Politica
3 dicembre, 2010

Elenchi, quarta puntata

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Elenco di alcune cose che ho imparato facendo questa trasmissione

(legge Fabio Fazio)

Ho imparato che la Rai è ancora un pezzo importante di questo Paese, anche se spesso dimentica di esserlo
Ho imparato che per molti "televisione pubblica" vuol dire che siccome è di tutti, allora non si può dire niente.
Ho imparato che per molti altri televisione di Stato vuol dire televisione dei partiti.
Ho imparato a pronunciare la parola switch glass, che è questo coso qui alle mie spalle
Ho imparato che aveva ragione il poeta Edoardo Sanguineti quando disse: le parole sono potenti, non sprecatele
Ho imparato che qualcuno si definisce pro-vita, come se ci fosse qualcuno pro-morte.
Ho imparato che ai racconti si può replicare solo con altri racconti. Chi non si è sentito rappresentato da questa trasmissione, può farne un'altra: e noi la guarderemo volentieri.
Ho imparato che mangiare panini per un mese chiusi in una stanza di 18 metri quadri non fa bene alla salute.
Ho imparato che oltre alle parole bisogna stare molto attenti alle figure perchè nel corso della puntata del 15 novembre 2010 abbiamo raccontato la storia di tre cavalieri spagnoli, Osso, Mastrosso e Carcagnosso, mostrando un'immagine tratta dall'omonimo libro. L'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme ha riconosciuto sul mantello dei tre cavalieri il proprio emblema, ovvero la Croce di Goffredo, e tiene a precisare la propria estraneità nella storia fondativa delle mafie
Ho imparato che tutti quelli che vogliono spiegarti "che cosa piace al pubblico" per fortuna non lo sanno
Ho imparato che Roberto Saviano è molto telegenico.
Ho imparato che la scorta di Roberto Saviano, non contenta di vederselo davanti tutto il giorno, lo guarda anche la sera in televisione. 
Ho imparato che tutti sapevano che la Ndrangheta è al Nord, ma se lo erano dimenticati.
Ho imparato che nessuno sapeva che la spazzatura del Sud arriva anche dal Nord.
Ho imparato che le facce della gente comune e le facce della gente famosa sono facce della stessa medaglia.
Ho imparato che non imparerò mai a fare il nodo della cravatta come si deve
Ho capito perché Roberto Saviano non porta mai la cravatta



Elenco delle cose di cui siamo fatti
(leggono alcuni allievi della Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano)

La lettera 22 di Indro Montanelli
La chitarra di Fabrizio De Andrè
Il cestino di piazza della Loggia a Brescia
Il megafono di Federico Fellini
La pipa di Luciano Lama
La borsa di Massimo D'Antona
La 500 di Luigi Calabresi
Gli occhiali spessi di Vittorio Foa
Il camice di Umberto Veronesi
L' orologio della stazione di Bologna
Il microfono di Luigi Tenco
Il sorriso di Enrico Berlinguer
Gli scarpini di Roberto Baggio
La tonaca di don Lorenzo Milani
La bicicletta di Marco Biagi
La barba di Tiziano Terzani
Gli occhiali scuri di Pier Paolo Pasolini
L'aereo di Ustica
La spilla di Rita Levi Montalcini
Gli occhialini tondi di Alcide De Gasperi
La coppa del mondo del 1982
La costituzione italiana
Il ciak di Sergio Leone
Il pianoforte di Maurizio Pollini
Il taccuino di Ilaria Alpi
Il cappello di Luciano Pavarotti
Le pipe di Sandro Pertini e Enzo Bearzot
Le mani di Walter Bonatti
La Roma di Anna Magnani
L'Alfa Romeo di Tazio Nuvolari
Le mani di Eugenio Montale
La borraccia di Coppi e Bartali
Lo sguardo di Marcello Mastroianni
La sigaretta Alda Merini
Il papillon di Luigi Pirandello
La luna di Papa Giovanni
Gli occhi di Sofia Loren
La bombetta di Totò
La fascia di Anna Maria Ortese
Le rughe di Italo Calvino
I macaroni di Alberto Sordi
Gli occhiali di Enzo Ferrari
Il caffè di Eduardo De Filippo
Le sopraciglia di Alberto Moravia
La malinconia di Aldo Moro
La grazia di Roberto Benigni
La voce di Vittorio De Sica
La mehari di Giancarlo Siani
Il dolore di Primo Levi
La sciarpa di Walter Tobagi



