Pratesi: «Un metodo crudele, inutile e superato»
«La vivisezione ha i giorni contati : è inutile cercare di fermare il progresso della scienza in questo campo». Fulco Pratesi ha le idee chiare su una prassi - quella della sperimentazione sugli animali - che ritiene non solo crudele, ma anche inutile e superata.
Perché secondo lei è così importante discutere, oggi, su questo tema?
«La vivisezione è un fatto che non riguarda soltanto gli animali, ma anche la salute umana e oggi la tutela dell'ambiente. Le prove di tossicità dei prodotti chimici infatti, vengono fatte principalmente con i test su animali e non sono seguite da altri test, pertinenti all'uomo, come avviene per i farmaci. Questo rende ancora più urgente e importante una riflessione sul valore scientifico del modello animale. L'opinione pubblica, dove consultata, si è rivelata, a grande maggioranza, contraria alla sperimentazione animale (in Italia, secondo Eurispes, è contrario l'86 per cento dei cittadini) oltre che favorevole ad una maggiore informazione dei cittadini, oggi tenuti all'oscuro di quanto avviene nei laboratori».
Ignazio Marino, nell'articolo in questione, sostiene che "i test sugli animali sono indispensabili e purtroppo non ancora sostituibili con metodi alternativi": secondo lei invece?
«Penso che sia vero il contrario: per una ricerca che abbia basi scientifiche è indispensabile che i test su animali vadano sostituiti, come richiesto da un numero di scienziati in continuo aumento. Diversi studi mettono in evidenza come i dati ottenuti su una qualsiasi specie animale non sono trasferibili ad alcuna altra specie, uomo compreso. Nessuna "validazione" è mai stata fatta, né ufficialmente richiesta, del metodo di sperimentazione animale mentre invece la verifica o "validazione" è obbligatoria per ogni nuovo metodo da approvare presso l'ECVAM, il centro europeo per la validazione di metodi alternativi».
Quali sono le alternative alla vivisezione animale che possono essere utilizzate nella ricerca medica? Come avvengono i test su cellule in provetta, ritenuti inaffidabili da Ignazio Marino?
I metodi sostitutivi della sperimentazione animale sono assai numerosi. Se i dati ricercati sono relativi all'uomo - come avviene quasi sempre - le prassi scientifiche devono essere inderogabilmente attinenti all'uomo. Oggi si stanno sviluppando con grande rapidità nuovi metodi, ottenuti grazie ai progressi di varie branche della scienza: microbiologia, genetica, chimica ... Si tratta in particolare di test in vitro che studiano gli effetti di una sostanza sulle cellule umane o sui geni umani, come avviene con la tossicogenomica. Sono test velocissimi, ripetibili in grandi sequenze, che forniscono un numero di risposte impressionanti in tempi ridottissimi: 10.000 test in una sola volta, come è stato descritto nel numero di Scientific American del 13 ottobre scorso. I costi sono ugualmente ridottissimi. Se si variano le concentrazioni e le combinazioni, come pure l'origine delle cellule umane sulle quali si fa la sperimentazione, il numero delle risposte che vengono elaborate da uno stesso robot può essere infinito».
Marino sostiene che le leggi in approvazione al Senato per evitare gli allevamenti di animali destinati alla sperimentazione sarebbe bocciata a Bruxelles perchè in contrasto con la direttiva europea. Qual è sul tema la posizione del Consiglio Europeo?
«Sinceramente non vedo la ragione del contrasto con l'Unione Europea e penso che una bocciatura non sarebbe accettabile, date le piccolissime varianti che questa proposta di recepimento apporta a tale direttiva. Essa ha infatti disatteso tutte le promesse precedentemente fatte e tutte le speranze dei cittadini europei per quanto riguarda il trattamento degli animali, sancito tra l'altro dall'art.13 del trattato Ue, che richiede il rispetto per gli animali, definiti "esseri senzienti". La legge in questione ha disatteso le speranze di un numero crescente di scienziati, fiduciosi in una nuova legge che si adeguasse all'attuale progresso scientifico. La vivisezione ha i giorni contati, come indicano le affermazioni di decine di istituzioni scientifiche in tutto il mondo, il cui fine è di promuovere il nuovo paradigma scientifico. Il Consiglio delle Ricerche statunitense, in un documento del 2007 intitolato "Toxicity testing in the XXI century: a vision and a strategy", sostiene che il "cambiamento già in atto è epocale e paragonabile all'avvento della penicillina, alla scoperta del Dna, alla scoperta del computer».
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Gli oppositori della vivisezione sostengono che i test sugli animali non sono validi per il fatto che ogni specie è diversa dall'altra, e nessuna può essere portata a modello. Come risponde a questa convinzione?
