Anna Diamantopoulou, l'ex commissario europeo all'occupazione, oggi ministro greco dell'Educazione, è riuscita – complice la crisi economica - in quello in cui per anni i suoi colleghi hanno fallito. Il parlamento ha approvato venerdì scorso la riforma del sistema educativo greco, uno dei più arretrati d'Europa.
«Quando lo scorso novembre ho annunciato le riforme che sono state approvate venerdì scorso c'erano molti ministri del passato che mi hanno detto che non sarebbero mai passate. E che se le avessimo portate in parlamento le scuole sarebbero rimaste chiuse per settimane. Adesso, sì certo c'è stata opposizione, ma ci sono stati solo due giorni di sciopero e il parlamento le ha passate. Se ci fossero state solo queste riforme sarebbero state un grande evento ma ora con la crisi sono diventate un dettaglio».
Sono in molti a criticare le misure anti-crisi come inique...
«Il compito di questo governo era salvare il Paese. E noi non abbiamo avuto nessun tempo e nessuna possibilità di pensare a un paiono triennale. Avevamo fino al 19 maggio 2010, altrimenti il paese avrebbe fatto default. La questione era semplice: salvare o non salvare il paese. Non è stato facile per nessuno di noi. Nella riunione del consiglio dei ministri in cui abbiamo deciso di varare le misure, ci siamo detti: lo facciamo e non ci preoccupiamo delle conseguenze elettorali. E' stata una riunione drammatica. Non è stato facile per il governo fare tutto in una notte, visto che nei prossimi mesi dovremo riformare il mercato del lavoro, il sistema pensionistico, il settore pubblico, quello educativo, la riforma sanitaria, tutte riforme strutturali che aspettano da anni e che dovremo fare nei prossimi mesi con un'amministrazione molto lenta. Certo che nel fare tutto questo abbiamo fatto errori. E, per rispondere alla domanda, le misure non sono eque. E' ovvio. Ma allo stesso tempo abbiamo fatto più di quello che potevamo a sfavore delle grandi società: abbiamo alzato le tasse. Certo non troppo. Sappiamo che molti di loro potrebbero lasciare il paese e trasferirsi a Cipro. Non è così facile stimolare la crescita e contemporaneamente modernizzare il Paese. Abbiamo liberalizzato le libere professioni a partire dagli avvocati. Ci sarà competizione e questo porterà a un cambiamento dei compensi minimi. Tutte queste riforme dovranno essere implementate entro al fine di settembre».
«Il problema più grande della Grecia è che non ha una base produttiva. Il turismo è diventato debole e il settore energetico è così burocratico e il mercato così chiuso che nessuno può entrare. In questi due settori, che avrebbero potuto portare nuova linfa, niente ha funzionato. E se non apriamo il mercato saremo nei guai. L'85 per cento dei ragazzi tra i 19 e 20 anni vogliono avere una posizione nel settore pubblico. Soltanto a guardare cosa desidera un giovane greco si può capire cosa rappresenta in Grecia il settore pubblico. Si vuole entrare per avere un buon salario, per rimanere tutta la vita. Uno dei risvolti della crisi è che la gente sarà obbligata a fondare la propria società. Mio padre è andato in pensione a 59 anni con il 115 per cento della pensione. Certo era molto tempo fa: ma questa era la Grecia. Negli anni ila pensione è scesa all'85 per cento e poi al 75 per cento e ora arriverà al 65 per cento del reddito medio. Un cambiamento enorme».
Che ruolo ha avuto il sistema educativo nella crisi?
«Se accettiamo che uno dei fattori della crisi è la mentalità, allora si che l'educazione ha giocato un ruolo nella crisi, così come è, tutta incentrata sul singolo individuo e non sulla collettività, sulla cooperazione. È tutto sul lavoro e successo del singolo. C'era troppo individualismo a scuola e, di riflesso, nella società».
Che effetto avrà la crisi sui teenager di oggi?
«Per superare questa crisi i nostri dovranno credere che la meritocrazia esiste davvero e che ci sono opportunità per loro. E opportunità non solo nel settore pubblico ma anche in quello privato. Al momento non possiamo offrire loro questo scenario ma speriamo di poterlo fare tra un paio d'anni. Questa è la nostra sfida maggiore: dare alla popolazione che c'è una visione, c'è un futuro, ci sono opportunità. Adesso non ci crede nessuno. (...) Il nostro grave pericolo è quello della perdita dei nostri cervelli. Questa è la questione principale sul tavolo: come li possiamo tenere qui? Come potranno partecipare alla costruzione della nostra Grecia? Credo tramite cambiamenti all'università e nel settore della ricerca. Cercheremo di riportare indietro alcuni cervelli che ora sono all'estero e li pagheremo per aiutare a risolvere i nostri problemi. Il mio sogno è dare l'opportunità a giovani menti brillanti non soltanto di diventare ricercatori ma di fondare la propria società. (...) La crisi greca ma più in generale quella europea può essere un'opportunità – ed è l'unico modo in cui possiamo permetterci di guardarla – per lavorare in un modo diverso. Questa crisi può essere la madre di nuove opportunità o altrimenti siamo perduti. I greci, ma credo che gli italiani siano simili, quando le cose diventano davvero difficili, tirano fuori persone e idee che salvano la situazione. L'ho visto accadere molte volte nella nostra storia».
Quale è lo scopo della riforma del sistema scolastico?
«Vorrei che i ragazzi passassero da un sistema di apprendimento passivo ad uno attivo. Adesso ai ragazzi viene detto cosa fare e loro memorizzano le informazioni. Studiano molte ore ma il risultato non è all'altezza. Vorremmo trasformare lo studio in un'attività più attiva piacevole e interattiva. E poi vorremmo eliminare le ineguaglianze del sistema, sociali, economiche e regionali. Vogliamo cambiare la scuola e la mentalità dei genitori. Per farlo abbiamo organizzato un training massiccio di tutti gli insegnanti e acquisteremo infrastrutture informatiche per dare vita a quella che chiamiamo la classe digitale.»
Queste trasformazioni coinvolgono la scuola dell'obbligo?
«La scuola primaria e secondaria. A giugno annunceremo anche una trasformazione del sistema universitario, ma una cosa alla volta. Per ora abbiamo cambiato le priorità del sistema educativo, le regole di accesso al sistema e per la prima volta in 25 anni abbiamo anche introdotto un sistema di valutazione della classe. Ogni classe dovrà presentare un programma con degli obiettivi in cinque aree da noi identificate, e a giugno dovranno mostrare alla comunità cosa hanno fatto durante l'anno. Nei primi due anni il sistema sarà volontario e flessibile dopo due anni diventerà più rigido. Ma già così non è stato facile introdurlo».
«In questo momento non potremo aumentare i salari. Invece chiederò a tutti gli insegnanti, tutti e 180 mila, di aiutare i ragazzi a concentrarsi su meno argomenti, più a lungo, in modo che non dovranno studiare il pomeriggio a casa. Dobbiamo migliorare le scuole pubbliche, e fare in modo che i genitori non debbano più cercare e pagare aiuto per i loro figli al di fuori della scuola (ndr: al momento le lezioni di sostegno extra scolastico sono indispensabili per riuscire a superare gli esami di ammissione all'università, visto che l'insegnamento della scuola primaria e secondaria è scadente). Inoltre cercheremo di tirare fuori gli insegnanti dai ministeri (decine di migliaia di insegnanti non sono impiegati nelle scuole ma nei ministeri coem impiegati) e li riporteremo a scuola e da settembre saranno anche loro formati. Il 50 per cento tornerà a scuola a settembre e due terzi nel 2011».