Elenco di cose che le ha lasciato suo padre Walter
(legge Benedetta Tobagi)

Migliaia di libri
il suo sorriso
98 quaderni pieni di pensieri
una giacca di velluto marrone
la fierezza di portare il suo cognome
l'amore per la storia e la speranza di aprire finalmente gli archivi per poterla scrivere.
una smodata passione per il gorgonzola e il prosciutto crudo
gli occhi
Una frase di Spinoza annotata sul suo diario: "Non deridere le azioni umane, non deplorarle, né compiacersene, ma comprenderle"
il desiderio di scrivere
il caffè, amaro
l'importanza di ascoltare gli altri
tante lettere, ma soprattutto quella del Natale 1978 a mia madre
la mania di scrivere lettere
il potere della gentilezza
la tendenza a fare troppe cose insieme
una bella definizione di giornalismo: "Poter capire, voler spiegare"
una vecchia Olivetti verde
l'amore per la complessità
una lunga sciarpa di lana che mi protegge come un abbraccio
l'indignazione
la lucidità dei suoi articoli
Un'altra frase che si era annotato, di Gregorio Magno: "Se la verità provoca uno scandalo, meglio accettare lo scandalo che abbandonare la verità.
la nostalgia di quello che ci hanno tolto
la convinzione che il terrorismo e la violenza si combattono rendendo la società più  giusta
la consapevolezza che migliorare le cose è molto difficile, ma è possibile
la bellezza del mare in inverno
un canguro di peluche
la vita



Elenco delle motivazioni della sciagura secondo la perizia della Procura
(legge Lilli Centofanti, sorella di Davide Centofanti, morto nel crollo della casa dello studente a L'Aquila)

Non sono mai stati effettuati accertamenti circa l'idoneità dell'edificio al previsto cambio di destinazione d'uso. Era un edificio adibito a: magazzini, uffici e civile abitazione.
L'edificio era stato tenuto in uno stato di cattiva manutenzione per quanto concerne gli elementi strutturali.
Le armature alla base dei pilastri risultavano in pessime condizioni.
La qualità del calcestruzzo impiegato era scadente.
Il progetto strutturale dell'edificio era caratterizzato da gravi errori di impostazione e di calcolo.
In una zona altamente sismica non si era tenuto conto della forza dell'azione sismica.
Era stato realizzato un ulteriore piano seminterrato rispetto all'unico previsto nel progetto.
Erano state realizzate opere difformi dalle autorizzazioni asserite.


Elenco di frasi di Enzo Biagi sull'Italia
(leggono Fabio Fazio e Roberto Saviano)

Gli italiani non esistono. Nessuno è riuscito neppure a catalogarli. Venire al mondo a Palermo o a Catania, è già una classifica. Qui si può morire di mafia come di cassa integrazione.
Chi sottovaluta gli italiani sbaglia. Abbiamo risorse imprevedibili. Quando un partito va male, i responsabili non si sgomentano: lo rifondano.
Gli italiani campano soprattutto per quello che non dipende da loro: il sole, la bellezza dei luoghi, la bontà dei cibi, e le opere d'arte che hanno ereditato e di cui non si curano gran che.
Ogni ottocento italiani, uno è presidente: del condominio, della Pro Loco, della squadra di calcio, di una qualche confraternita di mangioni.
Qui si condona, si esonera, si appella, si grazia. Non si previene mai, se va bene si risana. Il bilancio, il fiume inquinato, la finanza pubblica.
è sempre stato difficile avere vent'anni, e non sarà mai semplice essere italiani.
Eppure così com'è, ingiusta e anche crudele, l'Italia io la trovo insostituibile. Non è la migliore, ma è umana. Ha rispetto della vita. Chiesero alla moglie di Manzù perché le piacevano le sculture del marito. "Perché le fa lui", disse. Mi piace l'Italia: perché mi ha fatto.