«Dico semplicemente che sbagliano. Come l'uomo, un topo o un cane hanno un cervello, un cuore, un fegato, i reni, un sistema riproduttivo, ormonale, circolatorio, immunologico. C'è una somiglianza con gli esseri umani per numero dei geni, e anche le proteine animali sono molto simili alle nostre».
Pratesi afferma con sicurezza che "la vivisezione ha i giorni contati", perché i metodi alternativi, come quelli sulle culture di cellule, prenderanno il sopravvento. Secondo lei è davvero così?
«Premetto che l'utilizzo della parola vivisezione è un artificio propagandistico e scorretto per attaccare l'utilizzo degli animali nella sperimentazione scientifica. Detto questo, l'idea di Pratesi può essere intesa oggi solo come un legittimo auspicio. All'Istituto Mario Negri facciamo tantissima ricerca in vitro. Ad oggi, però, questo tipo di sperimentazione rimane una componente essenziale ma non alternativa della ricerca, e non solo per il dovuto rispetto alle leggi nazionali e internazionali che impongono la sperimentazione sugli animali prima di mettere in commercio un farmaco. La riduzione negli ultimi anni dell'utilizzo di animali è stata quasi interamente dovuta al progresso delle tecnologie diagnostiche (Tac, Pet, RM … ) e non alla sperimentazione in vitro. Al Mario Negri 30 anni fa utilizzavamo circa 120.000 topi e ratti all'anno, oggi ne impieghiamo solo 15.000».
Cosa rende, ancora oggi, più affidabili i test sugli animali rispetto a quelli sulle cellule? Cosa non si può verificare con gli esperimenti in vitro?
«Se l'animale non è un modello perfetto rispetto all'uomo, tanto meno sarà esaustivo un test su cellule isolate in una provetta. Alle cellule non posso chiedere se hanno fame, provano dolore o hanno problemi cardiaci».
L'opinione pubblica, secondo i dati Eurispes più volte citati, è contraria alla vivisezione. Uno dei motivi di questa contrarietà, secondo Pratesi, è il fatto che non si sa abbastanza cosa succede nei laboratori, come avvengono questi test. E' vero?
«Da una più recente ricerca quantitativa realizzata dall'Istituto di Ricerche Ipsos su un campione rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne risulta che a una prima domanda (a freddo) riguardante l'utilizzo degli animali per testare medicinali il 39% risponde di ritenerlo inaccettabile, il 27% poco accettabile, mentre il 18% lo ritiene del tutto accettabile. I dati, insomma, sono in contrasto con quanto sostenuto dagli animalisti, ovvero che gli italiani favorevoli all'abolizione dell'utilizzo degli animali nella sperimentazione scientifica sarebbero quasi il 90%. Va sottolineato però che meno della metà degli intervistati da Ipsos ritiene di essere informato sull'argomento. Alle domande più complesse, che presuppongono una minima informazione sul tema, infatti, l'orientamento muta gradualmente. Alla domanda, ad esempio, su quanto sia necessaria la sperimentazione scientifica sugli animali per il progresso della medicina, tre intervistati su 10 hanno risposto che la ritengono del tutto necessaria, il 20% abbastanza necessaria, il 29% poco necessaria. Solo il 18% la ritiene per niente necessaria».
Per quali malattie oggi dobbiamo solo ai test sugli animali il fatto di avere una cura?
«Tutte. Perché la sperimentazione è obbligatoria. Ma, fra tante, posso citare quelle che hanno trasformato l'Aids in una malattia cronica. Se oggi non si muore più è perché abbiamo potuto sperimentare i farmaci sulle scimmie, gli unici animali su cui si può far attecchire il virus».
Reiss dice che l'uso di medicinali non adatti è la quarta causa di morte in Francia, e attribuisce parte del problema all'inaffidabilità dei test sugli animali. Come si potrebbe ribattere a questa convinzione?
«È vero che ci sono molte morti per cause avverse ai farmaci. Ma ci sono anche milioni di vite salvate dai farmaci e dalla medicina. Le vite salvate, non pensiamo di dimenticarlo, sono molte più di quelle perse. Quando si parla di trattamenti medici, bisogna sempre fare un bilancio fra benefici e rischi. Se guardiamo ai risultati della medicina moderna, i benefici superano nettamente i rischi».
Qual è la posizione dell'Unione Europea in materia?
«Nel novembre 2011 la Ue ha approvato una direttiva, che è in corso di recepimento da parte dei Parlamenti dei 27 Stati che ne fanno parte, assolutamente condivisibile. Va sottolineato che l'attuale legislazione italiana è ancor più severa sulle regole che riguardano la tutela del benessere degli animali».