E' in perpetuo aggiornamento la pagina del sito Avaaz.org dove si stanno raccogliendo le firme per la petizione contro le nuove norme che potrebbero a breve disciplinare l'informazione televisiva italiana: i nomi dei firmatari scorrono e il numero cresce senza sosta sotto l'invito a grandi lettere "Politici: giù le mani dall'informazione!". Sono più di 60.000 le firme che oggi Avaaz, insieme a Popolo Viola e MoveOn italiano, hanno consegnato nelle mani del radicale Marco Beltrandi, membro della commissione di Vigilanza Rai che si riuniva nel primo pomeriggio a palazzo San Macuto. Sono state messe insieme in pochi giorni e senza che se ne parlasse molto, tiene a precisare Giulia Innocenzi di Avaaz: "quello che potrebbe accadere è ancora più pericoloso della lunga chiusura dei talk show imposta lo scorso anno".
Un'azione preventiva che parte in anticipo, da lontano, per mettere all'informazione televisiva un bavaglio su misura, difficile da sfilare via. "L'informazione deve rispondere ai cittadini, non ai partiti – aggiunge Giulia – i giornalisti e gli autori televisivi devono essere autonomi". Le nuove norme prevedono di lasciarli scoperti dal punto di vista legale, soli ad affrontare le querele che inevitabilmente fanno seguito a lavori d'inchiesta e "non è un caso che questo succeda prima delle amministrative e di possibili elezioni anticipate" spiega Gianfranco Mascia del Popolo Viola. Una normativa contorta, sottolineano gli organizzatori della petizione e della manifestazione di oggi davanti alla sede delle commissioni parlamentari, "non si capisce bene chi dovrebbe gestire il regime delle cosiddette targhe alterne, il direttore generale? I direttori di rete?" si chiede Mascia.
"L'informazione del servizio pubblico non deve rispecchiare le posizioni della maggioranza né quelle dell'opposizione" ricorda Roberto Natale, Fnsi, invitando piuttosto a monitorare le presenze dei politici nei tg nazionali, alla luce dei dati diffusi proprio oggi che vedono "il vistosissimo squilibrio a favore del Presidente del Consiglio" presente per ben sei ore e 40 minuti nei telegiornali Rai nell'arco di un solo mese. Negli stessi notiziari che poco parlano invece degli imminenti processi a carico di Berlusconi, fa notare Paolo Gentiloni, "processi di cui si parla molto in tutto il mondo, ma non alla Rai".
E' un "colpo di stato mediatico" quello che si è consumato in Italia secondo Giuseppe Giulietti di Articolo 21. "Lo schema che propongono è sempre lo stesso: infrangono tutte le regole, poi puntano il dito contro le trasmissioni da chiudere perché faziose e costringono a schierarsi per il poco che resta, mentre loro bruciano tutto intorno. E' una partita di calcio senza arbitro". "Questo atto di indirizzo sul pluralismo, al di là di alcuni aspetti folcloristici – dice Marco Beltrandi, Radicali Italiani – è un atto di estrema gravità che conduce alla legalizzazione della lottizzazione e cristallizza il consenso". Ma c'è una speranza di respingere le nuove norme, aggiunge Beltrandi poco prima di fare il suo ingresso a San Macuto con la scatola delle firme in mano. Una speranza che si gioca sul filo dei numeri. Una possibilità che appare più esile nelle parole di Francesco Pancho Pardi.
I numeri sono dalla loro parte. "Dovrebbero rendersi conto di aver fatto una cosa improponibile". Lo faranno mai?