Elenco delle cose che ancora oggi Machiavelli avrebbe  da dire a chi governa il popolo italiano
(legge Dario Fo)

Sia chiaro: i consigli che il Segretario della Repubblica di Firenze dedicava al Principe in verità non sono a lui rivolti ma alla popolazione intiera del proprio regno. In poche parole si tratta di un vero e proprio machiavello col quale, fingendo di parlare al signore, si vuol dar l'avvisata ad ogni cittadino di come si articola e con quali trucchi si muove la macchina del potere.
Ecco il primo consiglio:
«Durante le tue concioni ai sudditi, Signore, se ti serve, non ti far niuno scrupolo di mentire, ma quella menzogna, bada bene, bisogna che tu la vada ripetendo in tempo breve per due, tre, financo sette volte e più di modo che, al fine, nelli orecchi di chi ti ascolta il falso si sarà trasformato in una pura e inconfutabile verità.»
La seconda avvisata l'è questa:
«Recorda che quei privati che per astuzia e appoggio della fortuna accumulata divengono prìncipi, con poca fatica ci riescheno, ma appresso, di molte altre corruzioni debbon giovarsi per mantenerlo quel potere. Perché dentro lo tuo governo fazioni continue se formeranno fino a trascinare entro una immancabile rovina te e tutti i tuoi consoli e consolatori.»
Ecco il terzo suggerimento:
«Assumi sempre nel tuo governo cortigiani scaltri d'ingegno e anco in truffalderia... meglio se questi si trovano sotto scacco della legge così potrai proteggerli da ogni incriminazione... in tal modo costoro ti saranno grati e alla tua più completa mercé. Ma quando le loro infamie saranno interamente scoperte dalla popolazione e dai giudici presentati al popolo tutto colmo d'indignazione e subitamente liberati di quella malagente...gridando via i traditori, badando bene di non farti trarre nel baratro con loro.»
E il quarto consiglio recita:
«Non farti mai cogliere nella condizione d'essere ricattato e ricattabile... ma nell'attimo in cui un accusatore ti andasse trascinando con le sue testimonianze nel pubblico ludibrio, tu appronta subito la contromossa nella quale lo sparlatore verrà accusato di atti indegni tali da trascinarlo a sua volta nel fango più putrido... non importa se poi appresso le tue accuse risulteranno false e artatamente concepite. Basta che tu, avanti a quelle calunnie le faccia pronunciare da un tuo tirapiedi ben conosciuto come fabbricante di infamie. E quel tuo servente nel processo verrà punito, tu ritenuto completamente innocente, e la vittima galleggerà per lungo tempo in quella palude di infamità.»
Quinto ed ultimo consiglio:
«Tieni a mente, Signore, che se una città e suo territorio tu giongi a conquistare, all'immediata tu debbi indagare de quello populo per conoscere de come ell'é stato governato innanzi che tu l'abbi ridotto in tua soggezione. Se scuopri che esso populo non sia uso a partecipare a governo del Comune in niuna forma e quindi nulla conosce dei suoi natural diritti del esser partecipe alla conduzione de esso governo, mantienlo come l'hai truovato. Non concedere a questi toi novi sudditi privilegio alcuno del qual non siano usi godere.  Se tu gliene facessi dono essi non intenderebbero mai la ragione di cotesta tua magnanimità e cadrebbero in grave sospetto.  Ma se tu, dopo aver assoggettato una città con suo territorio, venissi a scoprire che quello populo che ci abita da sempre è stato uso a governarsi da se solo, con proprie leggi liberamente decretate e podestà e gestori di governo eletti coi rituali comuni alla democrazia, non soffermarti a volerla governare quella gente: prosegui lungi da quella popolazione imperocché altrimenti te ne verrebbe gran danno.  Se poi tu, al di fuor d'ogni ragione o consiglio, vorrai tener soggetta  sotto dominio quella città e territorio, ti sarà soluzione unica che tu procuri di ruinare, di occidere dentro quelle mura ogni uomo e femmina… occidi anco i figlioli loro senza arrestarti dinnanzi agli infanti, e occidi anche quelli ancor non nati, chiocciolati nello ventre de loro madri... poiché il sapore di libertà alberga già in quelle picciole menti da che han vita, e nascono con quella volontà d'esser liberi, fissata a tal punto che sempre, in ogni momento si getteranno in forsennati tumulti contro di te per rifarsela propria, quella libertà… ad ogni condizione». Inteso, hai?


