Cultura
12 agosto, 2008

Austerity sì ma chic

La crisi globale sta selezionando un nuovo tipo di viaggiatore. Più evoluto. Che esige qualità, servizi e comfort. E li trova a budget più che ragionevoli

Nell'anno della new austerity la parola d'ordine è semplicità. Viaggiare? Sì, ma in modo smart, con gli occhi bene aperti a evitare costi e spese superflue. Ben vengano le vacanze all'insegna di comfort ed eleganza, agio e relax: ma alla larga da cifre con troppi zeri. Un'idea di vacanza quasi Zen, che cerca la pace e gode dell'essenziale. Il turista 2008 è maturo, informato, consapevole delle proprie scelte ed avvezzo a girare per il mondo. È un consumatore attento al risparmio che però apprezza il buon design. Che si lascia sedurre da opzioni chic ma minimal, senza arrendersi all'incanto costoso del segmento deluxe. Tendenza che i trend setter definiscono 'No frills chic': chic senza fronzoli superflui, all'insegna della semplicità. Le grandi catene alberghiere non si sono fatte attendere: la risposta è stata rapida e studiata, con un'offerta segmentata, che mira ad accontentare ogni esigenza di una clientela delineata ed accuratamente individuata, attraverso servizi pensati ad hoc.

Significativo il caso del gruppo Easy Jet che, dopo l'esperienza della compagnia aerea low cost, ha inaugurato una serie di attività commerciali basate su prezzi competitivi e servizi ridotti all'osso, prevedendo spese aggiuntive per ogni tipo di extra. Il suo esempio di Easy Hotel, adatto a budget limitati e dedicato al target dei backpackers, con un'offerta sintetizzata fino al necessario (si pagano costi in più persino per lenzuola, tv, bar e asciugamani) e spazi minimi, ha fatto da apripista. Il suo modello di funzionalità essenziale è stato preso e riadattato, con diversi livelli di prezzo, da altri gruppi alberghieri, portando ad una vasta e variegata proposta no frills chic. InterContinental Hotel, per esempio, sta lanciando Hotel Indigo, catena basic ma di qualità, con camere che mantengono la comodità e il comfort del marchio, ma ne dimezzano le tariffe. Il colosso Tata Group ha in cantiere IndiOne, una serie di alberghi con ambienti che mantengono un alto standard ma a costi irrisori. Ad Amsterdam sta riscuotendo successo e soddisfazione il CitizenM, dove le camere sono state cucite sulle esigenze del cliente: atmosfera cordiale e pezzi di design, tecnologia avanzata e possibilità di personalizzare la scelta di musica, illuminazione, temperatura, tipo di cuscino ed essenze da diffondere nell'aria. Simile il caso di Aloft, proposta easy del gruppo Starwood's, pensata per una clientela di nuovi nomadi, di professionisti hi-tech dipendenti che viaggiano molto per lavoro e conoscono ogni zona wireless del mondo. Ogni stanza è un loft open space, con facilities tecnologiche, decorazioni minime e spazi studiati per favorire lavoro e concentrazione.

Nella New York di Manhattan, invece, sovraffollata e sovraeccitata dall'alta densità di turisti, l'hotel QT privilegia la funzionalità e si presenta con un gran numero di camere basiche ma con un arredamento curato e ricercato, tutte con superfici ridotte all'estremo. Ad estremizzare la tendenza al risparmio nelle dimensioni delle stanze, gli hotel Nitenite (già presenti in Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti, e in fieri in tutta Europa) s'ispirano ai capsula hotel giapponesi, concepiti con camere-cabina tanto piccole quanto moderne, attente al design e con servizi che vanno dagli schermi al plasma da 42 pollici al quotidiano preferito davanti alla porta ogni mattino. Stesso esperimento anche nella città di Amburgo, con il 25-Hours Hotel, che, nonostante le tariffe assolutamente moderate, solletica il turista più attento all'estetica con interni vintage d'autore, con il tocco retrò e insieme funky della Tv Brionvega, le sedute Living Divani e le lampade anni '60 di Flos.

Il viaggiatore no frills attento all'impatto sull'ambiente dei suoi spostamenti apprezzerà in particolare l'iniziativa canadese di Alt Hotel: è un progetto di tecnologia geotermica firmato dall'architetto Viateur Michaud, che appunto lo minimizza attraverso l'impiego di pannelli solari, illuminazioni al Led a basso consumo e coltivazione biologica degli alimenti offerti nel ristorante.

Uno dei progetti più interessanti è però quello dei gruppi Travelodge UK e Verbus Systems, uniti dal comune lavoro per la realizzazione di una nuova catena di budget hotel. Sono alberghi modulari, vale a dire costruiti con container prefabbricati montati come fossero grandi mattoni Lego. Il primo ha inaugurato a giugno nella periferia londinese di Uxbridge. La struttura è composta da una scatola in acciaio (simile, ma più grande, a un normale container cargo), già corredata di stanze da bagno, pareti intonacate e prese per la corrente. Con questa tecnica, che è il 25 per cento più veloce e il 10 più economica rispetto ai metodi standard, la catena Travelodge ha ricavato, da ottantasette container, un albergo di nove piani con centoventi stanze. A costruzione ultimata i container sono stati infine coperti da un rivestimento di mattoni e intonaco, per restituire all'edificio un aspetto più rassicurante e piacevole.

