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Cultura
luglio, 2012

Lasciamo spazio al mito

L'effetto della scoperta del bosone di Higgs sulle scienze umane sarà alla fine la rinascita della dualità, teorizzata dal neokantismo di fine Ottocento, tra scienze della natura e scienze dello spirito? È questo dubbio che ci rende poco convinti della reazione tranquillizzante, e anche l'unica che finora siamo riusciti a inventare, che si rifà alla separazione del dominio della fisica dal dominio della fede religiosa.

Il primo, direbbe un kantiano, è il campo della ragion pura: matematica, calcolo, rapporti di causa ed effetto; il secondo è il terreno della libertà, su cui si muove la ragion pratica, che è l'unica a poter parlare di Dio, senza mai poterlo dimostrare, ma riconoscendolo come indispensabile riferimento per la nostra esperienza della libertà. Ora, da un lato noi dubitiamo che questa distinzione sia ancora valida - da quando anche la fisica ha riconosciuto la propria storicità, cioè il fatto di muoversi sempre all'interno di paradigmi interpretativi e mai in base a una prensione immediata sulle cose stesse; dall'altro, tendiamo però, proprio per la stessa ragione, a respingere una concezione troppo riduttiva della realtà, come sarebbe quella che identifica semplicemente il bosone con Dio (o viceversa).

Il dio-bosone non è qualcuno davanti a cui si può cantare. E decidere che proprio per questo il bosone è una scoperta decisiva che ci libera dalle superstizioni è una tesi riduttiva: che ne faremo di tutti i santi, le madonne, le natività che riempiono i nostri musei, e delle poesie e tragedie che vivono dello stesso patrimonio mitologico? Da questa domanda irrisolta discende la popolarità della soluzione "kantiana" che molti hanno adottato davanti alla questione del bosone: coi santi in chiesa, coi fanti in taverna, persino il Wittgenstein dei giochi linguistici (e per giunta cattolico) sarebbe d'accordo. Non c'è un super-sapere che possa unificare davvero la nostra appartenenza alla natura - una strana specie animale evolutasi su un granello di polvere sperduto tra le galassie, e la nostra appartenenza alla storia che è il mondo della libertà, e dunque dell'evento mai prevedibile e calcolabile secondo leggi rigorose.

E a proposito di evento, il bosone potrebbe essere persino un buon argomento per chi crede che il possibile super-sapere unificante sia piuttosto la storia che la fisica; la particella che "fa la differenza" significa che comunque la realtà è evento, non  Wpura deducibilità razionale da ciò che era. La nostra libertà di esseri storici sta sicuramente più a suo agio in un mondo "eventuale" che in un mondo di leggi necessarie, sia pure evolutive. Anche la scoperta del bosone è storia, una delle tante storie che ci costituiscono come esseri umani parlanti. Ma non troppo di più.

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