Elenco delle cose che ha visto per le strade di Luanda, Angola
(legge il responsabile di Save the Children Italia, Francesco Aureli)

Ho visto bambini orfani di tutto e adulti dormire e fare i bisogni lungo la strada
La forza degli anziani delle comunità locali e la loro consapevolezza di potercela fare da soli
Ho visto lamiere, lamiere, lamiere …sono i tetti delle baraccopoli
Ho visto decine di ragazzini, a piedi nudi tra i rifiuti, che giocano a calcio
L'Albero dell'Uomo, pianta sacra sotto la quale avvengono le discussioni pubbliche
Ho visto una mucca pelle e ossa che bruca la terra
Ho visto bambini vestiti di stracci che sniffano colla
Un altro volontario, che si avvicina ad un malato, che gli sorride …e non capisci chi dei due sta aiutando l'altro
La morte   …accolta come fosse parte della vita


Elenco delle cose che ho visto per le strade di Torino
(legge Ernesto Olivero, fondatore del Sermig)

Avevo 9 anni, arrivavo dal sud. Ho visto un cartello: "Non si affitta a meridionali". Poi ne ho visti altri: "Non si affitta a stranieri". Adesso vedo tanti meridionali, piemontesi, stranieri … senza casa e senza lavoro.
Ho visto uomini e donne scappati dalla fame o dalla guerra, rifarsi una vita a Torino. Vedo che ora, per tanti di loro non c'è più posto.
Ho visto un ingegnere famoso togliere chiodi da vecchie travi. Con lui migliaia di giovani, per fare di un arsenale militare un arsenale di pace, pieno di pace
Ho visto il direttore del carcere mettercela tutta per dare dignità e lavoro ai detenuti.
Ho visto e continuo a vedere una donna che assiste da anni con amore suo marito, paralizzato e incosciente in un letto. Molti amici a turno l'aiutano, non lo lasciano mai solo
Ho visto uomini di pensiero laico dialogare con tutti.
Ho visto uomini di Dio fidarsi della provvidenza e spendersi per gli altri, per gli ultimi


Elenco delle cose che ha visto sotto le strade di Bucarest
(legge Franco Aloisio, di Parada)

Ho visto gruppi di bambini, inseguiti dalla polizia, rifugiarsi nei tombini, per non esser catturati.
Ho sentito il gelo invernale di Bucarest e il senso di salvezza nel caldo dei canali sotterranei dove corrono le tubature dell'acqua calda.
Sono sceso nei canali, dove i bambini ricostruivano le loro nuove  famiglie con i loro compagni di sventura.
Ho visto una banda di ragazzini di strada rubare un giocattolo ad un bimbo di famiglia e, di fronte al suo pianto, ridarglielo.
Sotto le strade di Bucarest qualcuno mi ha detto "nel momento in cui mi hai rispettato, ho capito che mi volevi bene"
Ho rincorso un clown franco-Algerino, Miloud Oukili, con gruppi di ragazzini di strada, stregati dalla sua magia, che oggi sono diventati veri artisti
E soprattutto ho capito che non esistono bambini di strada, ma bambini dimenticati in strada da adulti, e che questi adulti siamo tutti noi.


Elenco delle cose che ha visto per le strade di Kabul
(legge la presidente di Emergency, Cecilia Strada).

Ho visto ragazzini vestiti da soldato, con in mano fucili più grandi di loro.
Ho visto ventitré bambini delle elementari arrivare in ospedale insanguinati. Erano a scuola, quando un razzo è atterrato sulla loro aula. Uno mancava all'appello: era morto sul colpo.
Ho visto le case distrutte dai sovietici, dai mujaheddin, dai talebani, dagli occidentali.
Ho visto le case nuove e pacchiane come torte nuziali, di chi è diventato ricco con i soldi dell'oppio, delle armi, della corruzione.
Ho visto donne togliersi il burqa per le telecamere, in cambio di qualche dollaro, poi le ho viste ricoprirsi e tornare a mendicare.
Ho visto mezzi blindati: troppo blindati per essere una missione di pace, ma non abbastanza blindati per salvare la vita dei soldati che li guidano.
Ho visto decine di ragazzini mutilati dallo scoppio di una mina. E quando chiedi com'è successo ti dicono: "Portavo le pecore al pascolo, raccoglievo la legna. Giocavo".
Ho visto donne che ti mettono in braccio il loro ultimo figlio: portalo via di qui, dagli una vita migliore, se puoi.
E ho visto elicotteri da guerra fare ombra agli aquiloni, nel cielo di Kabul.



Elenco delle cause che incombono, quelle ancora in vita, solo quelle civili
(legge Milena Gabanelli)

Parlo sempre degli altri, e va a finire che mi fanno causa e poi si parla del fatto che ho tante cause, 30, 40, 50, lievitano.  Bene questa sera le elenco, solo le cause civili, quelle penali si contano sulle dita delle due mani e quando me ne arriva una brindo (spiegherò perché). 