L'alternativa per le vacanze alla stanza d'albergo è l'affitto di una ben più intima e familiare casa. Magari gratis. Per realizzare questo sogno, che ha il sapore di un miracolo, bisogna attingere al sapiente universo dell'house sitting: come girare per il mondo, alloggiando anche in splendide abitazioni, senza spendere un centesimo. In pratica si fa da badanti alla preziosa residenza di qualcuno, accudendone il giardino e gli eventuali animali che vi alloggiano, e in sostanza tenendo alla larga i ladri con la semplice presenza. Una sorta di vacanza mascherata da lavoro, insomma, in cui con uno sforzo minimo in termini di tempo e impegno si ha in cambio il lusso di viaggiare gratis. La tendenza, nata da poco, si va diffondendo in maniera esponenziale, con il pullulare di siti-bacheca da cui attingere: Caretaker. org, housesitworld.com, sabbaticalhomes.com, housecarers.com ne sono un esempio. Naturalmente, per conquistare un 'lavoro' da house-sitter, occorre essere iscritti a uno dei programmi sopra citati, la cui tassa d'accesso è di modesta entità, ma prevede la compilazione di un modulo contenente dati personali e recapiti, a garanzia di chi affida la sua casa.

Questa pratica per viaggiatori low budget, prende le sue mosse da una soluzione comoda e poco dispendiosa, che affonda le sue radici nella cultura di viaggio americana, e che sta, solo oggi, timidamente prendendo piede in Europa (e persino in Italia): l'home exchange, ovvero il programma che scambia case, per un periodo di tempo che va dalle due alle quattro settimane, tra persone che vivono in ogni angolo del globo. Per aderire, non occorre avere attici di lusso nel centro storico: l'Italia risulta essere una delle mete più ambite, quindi può capitare di permutare il proprio appartamento sperduto nell'hinterland piemontese, con una deliziosa villetta vista mare in California.

Il giovane, invece, che voglia viaggiare in via strettamente economica, ma che da questa rete di do ut des immobiliare è tagliato fuori per motivi di forza maggiore, cioè per mancanza di materia prima (la casa), potrà fare appello a un range di proposte singolari e multiformi. Le uniche clausole richieste al partecipante sono un alto tasso di socialità, una grande apertura a culture differenti nonché ad abitudini talvolta stravaganti e, soprattutto, un inossidabile spirito d'adattamento. Oltre al noto coach surfing, ovvero la rete mondiale di persone che offrono ospitali divani per avventurosi viaggiatori di passaggio con lo zaino in spalla, e oltre alla prassi dell'airport sleeping, l'accomodarsi nelle hall aeroportuali di tutto il mondo, per dormire senza spendere -esperienza ben documentata dalla guida The Budget Traveller's Guide di Donna Mc Sherry- si può sperimentare lo space-share, ovvero la piattaforma virtuale attraverso cui entrare in contatto con altri turisti che percorrano la stessa tratta, per condividere benzina, spese autostradali, alloggi e quant'altro.

 Oppure, ci si può far adottare da una città 'gemella'. Si chiama Sister Cities International ed è un network non profit che raggiunge e mette in contatto diversi angoli del mondo, legando attraverso un gemellaggio le città degli Stati Uniti con quelle del Vecchio Continente. Attraverso il sito, si viene accolti da una famiglia che vive nella città sorella per tutta la durata della vacanza e, in aggiunta alla convenienza economica, si gode del vantaggio di vivere un'esperienza da veri abitanti del posto, apprendendo più facilmente le abitudini locali.

Infine, i più ardimentosi potranno mettersi alla prova con l'ebbrezza di ricalcare le orme di due veri giramondo: Ed Gillespie e Fiona King. Ed e Fiona sono una coppia di audaci turisti che hanno sposato il loro amore per i viaggio con quello per Madre Natura, aggiungendovi una spiccata attitudine al risparmio. La loro inventiva li ha portati a coniare un tipo di vacanza che riduce ai minimi livelli i costi e azzera l'impatto sull'ambiente, con la quasi assenza di emissioni di carbonio. La loro avventura nasce per dimostrare al mondo che si può viaggiare senza aereo e arrivare in capo al mondo. E, per darne prova, hanno visitato ben venti paesi, attraversati da ovest a est e ritorno, percorrendo 65 mila chilometri senza mai volare: hanno utilizzato diciannove treni, sette battelli, cinque bus, tre navi container, una canoa, diversi cavalli, una quantità indescrivibile di bici, molti pattini a rotelle e, naturalmente, i loro piedi. Il viaggio è tutto documentato sul sito www.lowcarbontravel.com, su cui sono riportati consigli, indirizzi e la mappa degli spostamenti, a disposizione dei turisti che se la sentano di seguire il loro ecologico esempio.

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