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Mondo
marzo, 2012

'Assassini, io non vi odio'

«Solo la pace, la tolleranza e il rispetto tra etnie e religioni possono farci uscire da questa spirale. Niente vendette: dobbiamo capirci, tutti». La straordinaria testimonianza di pace del papà di un ragazzo ucciso dal killer di Tolosa

Ha la dignità dell'uomo onesto, il coraggio di parlare con la dolcezza della speranza. Ha il rigore della formazione militare, ma oggi non vuole nemmeno più citare in che sezione, in che reggimento stava: «Erano altri tempi». Ma nel cuore ha un dolore profondo, intenso, immenso, incolmabile. Che gli occupa tutta la testa, che gli prende tutto il corpo. Per riassumere chi è Albert Chennouf, basta pronunciare il nome che ha scelto per il figlio: Abel. Abel era un militare francese, giovane caporale di prima classe al 17esimo Reggimento del Genio Civile Paracadutista di Montauban. E' stato freddamente abbattuto da Mohamed Merah, 24 anni, il killer della strage di Tolosa, l'uomo che ha sconvolto la Francia.

Signor Chennouf, come ha saputo di quello che è successo a suo figlio?
«Quel giorno lavoravo nel mio giardino, tranquillo, ormai sono in pensione. Mia moglie lavorava al suo liceo. In un momento, il cielo mi è caduto sulla testa. Non avevo chiesto niente, non ero per niente preparato a quello che stava accadendo. Avevo immaginato l'ipotesi che mio figlio, militare, servitore della Patria, potesse morire in guerra, ma mai che potesse cadere sul suolo francese. Ho capito cosa significa l'espressione: il cielo mi casca sulla testa».

Oggi come sta?
«Al momento in cui le parlo, non so nemmeno in che giorno siamo, so grosso modo che ora è, ma non mangio più e non bevo più, siamo perduti".

Che cosa pensa dell'omicida di suo figlio?
«L'inchiesta dirà che cosa nasconde questo assassino che ha tolto la vita a sette persone. Senza la sua testimonianza non potremo mai veramente sapere da chi è stato teleguidato. Era agguerrito, in quanto ex militare sono certo che aveva ricevuto una formazione. Ma sono sicuro che non ha agito da solo. Avrei voluto sentire cosa aveva da dire questo mostro. E perché ha ucciso mio figlio, che era un ragazzo per bene, che amava il calcio e tifava Marsiglia. Stava bene nella sua vita e sarebbe diventato presto papà».

Lei non chiede vendette?
«Ho vissuto con gente di tutti i colori, ho incontrato persone di tanti paesi, mi hanno insegnato a non essere vendicativo, ad accettare le differenze. Non servirebbe nulla chiedere vendetta o 'pene esemplari'. Quello che conta è comprendere e capire, per vivere».

Cosa dice a chi sente aumentare l'odio?
«Che sono stato educato nella tolleranza: niente odio, niente vigliaccherie. Non capisco l'antisemitismo, non capisco il razzismo. Sono cresciuto in Alsazia, nella regione di Moulhouse, in cui ci sono polacchi, ungheresi, arabi, algerini. Io non capisco che si possano uccidere tre bambini ebrei, perché sono ebrei, e a causa del fatto che altri bambini palestinesi sono stati uccisi. Non lo capisco, e mi tolgo il cappello di fronte ai responsabili religiosi che, uniti, hanno condannato questo atto ignomignoso».

E delle reazioni dei politici cos'ha pensato?
«Trovo scandaloso sentire il Presidente della Repubblica dire che c'erano dei musulmani fra i militari. Io pensavo ci fossero solo dei soldati francesi. Vorrei dirgli: 'Presidente, cortesemente, stia zitto, taccia, chiuda quella bocca'. Sono i suoi soldati e lei è il loro Capo: non ci sono cattolici, musulmani, confessioni religiose. Sono soldati e servono l'arma francese. Io non mi son mai chiesto perché abbiamo un presidente d'origine ungherese con radici a Salonicco? Lo posso fare, in quanto padre, ma non lo dico».

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