Operatore telefonico H3G: 137 milioni
Nagib Sawiris (wind) 10 milioni
Cesare Geronzi 10 milioni
Mario Ciancio Sanfilippo (editore e vicepresidente ANSA) 10 milioni
Salvatore Ligresti 5 milioni
Antonio Angelucci   20milioni
Antonio Angelucci 3 milioni
Fondazione s. raffaele della famiglia Angelucci  5  milioni
Fondazione s. Raffaele della famiglia Angelucci 10 milioni
Tosinvest della famiglia Angelucci 6 milioni
Libero  (della famiglia Angelucci) 5 milioni
stefano ricucci  10 milioni
Il re della carne Cremonini 12 milioni
Fabrizio bona (Wind) 5.500.000
Avv. Luca Ponti 1 milione
Romano Marabelli (ministero della Salute) 250.000
Ernesto Ferlenghi (dell'Eni) 500.000
Luca Simoni – ex direttore cassa risparmio S. Marino 1 milione
Giuseppe Nucci manager della Sogin 225.000 euro
Società sanmarinese Karnak   lascia decidere al tribunale l'importo
Ex assessore Mario Di Carlo  lascia decidere al tribunale l'importo
Silvio Berlusconi – siamo in attesa di ricevere notifica
TOTALE  per ora 251 milioni di euro

Siccome per legge una parte di questi soldi l'azienda per cui lavoro li deve accantonare nel fondo rischi (almeno una ventina di milioni) ho pensato di essere un problema serio, visto che le cause durano dai 3 ai 10 anni.
Mi sono consultata con l'uomo-azienda per chiedergli consiglio.
Risposta " per fortuna che c'è questo accantonamento forzato…. sono dentro ad un salvadanaio…e siccome te le cause le vinci,
siamo sicuri di ritrovarli. …tu non sei un problema, sei una risorsa…stanno là capisci, e nessuno se li può maggnà.
Ecco, ho pensato, le cose dipende da come le guardi. Pensavo di essere un problema e invece sono un salvadanaio.


Elenco degli ostacoli che deve superare ogni mattina per accompagnare i suoi figli a scuola
(legge Costanza Boccardi, mamma napoletana)

Se la scuola non è pericolante, allagata, devastata dai vandali, occupata da senzatetto incolpevoli, allora parto mezz'ora prima perché da quando hanno accorpato le scuole, devo fare più strada e l'autobus passa ogni 40 minuti.
Impreco contro le buche, perché a Napoli quando piove si aprono più strade che ombrelli.
Mi fermo a comprare la carta igienica e il sapone perché non ci sono i soldi per il materiale igienico-sanitario.
Aggiro, perché sono troppo alti per poterli scavalcare, cumuli di immondizia stillante liquami.
Evito lo scarico fognario esterno, che gocciola da un mese sulle scale d'ingresso.
Non possiamo chiamare i Vigili del Fuoco perché sarebbero costretti a chiudere anche questa scuola, che ci ospita da quando la nostra è chiusa per lavori, cioè dal 2003
Ringrazio la maestra che è venuta a scuola con la febbre perché non ci sono soldi per le supplenti.
Invidio le mamme di Milano per il tempo pieno: a Napoli solo 2 su 100 ne hanno diritto.
Infine vorrei aiutare la mamma del compagno disabile di mio figlio Leone che dovrebbe avere sempre l'insegnante di sostegno e invece ce l'ha solo dalle 9.30 alle 10.30 e poi va via. E nessuno lo sostiene più.


Elenco dei pensieri di una ricercatrice sul tetto dell'Università di Roma
(legge Francesca Coin, uno dei ricercatori che manifestano contro la riforma dell'Università)

Almeno da quassù riesco a vedere l'orizzonte
Ci hanno detto che difendiamo i baroni. Ma qui sul tetto non se ne vede uno
Dopo dieci anni che faccio ricerca, devo ancora spiegare a tutti a cosa serve il mio lavoro
Dicono che i concorsi sono truccati. Per capire se è vero, mi piacerebbe poterne fare almeno uno
L'Università di Stato deve dimagrire, così può ingrassare l'Università privata
Gli scippi mi hanno sempre fatto paura. Ma non sapevo che si potessero scippare anche le Borse di studio
Sui tetti si sogna. Si sogna un'università pubblica, libera e aperta
Sono stanca di sentirmi dire che sono troppo giovane, che sono troppo vecchia, che ho pubblicato poco, che ho pubblicato troppo, che sono troppo autonoma, che sono troppo dipendente, che sono stata troppo all'estero, che non ci sono stata abbastanza.
Forse vado via da questo paese. Perché non posso più sentirmi inutile dopo tanti anni di ricerca
Forse rimango qui. Perché se se ne vanno i ricercatori, portano via il futuro. E senza futuro, il mio paese muore


