Cultura
12 agosto, 2011

Jhumpa Lahiri: "Il matrimonio combinato? Un collante sociale"

"Negli sposalizi indiani è palpabile la gioia con cui le due famiglie allargate partecipano alla cerimonia, la curiosità e la speranza di vedere quella scintilla fra i due sposi". Colloquio con la scrittrice  i cui romanzi affrontano spesso il tema del conflitto tra identità culturali: quella indiana e quella americana.

I genitori della scrittrice Jhumpa Lahiri avrebbero voluto vederla sposata secondo la tradizione indiana del matrimonio combinato. Loro stessi, a Calcutta, si erano conosciuti in questo modo, e il matrimonio dura da quasi mezzo secolo. Non è andata così invece per la scrittrice, i cui romanzi affrontano spesso il tema del conflitto tra identità culturali: quella indiana e quella americana.

Da 10 anni lei è sposata con un greco-guatemalteco con cui ha convissuto prima di sposarsi. Come reagirono i suoi genitori?
"Sono persone conservatrici, avrebbero voluto vedermi sposata secondo la tradizione del matrimonio combinato. Non mi proibirono di convivere con Alberto, ma sicuramente era una situazione del tutto estranea alla loro cultura".

Lei al matrimonio combinato ci crede?
"In India il matrimonio è unione di due clan molto estesi, gruppi familiari che - anche nel mio caso - sono di centinaia di persone. Il matrimonio è un evento intergenerazionale, nel quale una coppia fa da sostegno sia alla generazione precedente che a quella successiva. L'intera struttura sociale in India dipende da quella del matrimonio, perché nessun indiano vive sentendosi isolato dagli altri".

Come fa a funzionare se i promessi sposi a malapena si conoscono?
"Lo scorso febbraio sono stata in India al matrimonio di mio cugino. Con la futura moglie si erano visti solo un paio di volte, e in situazioni molto controllate: un thè insieme in un luogo pubblico. Ma il giorno delle nozze era evidente che erano innamorati l'uno dell'altra benché fosse stato un matrimonio combinato. Le famiglie si erano conosciute su Internet. In India ci sono molti siti per trovare partner adeguati ai figli con cui combinare un matrimonio. Non c'è responsabilità maggiore, per un buon genitore indiano, che trovare un coniuge giusto per i figli. Un tempo si ricorreva al passaparola, adesso si usano le tecnologie. È come se si facesse richiesta di entrare in un'università super selettiva: si offrono quante più informazioni possibili sul figlio affinché attiri l'attenzione di un'altra famiglia".

Che cosa cerca di ottenere un buon genitore dal matrimonio?
"Sostegno sociale, stabilità all'interno della comunità, assistenza a vecchi e giovani. A volta anche un vantaggio economico, ma per lo più conta il sostegno nelle cose della vita, dal piccolo aiuto quotidiano alle gravi situazioni d'emergenza. Benché le cose stiano cambiando, in India è raro che una coppia viva da sola. La sposa quasi sempre va ad abitare coi genitori del marito. Alcuni miei amici americani pensano che sia barbaro, ma io credo che un matrimonio combinato aiuti".

Come può funzionare senza amore?
"Anche in India si ha fiducia nel potere della passione, ma un inizio passionale non è una garanzia che il matrimonio duri. La passione è un fulmine nel cielo, destinato a svanire. In un matrimonio combinato la famiglia pensa a tutto e gli sposi si possono concentrare proprio sul creare amore e passione fra di loro. Negli sposalizi indiani è palpabile la gioia con cui le due famiglie allargate partecipano alla cerimonia, la curiosità e la speranza di vedere quella scintilla fra i due sposi. Proprio il contrario di quello che avviene in America, nel mondo occidentale: quando arriva al matrimonio la coppia ha già convissuto e si conosce benissimo. E la passione è già tramontata".

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