Preferiscono i mari più caldi e quelli più frequentati dall'uomo. Ma sull'ipotesi che il loro numero stia esplodendo, gli scienziati litigano. Perché si tratta di animali complessi e poco studiati
I bagnanti hanno imparato a schivarle, e nella borsa da mare tengono il kit antipunture. I bambini le raccolgono con il retino e le sezionano sulla spiaggia armati di bastoncini. Le
meduse sono ormai frequentatrici assidue dei nostri mari. E sembra proprio che queste masse gelatinose siano aumentate in modo esponenziale negli ultimi anni. Come dimostrerebbe il fatto che l'anno scorso hanno costretto alcune centrali elettriche della Florida, di Israele e del Giappone alla chiusura momentanea, per paura che i sistemi di aspirazione di acqua ne venissero intasati. Uno studio realizzato dai ricercatori della University of British Columbia (Canada) pubblicato su "Hydrobiologia" spiega come l'invasione colpisca soprattutto le zone a più alto impatto antropico, quelle più interessate da riscaldamento delle acque, pesca eccessiva e inquinamento, condizioni che creano l'ambiente ideale alla loro riproduzione.
Per capire se le meduse fossero davvero aumentate, gli scienziati canadesi hanno analizzato alcuni parametri relativi a 138 popolazioni di animali a livello globale. E scoperto che dal 1950 a oggi gli avvistamenti di meduse sono aumentati nel 62 per cento delle regioni costiere, in modo particolare nel Mediterraneo, in Asia, nell'Africa sud-occidentale, ma anche nel Mar Nero, alle Hawaii, nel nord-est degli Stati Uniti e in Antartide.
Tuttavia non tutti credono all'aumento delle meduse. Secondo un altro studio pubblicato su "BioScience" da Robert Condon, biologo marino del Dauphin Island Sea Lab in Alabama, infatti, non ci sono prove sufficienti a testimoniare una vera invasione. I dati scientifici su questi organismi marini sono pochi, sia perché si tratta di animali poco studiati - e in poche località - sia perché hanno cicli vitali complicati. L'impressione dei ricercatori è insomma che l'emergenza non sia dimostrabile scientificamente.
Per capire chi abbia ragione bisognerà dunque aspettare i risultati dell'analisi, in corso, dei dati dalla Jellyfish Database Iniziative, nata nel 2010 per raccogliere tutte le informazioni disponibili.