Elenco del peggio e del meglio della scuola
(legge lo scrittore Domenico Starnone)

La scuola peggiore è quella che si limita a individuare capacità e meriti evidenti. La scuola migliore è quella che scopre capacità e meriti lì dove sembrava che non ce ne fossero.
La scuola peggiore è quella che esclama: meno male, ne abbiamo bocciati sette, finalmente abbiamo una bella classetta.  La scuola migliore è quella che dice: che bella classe, non ne abbiamo perso nemmeno uno.
La scuola peggiore è quella che dice: qui si parla solo se interrogati. La  scuola migliore è quella che dice: qui si impara a fare domande.
La scuola peggiore è quella che dice: c'è chi è nato per zappare e c'è chi è nato per studiare. La scuola migliore è quella che dimostra: questo è un concetto veramente stupido.
La scuola peggiore è quella che preferisce il facile al difficile. La scuola migliore è quella che alla noia del facile oppone la passione del difficile.
La scuola peggiore è quella che dice: ho insegnato matematica io? Sì. La sai la matematica tu? No. 3, vai a posto. La scuola migliore è quella che dice: mettiamoci comodi e vediamo dove abbiamo sbagliato
La scuola peggiore è quella che dice: tutto quello che impari deve quadrare con l'unica vera religione, quella che ti insegno io. La scuola migliore è quella che dice: qui si impara solo a usare  la testa.
La scuola peggiore rispedisce in strada chi doveva essere tolto dalla strada e dalle camorre. La scuola migliore va in strada a riprendersi chi le è stato tolto.
La scuola peggiore dice: ah com'era bello quando i professori erano rispettati, facevano lezione in santa pace,  promuovevano il figlio del dottore e bocciavano il figlio dell'operaio. La scuola migliore se li ricorda bene, quei tempi, e lavora perché non tornino più.
La scuola peggiore è quella in cui essere assenti è meglio che essere presenti. La scuola migliore è quella in cui essere presenti è meglio che essere assenti.


Elenco di quello che per me significa legalità
(legge Don Ciotti)

«Legalità è il rispetto e la pratica delle leggi. È un'esigenza fondamentale della vita sociale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune». Sono parole di un documento del 1991 della Chiesa italiana.
Legalità non sono, quindi, solo i magistrati e le forze di polizia, a cui dobbiamo riconoscenza e rispetto. Legalità dobbiamo essere tutti noi.
Legalità è responsabilità, anzi corresponsabilità.
Legalità sono quei beni confiscati alle mafie e destinati a uso sociale. Per quella legge "Libera" raccolse, quindici anni fa, un milione di firme.
Legalità sono il pane, l'olio, il vino che produciamo nelle terre confiscate alla mafia. Tremila giovani sono arrivati dall'Italia e dall'estero per dare una mano, per formarsi, per approfondire!
Legalità è l'attenzione ai famigliari delle vittime innocenti delle mafiee ai testimoni di giustizia. Sabato eravamo a Terrasini, in provincia di Palermo, con 400 famigliari. Persone che hanno avuto la forza di trasformare il dolore in impegno e chiedono tre cose: giustizia, verità, dignità. Ci hanno guidato per le strade di Milano, lo scorso 21 marzo: eravamo in 150mila. Con loro è nata nel 1995 la "Giornata della memoria e dell'impegno", che quest'anno sarà a Potenza.
Legalità sono quei percorsi che Libera anima in oltre 4500 scuole, quei protocolli firmati con circa il 70% delle università. E poi i progetti con alcune istituzioni e col ministero, la "nave della legalità", la "carovana antimafie" che attraversa ogni regione d'Italia.  «La mafia teme la scuola più della giustizia. L'istruzione taglia l'erba sotto i piedi della cultura mafiosa» diceva Nino Caponnetto.
Non può esserci legalità senza uguaglianza! Non possiamo lottare contro le mafie senza politiche sociali, diffusione dei diritti e dei posti di lavoro, senza opportunità per le persone più deboli, per i migranti, per i poveri. Legalità sono i gruppi e le associazioni che si spendono ogni giorno per questo.
Legalità è la nostra Costituzione. E' il nostro più formidabile testo antimafia. Le mafie e ciò che le alimenta – l'illegalità, la corruzione, gli abusi di potere – si sconfiggono solo costruendo una società più giusta.
Legalità è speranza. E la speranza si chiama "noi". La speranza è avere più coraggio. Il coraggio ordinario a cui siamo tutti chiamati: quello di rispondere alla propria coscienza.


