Essere Pierre Cardin vuol dire avere ancora molte cose da fare e mille altre da pensare: a 89 anni. Significa alzarsi presto tutti i giorni, e tutti i giorni stare nel luogo che lo rende più felice: il suo ufficio. La sua vera casa. L'entusiasmo è toccante e coinvolgente. Gestisce, organizza, immagina, tutto rigorosamente in prima persona: non esistono solo la Maison, il fiore all'occhiello di un personaggio che si è fatto da sé, e l'attività di designer che lo ha portato a creare di tutto. C'è un altro impero, di cui si conosce meno la storia ma ugualmente importante. Un impero dove Cardin crea spazi per ritrovare la sua antica e prima passione, quella del teatro. Ed ecco quindi teatri a Parigi e fuori, case, palazzi, esposizioni, libri, musei. E il ristorante Maxim's (ne esistono dieci nel mondo), sinonimo di lusso e di raffinatezza, che ora ha deciso di mettere in vendita. Cardin è una sorta di Re Mida dal tocco d'oro e dalle intuizioni geniali.
Ci riceve nel suo ufficio sopra la Maison, 2.500 metri quadrati distribuiti in una palazzina elegante a pochi passi degli Champs-Elysées: ufficio semplice ma ricco di ricordi straordinari. Non c'è celebrità che non abbia conosciuto, incrociato, cui non abbia stretto la mano; non c'è giornale che non gli abbia dedicato una copertina. Le foto, accatastate e sparse per tutto l'ufficio, sono un collage di vita: la sfilata nella piazza Rossa e quella a San Paolo, le straordinarie scenografie dell'ultimo défilé in Cina, ritratti con Catherine Deneuve, Belmondo, Delon, Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Renata Tebaldi. E poi principesse e politici, da Grace Kelly a Diana, da Evita Peron a Sonia Gandhi, da Fidel Castro a Giovanni Paolo II. E ancora Cardin con i premi ricevuti ovunque; Cardin dentro la tuta da astronauta di Neil Armstrong (di cui è particolarmente fiero); Cardin adorato dalle cinesi e dalle giapponesi; Cardin ovunque con il marchio dovunque, dalle cinture alle tazzine, dai servizi di piatti alla cioccolata. Senza parlare dei mobili, le sculture, i libri.
Lui però si racconta con semplicità, sorriso divertito, parlando francese e un italiano vestito di dialetto veneto: quello delle origini.
Monsieur Cardin, lei ha detto: "I vestiti che preferisco sono quelli che invento per una vita che ancora non esiste". L'abito più bello deve ancora essere creato?
"Certo. È bello creare. Vale anche per i progetti. Il più bello è sempre quello che deve ancora nascere".
Qual è il prossimo progetto?
"È il Palais Lumières che sarà costruito a Venezia. La mia nuova creatura, ci tengo molto. A ottobre verrà posata la prima pietra: è un palazzo-città che avrà posto per tutto, una torre alta 245 metri, formata da sei dischi che ospiteranno cinema, alberghi, spazi verdi, piscine, un eliporto".
Si occupa in prima persona di ogni nuova iniziativa?
"Ogni idea passa da me. Seguo tutto, viaggio. Sono appena tornato dalla Russia, a maggio sono stato in Brasile. Vado in Cina da 32 anni, in Giappone da 45, in Russia da 50. Io sto bene dovunque. Sono stanco solo quando mi riposo... La felicità non esiste. Ciò che conta è il momento che uno vive, la felicità. A me piace lavorare, mi è sempre piaciuto. Amo stare in ufficio quando non c'è nessuno, Ci vengo anche quando la Maison è chiusa. Sono gli attimi migliori per lavorare e pensare. Disegno un po', metto in ordine. Vede la mia scrivania? Ieri era più caotica, ho fatto un po' d'ordine. Tutte le mattine mi alzo alle 7,30 e vengo qui, in ufficio".
Disegna ancora personalmente?
"Sì. Disegno moltissimo, quasi tutti i giorni. Poi do le disposizioni ai miei collaboratori per tagliare. Ma a volte lo faccio io stesso".
Ha deciso di vendere la sua Maison per un miliardo di euro. Come mai?
"L'età c'è... Non voglio che il nome sia sminuito, e prima che decidano gli altri per me voglio essere io a farlo. Vorrei restare come presidente onorario. E non vendo solo la Maison, ma anche Maxim's. La scorsa settimana abbiamo anche presentato il libro di Jean-Pascal Hesse sulla storia di Maxim's, dopo quello sui miei sessant'anni di moda".
