Cultura
26 marzo, 2010

Monumento al silenzio

In The Artist Is Present' (al MoMA di New York fino al 31 maggio) Marina Abramovic si sottopone a una prova di resistenza fisica e psichica, rimanendo seduta e immobile davanti al pubblico

Il progetto è titanico: rimanere seduta e immobile dinanzi al pubblico per tre mesi, senza parlare o comunicare, per stabilire soltanto un contatto d'occhi. E questo silenzio non sarà solo confinato al territorio della mostra, ma all'ambito della sua vita, spingendola ad una solitudine assoluta.

È quanto offrirà Marina Abramovic (1946), in 'The Artist Is Present' (Museum of Modern Art, New York, fino al 31 maggio) una performance dal titolo impostato sulla doppia lettura di 'presenza' e di 'dono' di sé. Una prova di resistenza fisica e psichica non nuova all'artista che, dal 1973, si è cimentata in imprese in cui il training corporale e spirituale si è tradotto in eventi che l'hanno vista mutilarsi il corpo con coltelli e lamette, rischiare di morire in un cerchio di fuoco e sostituirsi a una prostituta olandese.

Mentre dal 1976, collaborando con il partner Ulay, ha prodotto scontri con spazi e materie, fino a percorrere l'intero tragitto della muraglia cinese. Ispirandosi ai metodi zen è pervenuta a un totale controllo della propria corporalità così da poter convivere con pitoni o a sedersi per ore su ossa sanguinolente per rimuoverne la carne in memoria delle stragi di guerra. Un richiamo al potenziale della persona che, se intende dare sostanza e senso all'arte, deve essere pronta a sacrificarsi, come Van Gogh, per esaltare il suo 'corpo glorioso' così da sprigionare energie nervose e tragiche che superano tutti i limiti.

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