Elenco delle cose di cui ha bisogno per combattere la mafia
(legge il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso)

Ho bisogno che la lotta alla mafia sia posta tra le priorità nel programma di qualsiasi partito e che le leggi per contrastarla ricevano voto unanime.
Ho bisogno che imprenditoria, burocrazia, politica, rappresentanti delle istituzioni e delle professioni, insomma l'area grigia contigua alla mafia, non intrecci relazioni con essa, formando cricche e reti criminali per gestire i loro lucrosi, comuni affari.
Ho bisogno che ai giovani delle forze dell'ordine, agli operatori di giustizia, ai magistrati, che tanti successi hanno conseguito con dedizione, con sacrifici, con rischio della vita, non manchino risorse, tecnologie, incentivi economici, ma anche autovetture, carburante, carta, etc..
Ho bisogno che nel reato di scambio elettorale politico mafioso oltre al danaro sia compresa qualsiasi utilità in cambio della promessa di voto.
Ho bisogno di conoscere tutti i segreti della mafia, i suoi progetti criminali, le sue strutture, i suoi traffici, le sue relazioni esterne attraverso pentiti e testimoni di giustizia, che vanno incentivati, e attraverso le intercettazioni, che, nel rispetto della privacy, del segreto investigativo e senza imporre bavagli all'informazione, non vanno limitate.
Ho bisogno che i beni sequestrati e confiscati ai mafiosi siano al più presto destinati all'utilità dei cittadini.
Ho bisogno, per evitare che i boss mafiosi continuino a comandare dal carcere, che il regime del 41 bis sia applicato in strutture adeguate e in maniera efficace.
Ho bisogno che siano rapidamente sciolte le amministrazioni locali ed allontanati i funzionari infedeli, quando si pongono al servizio degli interessi e dei privilegi dei mafiosi.
Ho bisogno che all'estero, dove l'Italia è apprezzata per la strategia e gli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata, non ci siano Stati-rifugio per i tesori della mafia, della corruzione, dell'evasione fiscale.
Ho bisogno di una legge sull'autoriciclaggio, per indagare, cosa attualmente non consentita, su chi commette un reato e poi ne occulta i profitti.
Ho bisogno di politiche di sviluppo che diminuiscano gli squilibri tra Nord e Sud, che non trattino il Sud come un vuoto a perdere, di quelli che…tanto si arrangiano, tanto si ammazzano tra di loro.
Non ho bisogno per combattere la mafia dell'annunciata riforma della giustizia, almeno di quella che propone la separazione delle carriere, un Consiglio Superiore della magistratura solo per il pubblico ministero, l'appellabilità delle sentenze solo da parte del condannato, leggi ad personam, termini iugulatori per le varie fasi processuali che portano all'impunità degli imputati.
Ho bisogno, invece, di una riforma della giustizia che tenda a ridurre drasticamente il numero degli uffici giudiziari, a rendere più agile e veloce il processo penale, a rivedere il sistema delle impugnazioni, ad eliminare quelle garanzie soltanto formali, che consentono strategie dilatorie, funzionali a scarcerazioni o prescrizioni.
Ho bisogno di stare attento a coloro che più che riformare la giustizia e curarne i mali secolari vogliono riformare i magistrati, delegittimarli, intimidirli, renderli inoffensivi, considerarli un cancro da estirpare.
Ho bisogno di quei magistrati, antropologicamente diversi, che riconoscono nei principi costituzionali, dell'obbligatorietà dell'azione penale, della dipendenza della polizia giudiziaria dal pubblico ministero e dell'autonomia e indipendenza della magistratura, un patrimonio insostituibile di democrazia, da difendere, anche da parte di tutti i cittadini, non come un privilegio di casta, odioso, come tutti i privilegi, ma come principi funzionali alla domanda di giustizia che alta si leva dalla società;
di quei magistrati, che pur non essendo stati eletti dal popolo, si distinguono per il rigore etico, per la strenua ed inflessibile difesa della cosa pubblica, delle istituzioni e della società;
di quei magistrati, matti o utopisti, che ancora credono che in Italia si possa riuscire a processare, oltre ai mafiosi ed ai mandanti delle stragi, anche la mafia dei colletti bianchi, gli infiltrati nelle istituzioni, i corruttori di giudici, di pubblici funzionari e di politici, coloro che creano all'estero società fittizie per riciclare denaro sporco;
di quei magistrati che, come me, dinanzi alle bare rivestite del tricolore, dei berretti degli agenti di scorta e delle toghe dei magistrati Falcone e Borsellino, giurarono che la loro morte non sarebbe stata vana e che per questa Italia unita, al Nord come al Sud, sono pronti a dare la vita.


