Attualità
dicembre, 2010

L'Aquila, le mani sulla città

Fondi immobiliari. Privatizzazioni. Speculazioni. Dopo tante promesse ai terremotati sul centro storico, ora la ricostruzione diventa un gigantesco piano immobiliare. E un business per le imprese

C'è qualcuno che scommette su L'Aquila ricostruita. E non fatica ad ammetterlo. Si chiama Antonio Napoleone e di mestiere gestisce capitali. In una parola: speculazione. "La parola in sé fa pensare male" ammette "ma nel contesto anglosassone non ha la stessa accezione negativa che ha da noi". Quando si gestiscono grandi somme per conto di altri, si sa, la prima cosa che bisogna garantire è il profitto. Anche tra le macerie. È lui che ha aperto la prima finestra ai colossi del mattone sulla fase post-emergenziale dell'Abruzzo. Dove lo Stato non arriva, il veicolo sono i fondi immobiliari.

Antonio Napoleone sbarca a L'Aquila pochi mesi dopo il terremoto del 6 aprile 2009. "Volevo dare una mano, mettere la mia esperienza a servizio di una terra che sento mia" dice. Napoleone è nato a Castiglione a Casauria, in provincia di Pescara, ma ha studiato e si è sposato nel capoluogo abruzzese prima di fare esperienza e fortuna all'estero, nei Paesi arabi e poi nell'Europa dell'Est. È presidente di Europa Risorse S.r.l, una società che propone progetti per lo sviluppo e la rivalutazione di aree e immobili, con capitali di investitori istituzionali.

Dopo il sisma Antonimo Napoleone si attiva, scrive al Presidente del Consiglio e bussa "alle porte di tutti gli operatori immobiliari chiedendo a ciascuno di partecipare alla ricostruzione dell'Aquila", come spiega lui stesso in un'intervista al settimanale 'Tempi'. Arrivato da Milano prende contatto con il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, con il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, con Guido Bertolaso e con Ettore Barattelli (il presidente del consorzio Federico II, al centro dell'indagine della magistratura sui presunti affari della "cricca" nella ricostruzione) e anche con Rinaldo Tordera, presidente della Carispaq, la banca aquilana.

L'estate è quasi alla fine. In vista dell'inverno, Protezione civile e prefettura cercano di trovare alloggi per gli sfollati che vivono in tenda e sulla costa. Un rapporto Ance parla di 3.000 appartamenti sfitti pronti per essere requisiti, ma la realtà è che gli imprenditori edili preferiscono affittare ai prezzi di un mercato che sta lievitando.

L'allora prefetto Franco Gabrielli, ora succeduto a Bertolaso a capo della Protezione civile, con le requisizioni di case non ha successo. Qui entra in scena Antonio Napoleone. Europa Risorse Srl affianca la struttura di emergenza, la prefettura e il Comune nella requisizione e gestione degli alloggi. Un incarico affidato attraverso ordinanze del presidente del Consiglio e decreti commissariali firmati da Bertolaso.

Napoleone però fa di più. Attraverso Europa Risorse Sgr, una società di gestione del risparmio, dà vita a un fondo immobiliare speculativo: il fondo Aq. Acquista case con uno sconto del 25%, rispetto al prezzo pre sisma, da costruttori con l'acqua alla gola costretti a svendere per rientrare con i fidi e i mutui accesi presso le banche. Il fondo intende attrarre capitali per 100 milioni di euro e acquistare in tutto 500 appartamenti. Li darà al Comune per alloggiare le famiglie la cui casa è stata dichiarata inagibile. L'affitto è a canone calmierato, stabilito con ordinanza della Protezione civile. Più volte il fondo Aq viene pubblicizzato come "fondo etico" e vince addirittura il "mattone d'oro" per la finanza solidale durante i Real Estate Awards. Alla scadenza, tra cinque anni, il fondo promette un guadagno "equo" del 3% per gli investitori, vendendo con un ricarico "giusto" agli inquilini, che per contratto hanno un diritto di prelazione sull'acquisto. Un'operazione, quindi, che sembra condotta senza speculare sulla pelle degli aquilani.

In realtà di garanzie non ne esistono e il guadagno etico è solo a parole: "Nessuno è stato in grado di dire cosa succederà tra 5 anni - ammette Antonimo Napoleone - se L'Aquila esploderà nella ricostruzione quegli appartamenti saranno ambìti". Nonostante le promesse, infatti, il fondo Aq non è vincolato a vendere a prezzo scontato. Chi garantisce che le case non saranno messe in vendita a prezzi più alti a grandi palazzinari se chi ha la prelazione non se li potrà permettere?. La risposta, quasi imbarazzata, è un: "Nessuno".

