
Ci sono andato all'inizio di agosto, nel giorno della Trasfigurazione, perché è la festa della parrocchia locale e c'è la fiera. La più grande festa del paese in tutto l'anno. Non era mai cambiato nulla: prima la messa solenne, poi il mercato davanti alla chiesa, banchetti di cianfrusaglie colorate, il tiro a segno dove si potevano vincere fiori di piume multicolori, riffe, banchetti con dolci e gelati, un paradiso per i bambini, la fiera delle meraviglie. Semplicemente una festa plebea, dove la religione si mescolava alla magia e al commercio in proporzioni adeguate. E la sera festa nella rimessa dei pompieri: suonava la musica, i giovani ballavano, e accanto alle pareti sedevano le donne anziane con il fazzoletto in testa e badavano a che tutto si svolgesse secondo le usanze. Sedevano, commentavano e rammentavano, come il coro delle tragedie greche. Di tanto in tanto i ragazzi uscivano fuori, al buio, per assaggiare dell'alcool o un corpo di ragazza, o semplicemente per fare a pugni.
Stavolta non c'erano riffe né tiri a segno. Su una decina di banchetti si vendevano armi cinesi di plastica da due soldi: Mp tedesche, Ingram americane, Franchi Spas italiane. Non c'erano quasi compratori. Nostra figlia, a cui avevo tanto raccontato di quella festa strana e della mia privata mitologia infantile, trovò subito nell'erba un cosiddetto dealpack, ovvero la bustina di plastica usata per le anfetamine. In pieno mezzogiorno, proprio di fronte alla chiesa, vedemmo un ragazzo nudo fino alla cintola, insanguinato. Correva a chiamare rinforzi. Un attimo dopo arrivarono in soccorso in quattro dentro una vecchia automobile. Rasati a zero, muscolosi, dai visi in cui la bonarietà paesana si mescolava a un odio chimicamente puro. Parcheggiarono in mezzo agli alberi accanto al fiume e, lasciando le portiere spalancate, andarono a vendicarsi.
Di fronte alla chiesa alcuni uomini più anziani si consultavano nervosi e indecisi, ma tutto quello che poterono fare fu telefonare alla polizia. Non c'erano donne anziane con i fazzoletti neri in testa sedute accanto alla parete e i ragazzi non cercavano di nascondersi nel buio. Tentai di spiegare tutto ciò a mia figlia, di raccontarle che una volta davvero le cose erano diverse, e che dico la verità quando parlo dei tempi andati. Ma Antonina non faceva altro che ripetere: "Papà, andiamocene via". Dunque tornammo alla fattoria della zia, dove crescono fiori rossi, gialli e azzurri portati dalla città.