Cultura
agosto, 2007

I milanesi ammazzano al sabato

Il Philip Marlowe dei Navigli è un ex medico alla ricerca di Donatella, bionda, bella, altissima con handicap mentale

Eh sì, i milanesi ammazzano al sabato perché negli altri giorni devono lavorare. «Un vecchio milanese lavora sempre, ogni giorno, durante tutta la settimana, anche se corta. Se commette qualcosa che non va, la commette al sabato». Amanzio Berzaghi, ex camionista, impiegato alla Gondrand, è un vecchio milanese attaccato al suo lavoro ma soprattutto alla sua bambina, Donatella. Una bambina stupenda, sembra una svedese con quei lunghi capelli biondi e il profilo da statua romana. Una bambina che pesa novantacinque chili armoniosamente distribuiti su un metro e novantacinque di altezza. Elefantiasi. Una bambina di ventotto anni ma con il cervello di una di dieci, che gioca con le bambole e sorride a tutti. Soprattutto agli uomini, che certo sono attratti morbosamente da quella rara gigantessa e - anche se non conoscono la poesia di Baudelaire - sarebbero ben felici di «parcourir à loisir ses magnifiques formes», di scalare le splendide forme della «Géante».

«La mia bambina è una ragazza onesta, ma è malata, è una malattia, quella lì, che guarda tutti gli uomini, sorride, e qualunque cosa le dice un uomo, lei dice di sì», spiega Berzaghi a Duca Lamberti, perché la sua Donatella ha detto di sì alla persona sbagliata ed è fuggita, malgrado lui la chiudesse a doppia mandata tutte le volte che doveva lasciarla sola in casa per andare a lavorare alla Gondrand. Duca Lamberti è il protagonista di I milanesi ammazzano al sabato, pubblicato nel 1969, e di altri romanzi noir di Giorgio Scerbanenco. Il Philip Marlowe dei Navigli è un medico radiato dall'Ordine e finito in prigione per aver praticato l'eutanasia e poi si è riciclato come investigatore per seguire le orme paterne. Sulle tracce di Donatella Lamberti indaga in una Milano spietata e ancora ignara degli stilisti e di essere da bere, una città che rivela l'altra faccia della ricchezza lombarda, quella nascosta e cattiva dei soldi facili prodotti dalla prostituzione e dalla piccola criminalità, popolata da magnaccia e spacciatori in cerca di un personale boom economico a misura dei loro appetiti di belve metropolitane.

E la grande occasione arriva per tre balordi sotto la forma, gigantesca, di Donatella che avviano alla prostituzione offrendola a clienti disposti a spendere grosse cifre per soddisfare i propri gusti particolari. Lamberti è sulla pista giusta, ma arriva troppo tardi per fare giustizia, in un sabato in cui anche i vecchi milanesi non lavorano. Il rosa e il nero - o meglio, il noir - colorano la carriera letteraria di Vladimir Giorgio Scerbanenco, il più grande degli scrittori italiani di genere, nato a Kiev in Ucraina nel 1911 e morto a Milano nel 1969. Scerbanenco si dedicò al noir con risultati di straordinaria efficacia stilistica, ottenendo riconoscimenti anche in campo internazionale, tra cui il prestigioso Grand Prix de Litérature Policière nel 1968. I suoi romanzi hanno ispirato numerosi film, quelli violenti degli anni Settanta che tanto piacciono a Quentin Tarantino. Da I milanesi ammazzano al sabato nel 1970 il regista Duccio Tessari ha tratto La morte risale a ieri sera, con Frank Wolff nel ruolo di Duca Lamberti e Raf Vallone in quello di Berzaghi.

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