Il prossimo Festival delle Nazioni (a Città di Castello, dal 26 agosto) sarà tutto dedicato alla scuola russa: quella della corte di San Pietroburgo, naturalmente, ma anche quella del periodo sovietico

Che musica, dagli zar al Pcus

La nuova edizione del Festival delle Nazioni, dal 26 agosto al 5 settembre, rende omaggio alla Russia, come lascia intendere il titolo un po' futurista assegnato alla rassegna di quest'anno: "Un gasdotto di musica".

Inizialmente con una programmazione che attinge direttamente alla multiforme attività della corte degli Zar tra Settecento e l'Ottocento, fino alla produzione del Novecento sovietico.

Tre saranno dunque i grandi filoni esplorati dall'edizione di quest'anno: il rapporto con l'Italia nel XVIII secolo, epoca del consolidamento dell'impero creato da Pietro il Grande, in particolare durante lo sviluppo della capitale San Pietroburgo. In questo periodo la Fortezza di San Pietro e San Paolo si trasforma in città e viene proclamata capitale nel 1712. E' un'epoca in cui l'Italia eccelle in tutti i campi e ad ampliare la città e renderla appunto degna di una capitale europea verranno chiamati gli architetti Francesco Bartolomeo Rastrelli, che progettò il Palazzo d'inverno residenza dell'imperatore fino alla rivoluzione di ottobre, e Carlo Rossi e Giacomo Quarenghi, che tra l'altro progettò il Teatro dell'Ermitage.

L'imperatrice Anna Iovanovna diede invece inizio, per quanto riguarda la musica, alla consuetudine di chiamare a corte maestri italiani, soprattutto esponenti della scuola napoletana, come Francesco Araja che vi rimase per ben 25 anni; fu la volta poi di Giovanni Battista Locatelli prima che Caterina II, la Grande, convocasse Baldassarre Galuppi, poi Traetta, e ancora Paisiello che compose proprio a San Pietroburgo il suo famoso "Barbiere di Siviglia"; poi fu la volta di Giuseppe Sarti e del grande Cimarosa. Dunque una lunga serie di autori italiani che per tutto il secolo composero opere serie e comiche, musica sacra e musica da camera d'occasione, impregnando di cultura italiana la corte russa.

A questo periodo il festival dedicherà una significativa serata, a cura dello studioso di cultura russa Mario Corti, con l'esecuzione di brani di Baldassarre Galuppi, Giovanni Paisiello, Carlo Tessarini, Dmitry Bortniansky, Domenico Cimarosa. Protagonista il complesso cameristico Musica Petropolitana di San Pietroburgo. La serata prenderà le mosse dalla "Storia della mia vita" di Giacomo Casanova e dalle descrizioni dei personaggi che appunto risiedettero a corte; cercando di ricreare quell'ambiente internazionale a cui la prussiana Caterina II di Russia cercò di improntare le sue idee di riforma dello stato.

L'altro filone esplorerà l'Ottocento, periodo in cui si creano diverse generazioni di autori che assumono nel loro linguaggio le istanze culturali che aspiravano alla creazione di una identità nazionale. Dopo il capostipite Glinka, considerato il primo grande autore di scuola russa, il gruppo dei cinque (Balakirev, Cui, Musorgskij, Rimskij-Korsakov, Borodin) detto anche 'la banda invincibile', rappresenta la prima grande sintesi della spinta alla creazione di un linguaggio nazionale, che pur non prescindendo dalla esperienza sinfonica europea si caratterizza per un uso del timbro e del ritmo assolutamente legato alla tradizione russa. Il mezzosoprano Julia Gertseva, proporrà una selezione di liriche tratte dal loro repertorio.

Il Borodin Quartet eseguirà il quartetto per archi n. 2 di Borodin, il quartetto per archi n. 1 e il Quartettsatz in Si Bem. Maggiore di Ciajkovskij. Ciajkovskij rappresenta un livello di maturazione del linguaggio, seppure eclettico, senz'altro più originale ed europeo (evidente l'influenza di Bizet ma anche di Schumann e Mendelssohn). Oltre ai suoi quartetti, potremo ascoltare, con la giovane violinista russa Anastasia Chebotareva, una sequenza di pezzi dal Balletto "Lo Schiaccianoci" e dal Balletto "Il Lago dei Cigni", mentre la Serenata per archi sarà presente nel programma del concerto inaugurale del Festival, che vedrà protagonisti I Solisti di Mosca diretti da Yuri Bashmet.

Il Novecento, secolo dei grandi rivolgimenti politici e sociali, esprime in Russia alcuni degli autori che rispecchiano al meglio la complessità dei rapporti tra musicista e società. I più importanti compositori russi stimolano la rivoluzione del linguaggio musicale europeo. Esempio ne è Stravinskij. Il suo formalismo e poi il neoclassicismo vengono letti oltretutto come reazione consapevole alla cosiddetta degenerazione della scuola di Vienna e al linguaggio dodecafonico. L'Orchestra Sinfonica Abruzzese eseguirà la suite "Pulcinella", e in occasione dell'anniversario dei 200 anni dalla nascita di Chopin, il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in fa minore, op. 21 con Ivo Pogorelich.

Sciostakovic visse una storia decisamente più travagliata dal punto di vista politico e musicale; ne è testimone il suo linguaggio ricco di problematicità ma anche di suggestioni dall'atonalità al politonalismo, dal jazz al folklore. Avremo modo di ascoltare la Sonata in re minore op. 40 da Mischa Maisky che completerà il programma con una variegata proposta di brani di Rachmaninov. L'Überbrettl Ensemble e il soprano Sabina von Walther proporranno, sempre di Sciostakovic, le "Sette Romanze su poemi di Blok" op. 127. Verranno inoltre eseguiti il Trio in mi minore op. 67 e il Quintetto in sol minore op. 57.

Il poliedrico pianista Stefano Bollani, già ospite del Festival con una sorprendente fantasia su temi mozartiani, oltre al repertorio previsto in "Stefano Bollani Piano Solo", proporrà alcune improvvisazioni su temi russi. Alle Terme di Fontecchio si terrà il concerto del vincitore del Premio Calpurnia 2009 (classe di violino), Giale Widmer, che presenterà brani di Prokofiev e Ciajkovskij. Di Stravinskij ascolteremo, con Corrado Giuffredi, Tre pezzi per clarinetto solo, e in duo con Linda di Carlo e la Canzone per clarinetto e pianoforte di Sergey Taneyev. Nello stesso concerto, con Danilo Rossi e Stefano Bezziccheri, verrà eseguito il Trio Pathetique in re minore per clarinetto viola e pianoforte di Mikhail Glinka. Il grande pianista Arcadi Volodos, uno dei più eminenti virtuosi del nostro tempo, presenterà una selezione di brani di Skrjabin e Schumann. Infine il coro Collegium Vocale Tifernum diretto dal Mario Cecchetti interpreterà il 29 agosto il Requiem di Domenico Cimarosa.

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