Esiste una Roma segreta, certo che esiste. Ma a Roma esistono anche dei luoghi che, al contrario, sono talmente esposti e logorati dall'uso da aver quasi perso il loro significato. L'esempio più clamoroso è probabilmente il gigantesco Vittoriano, o altare della Patria, in piazza Venezia. Brutto o bello che appaia (personalmente lo trovo bello com'è bella la foto del nonno con i baffi a manubrio) è un monumento talmente carico di simboli e di riferimenti da condensare un bel pezzo di storia nazionale. Perché si chiama così? Perché ha cambiato significato nel corso della sua vita? Perché i motti dei due propilei sono importanti? Eccetera.
I luoghi antichi, si tratti di gloriose rovine o di nobili manufatti, spesso si guardano senza vederli davvero. Se ne scorre la superficie, ci si ferma alla buccia. Il Vittoriano con la sua mole giustifica questa superficialità ma è un errore; ha molte storie da raccontare.
Poi ci sono i luoghi davvero segreti, ovvero quelli che pochi conoscono e pochissimi frequentano anche perché non è sempre facile accedervi. Un esempio possibile è la magnifica galleria di palazzo Colonna (piazza Santi Apostoli) con la palla di cannone lasciata là dove cadde durante l'assedio alla Repubblica romana nel 1849. Il colpo, sparato dall'artiglieria francese dalle alture del Gianicolo, sorvolò la città e finì dritto su un gradino della breve scalinata spezzandone il marmo. Dopo tanti anni è ancora là. Un'altra palla di cannone sparata in quelle drammatiche giornate è incastrata nella fiancata sinistra di san Pietro in Montorio. Chiesa magnifica, gremita di capolavori, con la curiosità aggiuntiva che presso l'altare maggiore è sepolto, senza lapide, il corpo dell'affascinante Beatrice Cenci. Anche questa seconda palla rimonta al 1849 quando Roma tentò, invano, di darsi una delle più illuminate costituzioni d'Europa.
Nella scelta di luoghi segreti, comincerei comunque dalla chiesa-fortezza dei Santi Quattro Coronati. Arrivando dal basso si presenta come un'imponente rocca, tale infatti per qualche tempo è stata. Il nome deriva da una leggenda: quattro legionari (bellissimi i nomi: Severo, Severiano, Carpoforo e Vittorino) martirizzati perché avevano rifiutato di adorare la statua di un falso dio. Ciò che conta è l'edificio, una chiesa eretta nel IV secolo sfruttando, com'era consueto, una preesistente costruzione romana di rara imponenza come testimonia la residua volta absidata, fuori proporzione rispetto al resto. Originariamente la chiesa era molto più grande come si può constatare dalle colonne semimurate nelle pareti che all'origine dividevano le navate; dopo la devastazione apportata dai Normanni di Roberto il Guiscardo venne riedificata con dimensioni più ridotte mentre l'abside restava immutata. Scavi recenti hanno rivelato l'ingresso di una galleria sotterranea che pare collegasse questa basilica fortificata alla cattedrale di S. Giovanni. Il cunicolo sarebbe servito come via di fuga per i pontefici che potevano trovare sicuro riparo tra queste mura poderose così come il "maschio" del IX secolo che fungeva da punto d'osservazione e torre di guardia.
Si tratta di vari edifici collegati tra loro che ospitano anche due conventi di monache uno dei quali di clausura. Ma la vera rivelazione è una cappelletta alla quale si accede dopo aver dato un'offerta in cambio d'una chiave che apre la sua porta. È l' oratorio di S. Silvestro dove si trova un documento eccezionale: la fascia di affreschi del XIII secolo che rappresentano il Constitutum Costantini, ovvero la celeberrima donazione con la quale l'imperatore Costantino avrebbe ceduto al papa la supremazia su Roma, l'Italia e l'intero Occidente. La donazione era falsa, come poi venne dimostrato, ma vedere con quale cura quella falsità venne rappresentata fa impressione. Conferma nell'idea che negli ultimi 18 secoli nulla è cambiato quando si tratta di propaganda politica.
A poche centinaia di metri, in via di San Giovanni in Laterano, c'è un altro luogo non molto noto, la basilica di san Clemente; in realtà si tratta di ben tre costruzioni sovrapposte l'una all'altra nel corso dei secoli. Il nucleo più profondo risale a una costruzione romana antecedente l'incendio di Nerone del 64 d.C. Nel II secolo fu eretta una residenza privata (domus) nel cui cortile venne ricavato un mitreo. Il vecchio tempio sotterraneo è ancora lì, costruito secondo la consueta struttura con i due banchi contrapposti per i fedeli, l'ara sacrificale con l'immagine del toro ucciso, la bassa volta incombente. I riti mitraici, religione legata al cosmo e alle stagioni, venivano celebrati in una caverna. Nel nostro caso una grotta artificiale nella cui volta figurano "stelle" di stucco. Nel IV secolo sopra la domus e il mitreo venne costruita una basilica poi danneggiata dalle tremende devastazioni normanne del 1084. Le strutture semidistrutte vennero interrate e riadoperate come fondazione per una ulteriore basilica costruita al di sopra, e cioè all'altezza dell'attuale strada. Bisogna conoscere almeno lo schema di queste vicende per "vedere" davvero i luoghi attraverso i vari livelli sovrapposti. Tanto più che le sorprese non sono finite. Ne segnalo due. Sotto il pavimento del livello più basso si ode uno scroscio d'acque. È il ramo d'un torrentello che discende il fianco del colle Laterano verso il Colosseo. Con buona probabilità si tratta di alcune delle acque che alimentavano il lago della Domus Aurea che sorgeva là dove poi i Flavi hanno costruito il Colosseo.