Lo spettro è quello dell'arrivo dei grandi speculatori immobiliari, che già ci sono perché il fondo AQ è stato sottoscritto da Fintecna e Fimit, che portano 40 milioni di euro su 100. Il resto arriva da un pool di banche capitanate dalla Banca popolare dell'Emilia Romagna, gruppo a cui appartiene anche Carispaq, attraverso un mutuo, anche questo "etico", con tasso fisso all'1%. Fintecna è la ben conosciuta finanziaria a capitale statale, che controlla al 100% Fintecna immobiliare e Patrimonio dello Stato Spa, società che ha come obiettivo "gestire, valorizzare ed alienare il patrimonio dello Stato". Quindi vendere con profitto. Fimit invece è una società di gestione risorse (Sgr) con diversi azionisti, per lo più enti previdenziali: Inarcassa (5%) Enasarco (10%) Enpals (19%) e Inpdap (30.72%). Il resto appartiene a una società di diritto lussemburghese, la Lbrep III società di gestione di fondi della fallita Lehman Brothers per un 18%, e un 17% al management, cioè la Ifim di Massimo Caputi, che è anche amministratore delegato di Fimit. Caputi è uomo di Caltagirone nel consiglio di amministrazione di Monte dei Paschi di Siena e ha già fatto affari, in passato, con i big della finanza come Pirelli Re, Benetton, Caltagirone e lo stesso Napoleone.

Massimo Caputi è sotto inchiesta da parte della procura della Repubblica di Milano per aggiotaggio, riciclaggio e ostacolo all'attività di controllo di Consob e Bankitalia. Il manager si era dimenticato in un hotel di Milano una busta con 45.000 euro. Dalle intercettazioni che sono seguite con l'ipotesi di riciclaggio, si è scoperto che la gestione di alcuni fondi di Fimit, quotati in borsa, era quantomeno "allegra".

Fimit aderisce ad Aq attraverso uno dei suoi tanti fondi immobiliari, il Senior. Nel comitato etico c'è anche il vescovo vicario dell'Aquila, monsignor Giovanni D'Ercole, fino a qualche mese fa presidente del Cda di Aquilakalòs srl, società nata per partecipare alla ricostruzione, con un occhio agli interessi della Curia e "per il bene della comunità".

Il fondo Aq è un fondo di tipo speculativo, che solitamente offre agli investitori, a fronte di un forte rischio, alti rendimenti, anche grazie all'utilizzo di leve finanziarie e strumenti non concessi ai normali fondi. Un fondo speculativo immobiliare "etico" è un'anomalia. Infatti altri fondi con finalità di housing sociale non risultano catalogato come di tipo speculativo negli elenchi di vigilanza della Banca d'Italia.

Nonostante gli sforzi e i decreti commissariali i soldi a settembre 2009 non sono ancora arrivati, almeno non tutti. Manca la terza tranche di sottoscrizioni che ancora Fintecna e Fimit non sono pronte a garantire. C'è ancora reticenza a investire senza sicurezza di un guadagno. Anche per chi gestisce fondi pubblici. "In fondo Fintecna ha sottoscritto - racconta Napoleone - perché non poteva dire di no a Bertolaso". Allora arriva una mano dal governo. Un'ordinanza del presidente del Consiglio del novembre 2009 impone agli enti previdenziali pubblici di investire il 7% degli utili nella ricostruzione attraverso "investimenti immobiliari in via indiretta". Si legga "fondi immobiliari". Significa che Inail, Enpals Inpdap e Inps dovranno investire a L'Aquila tramite strumenti gestiti più probabilmente da privati, come nel caso del fondo AQ. La porta quindi ora è aperta.

Sulla questione l'onorevole Leoluca Orlando dell'Idv ha presentato un'interrogazione alla Camera. Perché non si finisce mai di fare chiarezza e spulciando tra le visure societarie spunta anche qualche paradiso fiscale: dall'inchiesta del settimanale Left si sa infatti che la Doughty Hanson, società di private equity proprietaria al 50% di Europa risorse srl assieme alla Bdp di Antonio Napoleone, possiede una quota dell'1% della sua omonima italiana, la Doughty Hanson srl. Il restante 99% appartiene alla Brac1, società con sede nelle isole Cayman. Mentre alcuni soci di Napoleone nella Bdp hanno costituito una società con sede in Lussemburgo. Lo stesso Napoleone dice di non sapere nulla della Brac1 e delle Cayman, "Ma sono tutte operazioni consentite all'estero - spiega - per mere ragioni fiscali".

Ora negli appartamenti del fondo immobiliare abitano oltre 800 persone, più di 250 famiglie che, se la loro casa non sarà riparata o ricostruita, tra cinque anni avranno l'opzione di acquisto del loro appartamento. A quali prezzi? Nessuno è in grado di dirlo. La possibilità è ancora la vendita a colossi della speculazione in grado di far fronte a enormi investimenti e di influenzare il mercato immobiliare di una città che (forse) rinasce.

E che siano scenari tutt'altro che fantasiosi lo dimostra la protesta, a Roma, di un gruppo di inquilini. Il motivo è l'aumento degli affitti fino al 100% e in altri casi un ricatto: o compri casa tua al nostro prezzo o te ne vai. Abitano in immobili di enti previdenziali; uno di questi, della Cassa nazionale del Notariato, è stato apportato al fondo Theta di Fimit:"Con alcuni enti c'è stata una trattativa - spiega Massimo Pasquini, dell'Unione inquilini - Con Fimit non è mai successo. Sono ideologicamente contrari a fare accordi".

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