'Nella vita mi è andata bene e sono un vecchio che sta in piedi. Ma se guardo il mondo oggi, e la strada che ha preso il genere umano, non riesco proprio a vedere segni di speranza'
Dovrei essere un ottimista di ferro. Mi è andata bene nella vita, nel lavoro, nella salute. Sono un vecchio che si tiene ancora insieme anche se la vecchiaia è una fatica continua. E allora come mai sono pessimista? Lo sono sulle sorti dell'umano genere, non sulle mie, scampato ad avversità e guerre. All'umano genere le cose non vanno proprio bene.
Non abbiamo mai avuto il controllo sulla natura, cui rivolgiamo lodi sperticate mentre lei ci ignora e colpisce ferocemente se le fa comodo. E sì che ne abbiamo prove quotidiane. A nord di Milano, per esempio, c'è un fiumiciattolo di nome Seveso, un rigagnolo fetido e non navigabile, ma basta un temporale per fargli allargare interi rioni della metropoli ricca e superba, signora delle tecniche del denaro. Dico il Seveso, ma il traffico urbano fra Milano e Monza in alcune ore del giorno è già ingorgo, asfissia, un inestricabile caos di lavori in corso, strade interrotte, deviazioni, vicoli ciechi in cui ti coglie l'angoscia del labirinto.
Chi si avventura in questa anti-città deve procedere a passo d'uomo fra continui divieti, andirivieni, salti di corsia, scavi, buche, calcinacci, sussulti, frenate, urli, fumi fetidi. Ormai l'arrivo a casa è come l'arrivo in un porto da una tempesta, sollievo ma anche fatica di vivere.
Ma c'è davvero rimedio al disordine, c'è davvero un modo per evitare il ritorno alle tirannie della politica come della tecnica, delle mode, delle impreviste follie collettive, del movimento senza meta e senza ragione che Anna Maria Ortese vedeva ogni giorno a Napoli? Sei un pessimista, dicono. È vero, ma come non esserlo?
Solo 80 anni fa Roosevelt propose agli americani un New Deal, un nuovo patto sociale, un nuovo modo di produrre e di correggere gli errori del capitalismo. Qualcuno lo definì il "capitalismo generoso". E dopo la seconda guerra mondiale un altro americano propose il piano Marshall per salvare l'economia europea e quella mondiale, sfidando quella sovietica dei piani quinquennali. Oggi l'economia americana è sprofondata in una crisi profonda di cui nessuno conosce le origini e il modo di uscirne, mentre nella Russia di Putin torna una miseria nera.
Non abbiamo un controllo demografico, la popolazione del mondo sta andando verso sette e più miliardi, che per mantenerli occorrerebbero non una ma quattro terre. Non sembra controllabile neppure la malvagità della "scimmia assassina", le cronache sono piene di delitti assurdi come quello recente di Milano dove uno cui due motociclisti avevano graffiato l'automobile li ha rincorsi armato di una catena e li ha lasciati in fin di vita. E i passanti interrogati dai cronisti ripetono: "Sembrava una persona così tranquilla, non alzava mai la voce". Ma la catena sì, e ha tentato di uccidere due giovani in un raptus diabolico che può succedere a tutti.
E la politica: a quale lotta demenziale e spesso mediocre si è ridotta la lotta per il potere? Ha scritto Sergio Romano: "La democrazia, il governo di tutti era possibile forse nella polis, dove tutti potevano partecipare ai comizi nel foro. Ma oggi come è possibile fare politica democratica, come è possibile far politica assieme in modo specifico con le distanze enormi e le telecomunicazioni ingannevoli e insufficienti?". Scoppiano guerre e rivoluzioni come quelle dei paesi arabi, di cui tutti parlano senza avere un'idea, se non precisa, approssimativa, di che si tratta.
I contendenti in un campo vengono definiti insorti o lealisti ma hanno in comune le storie dei loro crimini e se gli uni siano veramente migliori degli altri è ancora incerto. In Libia gli insorti scoprono le fosse comuni dove giacciono centinaia di vittime di Gheddafi, ma a Tripoli conquistata dai ribelli le persecuzioni dei seguaci di Gheddafi sono in corso, e il premier italiano, il pacifico Silvio, non si è mai accorto che il rais era un tiranno. Dalla Russia arriva la notizia che Putin ha dichiarato morta la democrazia: ha prenotato il Cremlino per i prossimi cinquant'anni. C'è da essere ottimisti?