Su una parete della basilica inferiore c'è un ciclo di affreschi molto importanti che risalgono al 1080 circa. Narrano la curiosa leggenda di un tal Sisinnio il quale un giorno scopre che la moglie Teodora, di cui è molto geloso, si è recata in un luogo dove si riuniscono i cristiani. La sua ira è così violenta da farlo diventare cieco e sordo. Qualche tempo dopo Clemente si reca da lui e lo risana. Non placato per questo, l'iroso Sisinnio ordina ai suoi servi di legare il sant'uomo e di portarlo via. I servi però, come usciti di senno, legano e trascinano via non Clemente bensì una colonna. E qui veniamo al punto che più ci interessa. Nel rappresentare questa scena gli autori delle illustrazioni hanno aggiunto dei "fumetti", cioè delle didascalie esplicative, che sono uno dei primi documenti scritti di quella lingua di passaggio dal latino all'italiano che chiamiamo "volgare". La scena mostra Sisinnio che dà ordini e i servi che s'affannano sotto i comandi del padrone: "Falite dereto colo palo, Carvoncelle", "Gosmari, Albertel traite", "Fili dele pute traite": avanti con quella leva, tirate, tirate figli di puttana!
Un altro luogo segreto e dei più strabilianti si trova sulla sommità dell'Aventino in via di S. Sabina, una delle più affascinanti della città. Il colle Aventino strapiomba con il fianco occidentale sul Tevere, ai piedi c'è la conca dov'è adagiata la parte più antica della città. Nel Medioevo la via divenne sede di conventi e di chiese. Ma, anche se in piccola parte, l'impronta antica, sapendola scorgere, si vede. La chiesa di Santa Sabina è il perfetto esempio di una basilica del V secolo, modello della primitiva concezione cristiana. Le colonne sono d'epoca romana, il portale maggiore ha battenti in cipresso (V secolo) intagliati finemente. La scena della "Crocifissione" è la prima o una delle prime dedicate a questo soggetto, un frammento degli antichi mosaici richiama il Concilio di Efeso. Ma le sorprese non sono finite; alla fine della strada si trova una delle piazzette più belle di Roma per il decoro, gli ornati e il raccoglimento che la caratterizza. Dedicata all'Ordine dei Cavalieri di Malta, è recintata da un muro scandito da obelischi, edicole, stele con emblemi navali e religiosi in una precoce visione neoclassica che G. B. Piranesi concepì nel 1764 su incarico del cardinale Rezzonico. Nella piazzetta c'è anche il portale con il famoso buco dal quale s'inquadra perfettamente al fondo d'una galleria di verdura la cupola di S. Pietro. Poco oltre un cancello introduce al Priorato dei Cavalieri con la chiesa (S. Maria del Priorato) disegnata anch'essa da Piranesi e all'interno della quale si trova la sua tomba. La chiesa è abbastanza bella, ha una facciata di tipo cinquecentesco, l'interno ad una sola navata ricco di stucchi con alcuni notevoli monumenti funebri. Più bello però è lo spazio intorno, il giardino curatissimo, il movimento degli edifici, il pozzo dei cavalieri templari che risale al XIII secolo, una piccola lapide che non bisognerebbe lasciarsi sfuggire. Richiama una visita fatta da Pio IX nel 1854 per osservare il restauro della chiesa danneggiata dalle cannonate francesi durante l'assedio del 1849 (ancora quella data fatale).
La villa del Priorato, eretta nel 939 come monastero benedettino (da Oddone di Cluny), era passata poi ai Templari, quindi ai gerosolimitani. Questi passaggi, l'eco del tempo, la sua aura, si colgono, così come da qui si riesce facilmente ad immaginare come doveva apparire la città dal vertiginoso affaccio sulla valle sottostante. In questo piccolo spazio, tra piazza giardino e chiesa, Piranesi, magistrale disegnatore di antichità, acquafortista visionario ed eccelso, ci ha dato la sua sola opera "costruita".
Avvertenza pratica: per visitare il complesso è necessario un permesso che si può ottenere contattando il Sovrano Militare Ordine di Malta, via Condotti, 68 Roma.