Tutti conoscono Maroni e Calderoli, meno nota è l'altra co-segretaria, Manuela Dal Lago. Una vicentina specializzata in salti della quaglia tra partiti e correnti, nota per le spese folli, le consulenze faraoniche e gli investimenti sbagliati
Manuela Dal Lago, vicentina, figlia di Emanuele e madre di Emanuele (si vede che in famiglia piace così) è oggi una dei triumviri della Lega, componente della segreteria collegiale che – con Maroni e Calderoli – dovrebbe ripulire il partito dopo gli scandali. Dei tre è il personaggio meno noto. N
ata nel 1946, faceva la prof di matematica alle medie quando ha iniziato la carriera politica, nel Pli di Valerio Zanone, ereditando lo scettro dal padre, stimato avvocato vicentino liberale. La figlia segue le orme paterne e rappresenta i liberali in consiglio comunale a Vicenza e nell'83 è delegata al congresso liberale di Genova. Zanone si è dimesso da segretario e ha indicato Renato Altissimo il suo successore, ma si candida pure Alfredo Biondi.
La Dal Lago si schiera con Biondi, anzi è tra i più accaniti sostenitori. Una fedelissima. Alla conta congressuale però vince Altissimo. Il giorno dopo la sconfitta Biondi riunisce il gruppo sulla splendida terrazza con vista mare della Fiera. Ci sono tutti: l'anziano Salvatore Valitutti, Raffaele Costa, Alfredo Biondi e 'la Manuela' che prende la parola e giura fedeltà al capo. Due mesi dopo è già passata con Altissimo. Alla vigilia di Tangentopoli però esce dal Pli: «Basta, con l'impegno pubblico ho chiuso», dichiara. Poco dopo si smentisce da sola e confida a un amico: «Mi iscrivo alla Lega». Lui la stronca: «Tuo padre si rivolterebbe nella tomba». Ma ormai la via è tracciata. Così all'inizio degli anni '90 è di nuovo in consiglio comunale a Vicenza, questa volta sotto la bandiera di Alberto da Giussano, ma è in Provincia che si fa notare. Prima come vice di Giuseppe Doppio.
Poi si va alle elezioni e lei, in solitaria con la Lega, vince. Rimane presidente della Provincia dal '97 al 2007. Immagina Vicenza capitale politica ed economica e dà vita a una serie di società pubbliche, che iniziano tutte con la VI di Vicenza, perché pensa di fare della città la nuova capitale padana: VIenergia, VIabilità, VIassiste, Vilavoro, Vipatrimonio. Quest'ultima ha il compito di progettare e riqualificare un'area tra la stazione dei treni e quella delle ferrovie e spende 300 mila euro solo in consulenze. Su quell'area poi non si farà nulla.
Il suo staff alla provincia è faraonico: ha un direttore generale, un segretario generale e un portavoce. Costi: 500 mila euro annui (con il successore, Attilio Schneck, verranno ridotti a meno di un terzo). Non ci sono prove invece della voce secondo la quale si recherebbe ogni settimana alla riunione Federale della Lega in via Bellerio a Milano in auto blu. A un certo punto, nel furore di grandezza, la Provincia acquista 500 mila metri quadri di terreni nel comune di Montebelloper fare un 'centro intermodale di servizi'. La Dal Lago però non riesce ad acquisire il cuore di quest'area, per un conflitto con uno dei proprietari. Lei prima tenta l'esproprio poi si rivolge ad Alberto Filippi, leghista, industriale, poi parlamentare, perché compri lui l'area. Ne esce un pasticcio gigantesco, alla fine dei terreni non di fa nulla nulla, ma il tutto costa ancor oggi alla collettività vicentina 100 mila euro di interessi passivi ogni mese.
Intanto Manuela alla Camera, davanti ad alcuni parlamentari, accusa Filippi di un grave fatto personale. «Mi calunnia», risponde Filippi. In consiglio federale Filippi viene espulso su indicazione di Manuela e di Stefano Stefani, attuale tesoriere della Lega, pure lui vicentino. Filippi ricorre ai probiviri del partito, che gli danno ragione, ma il Cerchio Magico conferma l'espulsione, nonostante Maroni fosse contrario. In Provincia la Dal Lago viene dipinta come una che «impaurisce e intimorisce, molto piena di sé».
A un certo punto s'inventa «Vicenza, terzo millennio», con relative consulenze, per fare assurgere la sua a 'provincia autonoma', staccata anche dal Veneto, come Bolzano in Alto Adige. Poi diventa presidente dell'autostrada Serenissima e scoppia il caso della consulenza a un avvocato, Guglielmo Ascione: parcella, quattro milioni di euro. Giancarlo Galan, allora presidente della Regione, la definisce «una cosa allucinante». Dal Lago si schernisce: «Non mi intendo di queste cose».
A proposito: da presidente della Provincia ha acquistato 54 mila azioni dell'autostrada Serenissima a 656,81 euro ciascuna. Un mese fa, a sette anni dall'acquisto, sono state vendute 20 mila azioni a 510 euro ognuna, con una perdita netta di quasi tre milioni di euro. All'inizio della militanza nella Lega, Dal Lago era fida scudiera di Maroni. Poi passa con Calderoli. Quindi entra nel Cerchio Magico di Bossi. Ora è tornata a dire che Roberto Maroni è un «grande personaggio». Con lui e Calderoli, lei farà pulizia nella Lega.