Un tempo li chiamavamo mercenari, oggi preferiamo il termine contractor, meno trasparente e più adeguato alla cultura e all'ideologia che ci dominano. Ma il loro mestiere non è cambiato. Un mercenario è Fergus (Mark Womack), reduce dall'Iraq. Non è un eroe positivo. Ha ucciso per anni, senza orrore. Lo rifarebbe, se un processo in corso non gli impedisse di tornare in Medio Oriente, o magari di andare nel Darfur, dove per uomini come lui pare ci sia futuro. D'altra parte, ora a Liverpool qualcosa gli preme di più: il cadavere maciullato di Frankie (John Bishop), suo amico fraterno. Anch'egli mercenario, Frankie è stato ucciso a Baghdad, lungo la route Irish. E il nome della strada, la più pericolosa del mondo, dà il titolo originale a "L'altra verità" (Gran Bretagna, Francia, Italia, Belgio e Spagna, 2010, 109'). In ogni caso, le circostanze di quella morte non sono chiare, e Fergus è deciso a venirne a capo.
Non è tra i suoi film più riusciti, quest'ultimo di Ken Loach. Ma ne conferma l'impegno etico e politico, e anche la moralità espressiva, per così dire. A parte l'insistenza inutile, e perciò dannosa, sulla relazione di Fergus con Rachel (Andrea Lowe), la donna di Frankie, niente induce lo spettatore a identificarsi con lui. Il racconto procede con durezza, senza assolverlo. Il suo passato gli pesa addosso e lo guida, anche quando si tratta di contrapporsi alla logica e agli interessi di un'agenzia di mercenari, e di riscattarsene.
Sta qui il centro etico e politico, e forse anche cinematografico, di "L'altra verità", in quest'idea che, scelta dopo scelta, ognuno costruisca se stesso, la sua coscienza, il suo modo di stare nel mondo, la sua capacità di rispondere all'ingiustizia. E certo ingiusto è ciò che ha visto Frankie a Baghdad: bambini uccisi a sangue freddo, per nascondere altri omicidi. Ingiusta è stata la sua morte, decisa per impedirgli di parlare e di mettere a rischio gli interessi "imprenditoriali" di un gruppo di assassini. Ingiuste, poi, sono le menzogne e le violenze con cui ora, a Liverpool, quegli assassini vogliono tenere ogni cosa nel silenzio.
A tutto questo Fergus non sa opporre che un'ingiustizia e una violenza uguali e contrarie. I suoi metodi sono gli stessi dei suoi antichi compari, ora suoi nemici. Alla fine è un assassino professionale, come loro. La sua coscienza resta quella di un mercenario. Non ha scampo. O ne ha solo uno: quello di volgere contro se stesso il proprio mestiere e la propria cultura di morte. HHHII
Cultura
29 aprile, 2011"L'altra verità" è la storia di un mercenario inglese che torna dall'Iraq e indaga sulla morte di un collega. Ma non è un eroe buono, anzi: perché chi voleva esportare la democrazia, invece ha solo importato l'orrore
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