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7 agosto, 2025Il settimanale, da venerdì otto agosto, è disponibile in edicola e in app
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Una zanzara in primo piano, la minaccia d’agosto. Fastidiose, talvolta letali le “zanzare virali” sono tornate. L’Espresso dedica la copertina al virus West Nile, uno dei frutti avvelenati del cambiamento climatico. Due gli articoli: uno di Maurizio Menicucci, “La febbre del Nilo e le altre insidie del clima”, l’altro di Giovanni Rezza, epidemiologo, che punta l’indice sull’inerzia del governo e delle istituzioni, mentre il piano di prevenzione scade quest’anno. Il caro ombrelloni è l’altro volto dell’estate, con la tendenza da parte dei balneari di occupare i lidi, lasciando alle spiagge libere solo corridoi residuali, come sottolinea Sebastiano Messina. Infine, Lorenza Ferraiuolo descrive il malcostume in Costiera Amalfitana, dove sulle navette accettano solo i contanti. Niente Pos, niente biglietto, nessuna ricevuta. Nessun controllo.
Occupazione e precarietà sono al centro dell’inchiesta di Gloria Riva sul lavoro povero, trappola in più per le donne, il lato oscuro che le statistiche non mostrano. Come non mostrano gli effetti delle paghe da fame sul sistema del welfare, analizzati nell’articolo di Maurizio Franzini e Michele Raitano, perché lavoratori e salari servono a sostenere una maggiore spesa sociale. E infine, Gennaro Tortorelli sottolinea nel suo articolo come il Portale nazionale del sommerso che deve raccogliere tutte le informazioni su ispezioni, sanzioni e lavoro nero, costato 20 milioni, doveva entrare in funzione a fine maggio ma ancora è fermo. Al tema del lavoro si collega anche l’articolo di Alan David Scifo, che segnala una serie di casi di tumore che hanno colpito diversi vigili del fuoco in tutta Italia. L’Emilia ha già commissionato uno screening, si sospettano le attrezzature.
Inerzia della politica anche nell’articolo di Carlo Tecce, che mette in evidenza il problema dei Caregiver, otto milioni di persone che in Italia assistono disabili e non autosufficienti. Da due anni e dieci mesi famiglie e associazioni aspettano una legge che, dopo l’annuncio, fatalmente non viene approvata. Diritti, come il diritto alla salute. Nel caso dei celiaci, un business in espansione con prezzi in salita per malati e famiglie, come scrive nel suo articolo Nadia Cavalleri. Business e salute anche nell’articolo di Antonia Matarrese, che racconta il boom delle acque minerali, a dispetto dell’alta qualità del liquido erogato dai nostri rubinetti.
E poi riflettori sempre accesi su Gaza, dopo l’annuncio da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu della volontà di occupare l’intera Striscia. Il direttore, Emilio Carelli, nel suo editoriale si concentra sulle parole del Papa, che in occasione del Giubileo dei giovani, un milione di ragazze e ragazzi, ha parlato di pace, di sostegno ai giovani di Gaza e dell’Ucraina, dialogo e non riarmo. Indicando l’altra via per la pace. Se Alae Al Said racconta i bambini di Gaza con il vuoto negli occhi, traumatizzati e feriti, Diletta Bellotti si interroga sulle implicazioni psicologiche del genocidio. “Come si sopravvive da testimoni della distruzione di un popolo”, si chiede. Mentre Antonio Spadaro nel suo articolo si concentra sulla spritualità e sul senso del sacro al tempo dei chatbot.
Politica e malaffare impegnano alcune pagine del giornale. Se il vicedirettore Enrico Bellavia nel suo commento mette in evidenza la miopia della sinistra a Milano, che nella rigenerazione della città si fa piacere ciò che non le corrisponde, Gianfrancesco Turano indaga il fenomeno dei politici condannati, tra cui Toti, Formigoni e Cuffaro, che rientrano sulla scena pubblica. Sempre nell’area di centrodestra, Giuliano Torlontano scrive un ritratto di Roberto Vannacci, posto a vicesegretario della Lega da Matteo Salvini, in piena ascesa nel partito.
Dal Muro di Berlino, che rivive nelle foto in bianco e nero dell’album (13 agosto 1961) a cura di Tiziana Faraoni, all’altra parte dell’oceano. Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni raccontano il neorazzismo perpetrato dal presidente Donald Trump, che dichiara guerra a diversità e inclusività. A proposito di razzismo, Beatrice Dondi segnala che L’Espresso nel suo primo numero, il 2 ottobre 1955, raccontò la vicenda di Emmett Till, un ragazzino afroamericano rapito, torturato e ucciso, mentre i due accusati (bianchi) assolti dalla giuria di dodici uomini bianchi. Così il nostro giornale se ne accorse e si schierò.
Le pagine dell’economia si aprono con l’articolo di Eugenio Occorsio che racconta come il tycoon voglia attingere ai forzieri di New York e del Kentucky, colmi d’oro, per rifinanziare il debito federale. Anche se molti analisti sostengono che si tratta di un’operazione ad alto rischio. Se Daniele Mastrogiacomo affronta l’argomento dazi, utilizzati da Re Donald come arma colonialista contro Paesi meno forti, a partire dal Brasile, Carlo Cottarelli invita a guardare alla Spagna, la ricetta iberica su giustizia, fisco e burocrazia. Mentre Angiola Codacci-Pisanelli esplora l’Italia dei borghi, le aree interne spopolate, a cui si rivolgono con interesse le aziende per il coworking e il lavoro a distanza. Valerio Berruti indaga il flop dell’auto elettrica.
L’Espresso apre le pagine di Cultura con un focus sul Romaeuropa Festival (inaugura il 4 settembre). Due mesi tra danza, teatro, musica e visioni del mondo, un’edizione speciale per i suoi primi 40 anni. Una chiacchierata tra Sabina Minardi e Fabrizio Grifasi, direttore generale e artistico della Fondazione Romaeuropa, per navigare attraverso i grandi temi e un’agenda ricca di spettacoli (segnalati da Emanuele Coen). Nel suo racconto Lisa Ginzburg porta alla luce la storia di Luigi, tra ricordi e reminiscenze, che a Procida è approdato col cuore spezzato. Nicola Zanella porta i lettori alla scoperta del grande artista Gastone Novelli, attraverso due mostre per i cento anni della nascita. Claudia Catalli intervista Benedict Cumberbatch, protagonista del film “I Roses”, rivisitazione del classico del 1989 “La guerra dei Roses”. Infine, Mattia Insolia intervista Barbara Kingsolver, Premio Pulitzer per la narrativa. Tra sindrome dell’impostore e fantasmi letterari, sulle ali di Charles Dickens.
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