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4 settembre, 2025Il settimanale, da venerdì 5 settembre, è disponibile in edicola e in app
Lo sguardo spento di un bambino denutrito, provato da fame e violenza. Abbracciato a una giovane donna. È questa la foto scelta da L’Espresso per la copertina del nuovo numero. Lo scatto-simbolo del genocidio palestinese a Gaza e dell’impotenza della comunità internazionale. Mentre è in viaggio la grande operazione umanitaria Global Sumud Flotilla, un atto politico contro il governo Netanyahu. L’articolo di copertina è firmato Carlo Tecce, e indaga i motivi che si celano dietro il silenzio del governo Meloni: geopolitica, interessi di bottega, il business delle armi, la sicurezza. Il tema della missione umanitaria internazionale, invece, torna nell’editoriale del direttore, Emilio Carelli. «Noi de L’Espresso ci uniamo al loro appello», sottolinea. Mentre il vicedirettore, Enrico Bellavia, nel suo commento punta il dito contro i cerchiobottisti, dalla politica ai media alla scuola, incapaci di prendere posizione contro i crimini di guerra.
E ancora, altri due tasselli nella corposa Prima pagina dedicata a Gaza. Lidia Ginestra Giuffrida racconta il Movimento dall’interno, gli equipaggi, gli aiuti, il supporto, le navi. La rete internazionale con base in Sicilia. Mentre Angiola Codacci-Pisanelli ha intervistato Samar Abu Elouf, fotoreporter a Gaza, vincitrice del World Press Photo con lo scatto ormai celebre di Mahmoud Ajjour, 9 anni, il bambino palestinese che ha perso entrambe le braccia in seguito a un bombardamento israeliano nel 2024. Il quadro si completa con l’articolo-testimonianza di Daniele Mastrogiacomo. Il giornalista rapito nel 2007 dai talebani, all’epoca inviato di Repubblica oggi firma de L’Espresso, spiega come i reporter siano sempre più nel mirino di Paesi e regimi coinvolti in guerre, proprio perché mostrano quello che si vuole nascondere.
La pagina politica si apre con la fotografia del governo Meloni, realizzata da Susanna Turco. Dopo l’uscita di scena di Gennaro Sangiuliano, sottolinea l’autrice dell’articolo, la premier si è tenuta tutti: Santanchè, Delmastro, Schillaci, Calderone. Per non mettere a rischio l’esecutivo. Nel suo L’indiscreto Marco Antonellis si concentra sul ritorno in campo di Mario Draghi, ipotizzando disegni Quirinalizi, mentre Giuliano Torlontano intervista Carlo Calenda, leader di Azione, il quale prende le distanze dal campo largo e accusa la segretaria del Pd, Elly Schlein, di lasciarsi irretire da sinistra e 5S in vista delle elezioni regionali. Sebastiano Messina dal canto suo analizza il piano Meloni per il ritorno al sistema elettorale proporzionale, che potrebbe risultare gradito anche a un pezzo della sinistra.
L’ombra della politica si spinge anche Oltretevere: Marco Grieco racconta il processo di canonizzazione, da parte del Vaticano, di Marco Acutis, scomparso nel 2009 a quindici anni per una meningite fulminante. Con un profilo che consente alla Chiesa di parlare alle nuove generazioni, che piace anche ai tradizionalisti. Tecnologia che torna nell’opinione di Francesca Barra, che racconta il caso del suicidio dell’adolescente, negli Stati Uniti, che si era affidato all’intelligenza artificiale come confidente. Spazio alle inchieste con l’approfondimento firmato Marco Roberti, indaga il fenomeno degli orfani dei femminicidi. L’altra faccia della tragedia: non esistono statistiche ufficiali, potrebbero essere oltre tremila casi.
La pagina di Esteri, inoltre, apre con l’analisi di Massimiliano Panarari, che traccia i confini del nuovo ordine mondiale, così come esce dal vertice di Tanjin, punto di svolta del piano della Cina per l’egemonia globale, mentre l’Europa resta in crisi di identità. Se Carlo Cottarelli mette in risalto le politiche autolesioniste degli Stati Uniti che regalano il primato al Dragone cinese, Sabato Angieri mette a fuoco la situazione dell’Ucraina, le cui richieste nel nuovo scacchiere internazionale rischiano di restare lettera morta; Federica Bianchi descrive l’empasse in cui è bloccata la Francia, quattro primi ministri bruciati in pochi mesi e gradimento del presidente Emmanuel Macron al minimo. Sullo sfondo una probabile nuova protesta, mentre in Indonesia, come racconta Diletta Bellotti, la contestazione è già esplosa contro i privilegi. Se Donald Trump assedia le città dem, negli Stati Uniti (Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni), lo stesso presidente Usa ispira il tycoon nigeriano Aliko Dangote (Vincenzo Giardina), l’uomo più ricco d’Africa. Mentre sempre più pensionati italiani si trasferiscono ad Hammamet, località in Tunisia resta celebre da Bettino Craxi. Ne scrive Leonardo Martinelli.
Grandi aziende in crisi, energia, intelligenza artificiale. La pagina economica de L’Espresso offre diversi spunti. A partire dall’ex Ilva, oggi Dri Italia, che dovrebbe occuparsi del futuro della siderurgia in Italia ma si è trasformata in una vera e propria mangiatoia (Gloria Riva). Se Eugenio Occorsio mette in fila le scommesse dell’Europa davanti alla sfida della crescita, Alessandro Longo esamina la via della scuola italiana verso l’intelligenza artificiale. Linee guida e sperimentazioni dopo una partenza confusa. Sempre sul tema della tecnologia, nelle pagine culturali trova spazio la riflessione di Antonio Casilli, autore di un documentario-denuncia sullo sfruttamento della manodopera a basso costo di detenute, profughe e persone vulnerabili da parte delle aziende hi-tech. Inoltre, Valerio Berruti rievoca una vicenda remota, quando l’ingegner Enzo Ferrari, simbolo dell’Italia vincente, fu rapito. Un libro svela i retroscena di quell’avvenimento.
Pagina culturale ricca, infine. Apre l’ampio colloquio di Sabina Minardi con lo scrittore Matteo Nucci, che dopo anni di studi ha dedicato un romanzo, “L’abisso di Eros”, al filosofo più grande di tutti: Platone. Capace di sollevare interrogativi attualissimi. Lo scrittore Paolo Di Paolo ripercorre l’opera di Andrea Camilleri a cento anni dalla nascita, Gennaro Tortorelli si sofferma sul rapporto degli italiani con i dialetti di origine, mentre a 125 anni dalla morte di Oscar Wilde, Antonia Matarrese racconta le celebrazioni in Irlanda e non solo dello scrittore raffinato e trasgressivo, autore de “Il ritratto di Dorian Gray”. Fabio Ferzetti, infine, firma il colloquio con il regista Roberto Andò, che ha realizzato un bel documentario sul grande fotografo Ferdinando Scianna. In nome della Sicilia e del comune amico Leonardo Sciascia.
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