Onorevoli lettori, è nelle responsabilità di questo blog un tentativo di chiaroveggenza sulle prossime due partite del Mondiale.
L'esperienza di pronostico sui quarti si è conclusa in moso semionorevole. Indovinate Olanda e Spagna, perso al 120mo il Ghana, bucata l'Argentina e il modo ancor m'offende. E figurarsi gli argentini.
Una previsione può essere di due tipi: calcolo oppure augurio, secondo che prevalga la testa o il cuore. RdM le prova entrambe o, per usare il lessico arcaico odiato da molti lettori, le eseguisce amindue.
Germania-Spagna. È una partita impronosticabile. La testa dice Germania. I tedeschi, se non beccano il morbo di ShakaZulu da qui alla partita sono i più in forma del torneo. Nessuno corre quanto loro e il loro gioco a due tocchi, rapido, essenziale e molto italiano, è meno dispendioso fisicamente di quello dei pallettari spagnoli. Per gioventù, siamo a pari. Per esperienza, prevale la Spagna. Ma le furie rosse sono andate in crisi contro il flipper paraguaiano, fatto di pressing e corsa. Inoltre, ci sono legittimi dubbi sulla tenuta difensiva di Sergio Ramos, Busquets e Piqué, autore di un fallo da rigore contro il Paraguay tanto pacchiano quanto poco necessario. È l'abitudine a giocare in una grande squadra protetta dagli arbitri in campionato. Ma è una cattiva abitudine a questo punto di un mondiale, dove nessun arbitro vuole mostrare sudditanza psicologica.
Il cuore dice Spagna. Primo motivo: amore per Iniesta e, solo un po' meno, per Xavi. Villa poi è in stato di grazia. Dovrebbe giocare prima punta, come fa quando Del Bosque sostituisce lo spremuto Torres. In mezzo ai due colossi Friederich e Mertesacker, un brevilineo può fare ancora più danni di quelli che l'asturiano ha già fatto. Altra ragione. La Germania di questo mondiale o ne fa quattro (Australia, Inghilterra, Argentina) o stenta (Ghana, Serbia).
Ultima ragione, luridamente localista. Se i tedeschi avanzano verso la quarta stella per noi italioti eliminati non va bene. Dovremmo condividere il secondo posto dietro il Brasile. E a noi ci piace stare larghi, ci piacciono i condoni, fiscali ed edilizi. Come recita la canzonetta profetica "Nur Italien Nicht": pizza, pasta, mafia, Berlusconi.
Olanda-Uruguay. La testa dice Uruguay. Salvo il Brasile che ha dominato il primo tempo, l'Olanda non ha affrontato avversari duri e gli uruguaiani sono molto duri. Il Dio del calcio è con loro per averli salvati in quel modo contro il Ghana. Inoltre hanno un giocatore, Forlán, che finora nessuno è riuscito a fermare e che si muove su 40 metri di campo. Van Persie, peraltro in dubbio per problemi fisici, non è un centravanti ma un'ala e si vede. Non sa giocare spalle alla porta, né sa muoversi senza palla. Eppure è il titolare, perché Huntelaar è impresentabile. Forse, vecchietto com'è, il grande Ruud van Nistelrooy poteva garantire un quarto d'ora di qualità migliore.
Il cuore dice Olanda. I tre tenori, Robben-Snejder-Kuyt, girano alla grande, corrono tanto e si aiutano fra loro. Cosa non facile in base al detto locale (due olandesi sono una chiesa, tre olandesi sono uno scisma). Farebbe piacere vederli in finale dopo le apparizioni sfortunate degli oranje nel 1974 e nel 1978, quando si erano promessi di non stringere la mano a Videla, se avessero vinto. Per loro, come per gli spagnoli, vale il principio che anche in un torneo dominato dalle tradizioni come il Mondiale ogni tanto un'eccezione ci sta bene. L'ultima risale a Francia 1998, vinta dai padroni di casa. Una stella nuova assegnata da un continente che ospita il torneo per la prima volta allargherebbe i confini.
Allora finale Olanda-Spagna. Non se ne può più delle solite facce brasiliane, italiane o tedesche. Lasciamo godere anche gli altri. Fino al 2014.