Francia e Gran Bretagna sono corse in soccorso degli oppressi per garantirsi il loro petrolio. E se ne sono infischiate degli alleati
L'Europa politica non esiste. quelle economica e militare sono vaghe. il nostro ministro degli esteri va in televisione a pronunciare frasi inconcludenti e noi siamo alle prese con una crisi economica di cui ignoriamo le cause e le cure: davvero una situazione chiara e confortante. I primi ministri francese e inglese, Sarkozy e Cameron, sono andati in Libia come trionfatori, ci fanno sapere senza infingimenti che diventeranno padroni del petrolio libico.
E noi? Ci hanno messo alla porta senza complimenti, ci hanno fatto sapere che della Libia e dell'Africa è meglio che non ci occupiamo. È la fine dell'Europa unita? Dell'alleanza militare e della collaborazione economica? Il nostro governo, la nostra pubblica opinione non se ne occupano, continuano a correre dietro agli amorazzi di Berlusconi.
Si dirà che c'era da prevederlo. Di fronte alla guerra di Libia siamo tornati ai giri di valzer dell'Italietta umbertina fra la triplice alleanza degli imperi centrali e i franco-inglesi-americani. Come membri della Nato ci siamo schierati contro Gheddafi, abbiamo messo i nostri aeroporti a disposizione della Nato, ma senza nascondere che in cuore nostro speravamo ancora in una vittoria del rais, amico fraterno di Berlusconi spesso ospite con tendone a Roma.
La sconfitta non è solo del nostro governo, è anche una sconfitta della nostra informazione incapace di una vera indipendenza. Non siamo stati capaci di prevedere né le rivoluzioni arabe né la guerra di liberazione, e mentre i vecchi imperialisti inglesi e francesi sentivano odor di bottino e si lanciavano in una vera guerra coloniale, la nostra marina e la nostra aviazione hanno avuto parti minori e sfuggenti che in qualche modo ripetevano la formula mussoliniana ambigua della "non belligeranza". Del tipo: ufficialmente ci siamo anche noi in guerra, ma in pratica stiamo a guardarla.
Francia e Inghilterra, secondo le migliori tradizioni imperialistiche, miravano al sodo: vi liberiamo da Gheddafi ma in cambio ci prendiamo le vostre risorse minerarie. Quando apparve sui giornali la notizia che la Francia avrebbe avuto il 25 per cento delle concessioni petrolifere, Sarkozy si è affrettato a smentire, ma ora c'è la conferma ufficiale del rapporto preferenziale. Abbiamo anche saputo con molto ritardo che l'intervento franco-inglese non era solo quello dell'aviazione, ma anche terrestre dei corpi speciali che agivano sul territorio libico in stretta collaborazione con gli insorti.
Con la guerra libica è avvenuto un fatto politico decisivo per l'Europa, forse il tramonto definitivo del sogno europeo. Lasciate libere dall'urgenza dell'intervento in qualche modo le vecchie potenze colonialiste, che conoscono l'arte dell'atto compiuto, hanno colto l'occasione: erano le uniche nel Vecchio continente ad avere due potenti flotte aeree da guerra, eredità dei giorni in cui dominavano il mondo, e le hanno usate infischiandosene dei rapporti con gli altri paesi europei. I soli che si sono negati, che si sono tirati fuori, sono stati i tedeschi che di guerra non ne vogliono più sapere dopo l'esito disastroso di quella nazista.
L'aspetto più deludente di quest'epoca è il riflusso verso posizioni passate, il ritorno degli errori del passato, impressionante. La Nato in versione franco-inglese non è lo scudo delle libere democrazie, la difesa ardua della democrazia riconquistata, ma il solito gioco dei potenti che fiutano i momenti favorevoli per ripetere le loro prepotenze e assicurarsi nuovi privilegi. Uno spettacolo drammatico ma per certi aspetti quasi comico, questo delle superstiti potenze europee che corrono in soccorso degli oppressi per derubarli. Siamo con voi contro i vostri feroci dittatori, ma ogni cosa ha un prezzo: ci accontentiamo della metà del vostro petrolio.