Colloquio con Giuseppe Petrella

Giuseppe Petrella non ha mai rilasciato una dichiarazione su Antonio Bassolino dal settembre
2005, dopo la pubblicazione di una intercettazione che riguardava il chirurgo, allora deputato Ds, e la reazione di Bassolino che portò Petrella a troncare l’amicizia con il governatore. Una ferita riaperta
dalla perquisizione subita per una inchiesta che non riguarda lui, ma il suo ex amico, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha indotto Petrella a parlare con “L’espresso” del casale, di Bassolino e del loro addio: «Per la prima e l’ultima volta».

Professore, il casale di Cortona, per i pm, pur essendo intestato a lei, potrebbe celare i profitti del presunto reato di Bassolino.
«Il casale è mio, Bassolino non ha mai tirato fuori un euro né per il suo acquisto, né per la ristrutturazione».

Perché le aziende che lo hanno ristrutturato usavano definirlo “Cantiere Bassolino”?
«Per risponderle sono costretto a spiegare il mio rapporto con Bassolino: simbiotico, profondo e alimentato dalle differenze. Lui mi insegnò cosa è la politica e io lo aiutai a mussare le sue ruvidezze. Mi curavo delle sue campagne elettorali e della sua vita pratica. Se doveva curarsi ero io ad assistere lui e i suoi parenti. Se doveva trascorrere la convalescenza, lo ospitavo nella mia villa di Ischia. Per me, uomo di sinistra, la ricchezza era un peccato da espiare. Mi sembrava naturale metterla a disposizione del mio leader. Sono stati anni intensi nei quali ho dato tutto per lui».

È vero che pagava i viaggi in Toscana, negli Usa o alle isole Bermuda anche per Bassolino e per la moglie, Annamaria Carloni? Perché quell’assegno di Bassolino?
«Non ho aspettato tre anni per parlare di queste cose. I giornali hanno raccontato in quegli anni i viaggi di Bassolino e quando io ero con lui non ha mai dovuto tirare fuori un euro al momento del conto. Non era lui a chiederlo. Ero io a offrirmi. Ero fiero di essere a fianco del protagonista del Rinascimento napoletano. Per me era un onore pagare i suoi conti. In questo quadro deve essere letta anche la vicenda del casale, che inizia nel 2001, quando il nostro rapporto era all’apice».

Voleva regalare anche il casale a Bassolino?
«Non esageriamo. Andavamo spesso in vacanza in Toscana con le famiglie e cominciammo a sognare
di comprare insieme un casale. Nel 2001 mi proposero un rustico con un po’ di terreno a Cortona e io me ne innamorai. Ne parlai con Antonio e lo comprai a nome mio e a spese mie, ma l’accordo era che avremmo diviso le spese di ristrutturazione a metà. Lo avremmo diviso in due e sarebbe stato il nostro buen retiro».

Ma ora ci vive solo lei. Perché?
«I lavori andavano avanti e le spese aumentavano. Sua moglie interveniva nelle scelte della ristrutturazione, Antonio era venuto un paio di volte sul cantiere, ma poi non seguiva la parte economica».

Vuole dire che non pagava?
«Un paio di volte gli mostrai i conti, ma lui mi disse sempre che ne avremmo riparlato. Preparai allora
una scrittura nella quale dividevo le spese e i benefici a metà ma lui non si preoccupava di questo aspetto».

Bassolino ha letto quella bozza?
«Io la preparai ma ero in imbarazzo e non ricordo se gliela feci leggere. Forse non ce ne fu il tempo.
Quando i lavori erano a metà, nel settembre 2005, accadde lo spiacevole incidente della telefonata intercettata e la nostra amicizia finì».

Cosa successe?
«Io, un oncologo di fama, mi ero fatto carico di perorare la nomina di un dirigente di una Asl, non
di un primario tengo a sottolineare. Era proposto da un altro partito e lo sostenni solo perché ero
responsabile sanità dei Ds. Quella nomina rischiava di far saltare la maggioranza. Io ho fatto quella telefonata per la coalizione e per Bassolino. Lui non ha trovato di meglio che dichiarare: “Petrella ha
sbagliato nel merito e nel metodo”».

Per questa ragione Bassolino non è più venuto a Farneta?
«In quel momento ho capito che, politicamente e umanamente, eravamo su due piani diversi. Non ho mai provato rancore nei suoi confronti, solo una profonda disillusione. Gli telefonai e gli dissi tutto quello che pensavo d’un fiato. I nostri rapporti si sono rotti allora. Ecco risolto il giallo del casale: per
questo è solo mio. E per questo io, che non c’entro nulla e che non sono indagato, voglio sia chiaro una
volta per tutte che con Bassolino non ho più nulla da condividere.