Elenco delle più belle battute di Silvio Berlusconi. Sono tutte vere, tranne una, che è mia
(legge Antonio Cornacchione)

"Non è vero che racconto barzellette, anzi disistimo chi lo fa
"La sapete quella del negro che cerca una stanza  a Rimini?" E quella del bambino che chiede al papà: "Lo sai perché le uova di gallina quando cadono si rompono? Perché sono fatte col sedere" 
Mia moglie mi ha annunciato che avrebbe fatto le valigie. Io le ho chiesto se tornava da sua madre e lei mi ha risposto: "Le valigie sono le tue" 
"Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza… Al confino" 
Alla conferenza Fao di Roma sulla fame nel mondo: "Bisogna accorciare gli interventi perché la nostra non sarà una tragedia, ma anche noi abbiamo fame e bisogna andare a pranzo"
"Io nella vita ho sempre fatto beneficenza, ma sempre riservatamente, senza dire niente  a nessuno. Mi vergogno anche di aver detto pubblicamente dei 10 miliardi che ho dato a don Gelmini e del miliardo che ho versato ai Salesiani".
"In Rai non sposterò nemmeno una pianta"
"La Rai è una vera e propria macchina da guerra contro di me. E anche le mie televisioni mi remano contro" 
Entro dicembre sarà pronto il progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto; "Napoli sarà libera dai rifiuti entro tre giorni"; "Sconfiggerò il cancro entro tre anni"
"Sono stato io il primo uomo sulla luna ma non se n'è mai saputo niente perché sono atterrato sulla metà non illuminata"  
Sono stato come il principe azzurro con le zucche. Gli ho fatti diventare tutti onorevoli.
"Vi presento l'On. Giuseppe Palumbo. Ecco un uomo che  ha le mani in pasta... È ginecologo!" 
La nipote di Mubarak… "Ruby? Sono una persona di cuore e aiuto chi ha bisogno"
"Sono incapace di dire no. Per fortuna sono un uomo e non una donna". 
"Meglio amare le belle ragazze che essere gay" 
"No, non ho parlato di pena di morte con i leader cinesi. D'altra parte bisogna pensare al rapporto col numero degli abitanti. I cinesi sono talmente tanti…".
Ha detto di Bossi: Giuda, traditore, pataccaro.
Ha detto di Prodi: è un gran bugiardo pericoloso per tutti noi
Ha detto della Bindi: è più bella che intelligente. 
Ha detto dei giudici: Ci sono toghe che sono come la banda della Uno bianca. 
"Per votare centrosinistra bisogna essere coglioni".
L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio.
Se tutti i nostri grandi progetti per il Paese non verranno realizzati, me ne tornerò a casa mia, dove sto tanto bene 
Berlusconi ai suoi: Ci vuole sobrietà
La mia battuta era quella della Luna… ma gliela regalo.


Elenco della tv che ci piace
(legge Susanna, operatrice di ripresa Rai)

La tv che ci piace è quella che ci pone in grado di rappresentare una finestra sul mondo, e non il mondo visto dalla finestra.
La tv che ci piace è quella che ci ha consentito di fare squadra, ponendo il meglio della nostra professionalità al servizio di un progetto degno, piccolo o grande che sia.
La tv che ci piace è quella che lascia spazio a tutta la gamma della commozione, con l'unica eccezione del riso sguaiato  e della lacrima a comando.
La tv che ci piace è quella che quando la spegni ti lascia il cuore un po' più contento.
La tv che ci piace è quella che ci riconsegna il senso di appartenenza a una grande azienda di servizio pubblico.

L'edicola

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Il settimanale, da venerdì 25 aprile, è disponibile in edicola e in app