Tra tutti i prodotti che hanno il marchio Maxim's c'è anche un'acqua minerale che viene prelevata e imbottigliata a Graviserri, vicino ad Arezzo.
"È l'acqua che hanno bevuto i grandi: Dante, Michelangelo, Leonardo, Boccaccio. Un'acqua straordinaria: quella, appunto, dei grandi artisti".
Lei ama molto l'arte. Com'è nata questa passione?
"Da ragazzino sognavo di fare l'attore, il ballerino o l'architetto. Poi io e la moda ci siamo incontrati e questo mi ha dato la possibilità di guadagnare e farmi strada. Quando ho potuto, ho aperto dei teatri e ho ritrovato la mia grande passione. Ho anche girato un film con Jeanne Moreau ma non avevo più tempo per fare cinema o teatro e non c'è stato seguito. L'altro mio grande desiderio era diventare architetto. Per questo la forma geometrica è così importante e basilare per me".
Infatti ha inventato il vestito "a bolle".
"Il rotondo è l'infinito. Io scolpisco forme che si adattano ai corpi. E dentro la forma va il corpo di una donna".
A proposito di geometria, tra le sue proprietà c'è l'enigmatico e originale Palais Bulles a Cannes. Un palazzo riempito e disegnato da forme sferiche.
"Sì, anche qui c'è lo spazio per l'arte. C'è un Auditorium con 500 posti, di fronte alla baia di Cannes. Una vista meravigliosa da un palazzo futurista".
In sessant'anni di carriera lei ha incontrato capi di Stato, principesse, papi, star di Hollywood e di casa nostra. Chi sono i personaggi che le sono più rimasti in mente?
"Indira Gandhi, straordinaria. Sono stato a casa sua in forma privata per tre volte. E Fidel Castro, grandissima anima, persona colta e interessante. Ma forse, più di tutti, mi ha impressionato madre Teresa di Calcutta. Tra le attrici che ho vestito, invece, Lucia Bosè".
Si sa che lei ha un debole per Casanova. Come mai?
"Mi sono appassionato a lui dopo aver acquistato Palazzo Bragadin a Venezia, dove ha abitato. Lo reputo un grandissimo letterato, dalla scrittura meravigliosa. Ha avuto una vita tumultuosa ma a me interessa l'artista, che rappresenta la cultura italiana. Per questo ho messo in scena anche la commedia musicale "Casanova" (e da quest'anno c'è anche un Premio letterario intitolato al suo nome): la prima è stata il 12 luglio 2010 in piazza San Marco a Venezia di fronte a 5 mila persone. Una grande gioia".
Ha anche acquistato il Castello Lacoste a pochi chilometri da Avignone. Lì, invece, ha vissuto il marchese de Sade.
"De Sade è il massimo della cultura francese, altro scrittore e filosofo straordinario e raffinato. Lui e Casanova sono due veri ambasciatori della cultura, due libertini dalla vita straordinaria. Reputo una fortuna poter vivere dove hanno vissuto questi due incredibili artisti. Ho comprato il Castello e l'ho ristrutturato insieme a una buona parte del villaggio, una quarantina di case. C'è il teatro all'aperto e tra breve inizia il Festival teatrale estivo. Oltretutto, mi piace molto andare alla scoperta di nuovi talenti".
E a Parigi c'è l'Espace Cardin, altro luogo culturale, con teatro e cinema.
"All'entrata hanno già messo la mia statua... Scelgo gli spettacoli e li finanzio. Seguo tutto personalmente, anche le scenografie. Ho rappresentato 560 opere nell'Espace Cardin e 110 al Lacoste. Ne sono davvero orgoglioso".
C'è spazio per gli artisti italiani?
"L'Italia per me è sempre presente. Ci sono nato, anche se sono un francese naturalizzato. I miei genitori erano agricoltori, gente semplice, lavoratori. Quando avevo due anni, siamo andati via dall'Italia perché c'era Mussolini. Mi sento più italiano che francese".
Il 23 giugno, a Roma a Villa Medici, è stato protagonista di un evento unico, i cui proventi ha destinato alla Fao, di cui è Ambasciatore di buona volontà. Ma c'è una città nella quale non ha mai sfilato?
"Venezia. Mai fatto sfilate proprio nella città che porto tanto nel cuore".
Cultura
27 giugno, 2011A 89 anni va in ufficio tutti i giorni. Disegna e coltiva mille attività. Il 'grande vecchio' della moda si racconta
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