La nuova stella dei comics si chiama Manuel Fior. E' di Cesena, ha 35 anni, da molto tempo vive all'estero. E ha uno strano vizio: usa le strisce per descrivere il nostro Paese

Il mondo del comics ha una nuova stella. Si chiama Manuel Fior, è italiano ma vive da nomade - Parigi dopo Berlino e Oslo - ha 35 anni, ed è stato uno dei principali protagonisti dell'appena concluso Salone Internazionale del Fumetto di Barcellona. Soprattutto ha vinto, a sorpresa, la Palma d'Oro al Festival internazionale del Fumetto di Angoulême (una specie di Oscar della categoria).

In questo momento sta lavorando a una storia, in bianco e nero a inchiostro e carboncino. Avrà al centro le scelte e le esistenze di quattro personaggi che vivranno nell'Italia del 2040. "Vorrei parlare del mio Paese, e sto usando un espediente per raccontare e ragionare sulla contemporaneità dalla giusta distanza", dice. E spiega: "Una volta Marzena Sowa, l'autrice di "Marzi" (Coconino - Fandango) mi ha chiesto perché nessuno di noi realizza un fumetto "sull'era berlusconiana". Non so, forse c'è il rifiuto che nasce dal desiderio di preservare per se stessi una zona franca. Comunque io ci provo. Ragionare, in apparenza sul futuro, ma partendo però da oggi, dalla realtà attuale".

Fior è un autore capace come pochi di esprimere i desideri e le angosce della generazione. Il suo ingresso tra i massimi creatori del cartoon (la Palma d'Oro, appunto) è dovuto al testo "Cinquemila chilometri al secondo" (Coconino Press). La velocità evocata nel titolo non ha però niente a che fare con il futurismo o il mito delle automobili e degli aeroplani. È invece simbolo e metafora del rapido mutare delle situazioni in cui i trentenni vivono. Nato a Cesena, friulano d'adozione, laureato in architettura all'università della capitale tedesca, Fior è l'ennesimo talento nostrano che per trovare spazio è dovuto emigrare. Lui minimizza: "Non è stata una scelta tragica e neanche difficile. È una condizione comune alla mia generazione. La minore solidità economica corrisponde a un più ampio ventaglio di direzioni in cui muoversi. Non siamo degli "emigranti" come i nostri nonni. Loro si spostavano in cerca di lavoro e avevano un obiettivo: guadagnare per mantenere la famiglia, mettere da parte qualcosa e tornare a casa. Noi partiamo invece senza sapere dove andare e questo si riflette nell'idea che abbiamo del sesso e dell'amore: instabili, fluidi".

Anche il cartoon è una scelta generazionale? "Sì. Il fumetto è una forma ibrida, riproducibile, pop, flessibile e aperta a nuove esperienze, come lo sono le vite dei trentenni. È una forma in continua osmosi con le altre arti". E aggiunge: "Il contatto con il lettore è diretto, si basa su un "mi piace, non mi piace", senza mediazione. Il cartoon è economico, con 15 euro lo acquisti. È fuori dalle gallerie e dai circuiti dell'arte contemporanea. Tutto ciò ci permette di conservare la nostra purezza". "Cinquemila chilometri al secondo" ("Ma è un lavoro concluso, ora penso quasi solo all'Italia del 2040") è questo: una riflessione realistica sulla purezza, sull'amore, sulla precarietà. Piero e Lucia, i protagonisti, vivono negli anni una passione idealizzata dalle distanze, scelgono momento per momento. Ma quando provano a ritrovarsi, scoprono che nulla è cambiato. A parte loro stessi.

Ama il pop, non vuole mediazioni, ma quella di Fior è una generazione che, contrariamente a quanto si dica, è di ottime letture. Lui spesso cita Pasolini e l'idea della sessualità che aveva lo scrittore. E per spiegare le sue vere fonti va dritto alle radici antiche: "Ho riflettuto sul mito di Medea, la maga capace di parlare con gli elementi naturali e che lascia la sua casa per amore. Quando vi fa ritorno, dopo anni, dopo che è stata abbandonata dal suo amato e ha ucciso i suoi figli, non riesce più a recuperarne il contatto. Una volta recise, le radici non possono ricrescere e nuove radici hanno bisogno di tempo per riformarsi da un'altra parte".

Gli albi di Fior danno l'impressione di essere una continua variazione sul tema, in cui l'autore sperimenta tecniche e soluzioni narrative sempre diverse. In "Rosso Oltremare", storia di un giovane architetto che si intreccia con il mito di Dedalo e Icaro, gli accostamenti cromatici vengono dalle cartoline di Cnosso: sfondo rosso, capitelli neri, luce bianca. Nessuna sfumatura, tutto è netto, caldo o freddo, come nelle arti classiche. Ne "La signorina Else", adattamento del racconto di Schnitzler, l'immaginario è quello della secessione viennese. E dappertutto molta emozione: "Che nasce nella lotta - è un'intuizione freudiana - e dal contrasto tra parole e immagini. Al contrario dell'illustrazione, il fumetto è dinamico, veloce. Lo si fa alla maniera in cui Truffaut dirigeva i film. Lui chiedeva sempre ai suoi attori di rifare la stessa scena, ma "un po' più rapidi". Come lo siamo noi, i trentenni".

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