Una graffitara senza identità. Che di notte, a Parigi, dipinge il velo con lo spray ai volti dei manifesti pubblicitari. Ha 21 anni, probabilmente è figlia di immigrati. E ora le sue opere vengono contese da musei e gallerie

Il mistero di Principessa Hijab

La street artist ventunenne "Princess Hijab" lavora nelle stazioni del metrò parigino di notte. Per polizia e addetti alle pulizie un affanno senza fine. Per i responsabili degli spazi pubblicitari delle grandi aziende di moda un vero problema. Con un Niqab a coprirle il volto, la graffitara musulmana spruzza e avvolge con vernice nera "come il velo che indosso con orgoglio e serenità", i volti e le parti intime di modelle (e modelli) seminudi nelle lascive pubblicità di moda. Il risultato è interessante, e se ne stanno accorgendo anche i galleristi parigini a corto di prodigi; perché il frutto delle sue azioni notturne "di arte e politica", sono immagini bellissime, emozionanti e politiche. Corrette e scorrette dipende dai punti di vista, e certo lei che su MySpace si dichiara "terrorista visuale" non facilita le cose, ma niente violenza, per carità, solo impegno combattivo contro il luogo comune che accomuna i migranti musulmani a terroristi e le donne a persone senza dignità.

L'arte della principessa Hijab è contro la decisione del governo francese di proibire il Burka, ma anche contro la non-integrazione voluta da tante musulmane in Francia. "Sono contro la passività e remissività di tante, troppe donne, ma i media occidentali devono smetterla di ridurre tutto a violenza e terrorismo". I suoi graffiti nel metrò parigino vivono in media 45 minuti, prima che vengano ripuliti. Il re Mida dei graffitari di tutto il mondo, Bansky, dichiara di essere un suo fan e gira voce di un gallerista londinese interessato a una mostra. Ma di rivelare la sua identità non se ne parla. La Jihad è la mia arte. Faccio il mio lavoro perché mi diverte" dice a "L'espresso".

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