Attualità
11 dicembre, 2025Il settimanale, da venerdì 12 dicembre, è disponibile in edicola e in app
Più diritti, più libertà. E poi occupazione, sviluppo, ridistribuzione della ricchezza, difesa delle conquiste civili e lotta alle big tech. Sono questi obiettivi raggiunti nel 2025 a fare di Pedro Sánchez la Persona dell’Anno che campeggia sulla copertina del nuovo numero de l’Espresso. All’interno del giornale, una lunga intervista di Felice Florio al premier spagnolo, con Carlo Cottarelli che spiega il segreto del successo economico di Madrid. E mentre il direttore Emilio Carelli, nel suo editoriale, sottolinea che i successi della Spagna devono essere un modello per tutta L’Europa, Federica Bianchi racconta la fronda sovranista che rischia di spingere l’Unione nella direzione opposta.
In Italia intanto, scrive Giuliano Torlontano, il governo prepara una riforma elettorale che divide sia i partiti della maggioranza che quelli all’opposizione, Sebastiano Messina mette in guardia contro la riforma che vuole garantire alla destra il potere senza aumentare il consenso e Franco Corleone stronca l’idea del premio elettorale. Contro l’astensionismo, intanto, cresce la raccolta di firme che propone di permettere il voto ai fuori sede (di Ludovica Rosso).
Le inchieste partono dalla politica, con Carlo Tecce che fa i conti in tasca alla gestione di Atreju, la lunga kermesse della destra che gode di prezzi stracciati per l’affitto di Castel Sant’Angelo. Mara Chiarelli, insieme a Gabriele Ciraolo e Fabiola Pepe, ricostruisce storie di persone plagiate dalle sette religiose o magiche che in Italia irretiscono milioni di persone. Quanto all’editoria di estrema destra, Sergio Rizzo disegna una mappa delle aziende in gioco, mentre Enrico Bellavia punta il dito contro le regole della fiera romana Più Libri più Liberi, che lasciano spazio a un editore nazifascista ma rischiano di estromettere i piccoli editori più poveri.
Marialaura Iazzetti raccoglie le voci di chi a Napoli lavora per strappare i giovani alla criminalità. Alice Dominese spiega perché le Ong hanno deciso di interrompere i contatti con il centro soccorsi di Tripoli, mentre Sara Lucaroni denuncia gli sgomberi che affrontano con la forza il problema dell’accoglienza di profughi e rifugiati. Jessica M. Masucci fa il punto sulla carenza di infermieri, Gaetano De Monte elenca i troppi piani ideati per salvare l’Ilva di Taranto, Nadir Cavalli presenta il manifesto con le richieste di Coldiretti all’Unione europea. E Marco Roberti inizia il viaggio in 14 puntate per raccontare i finalisti del premio 7 idee per l’Italia, con cui L’Espresso ha selezionato le migliori startup.
Nelle pagine di esteri e di economia, due articoli mettono a fuoco la situazione negli Stati Uniti: il presidente è fuori controllo e naviga a vista, denuncia John Bolton a Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni, mentre Eugenio Occorsio racconta il progressivo distacco da Trump dei padroni delle grandi aziende tecnologiche e dei media più influenti degli Usa. E Marco Montemagno racconta la corsa di tutti contro Chatgpt.
Dal Medio Oriente, Antonella Napoli spiega che il futuro di Gaza è nelle mani di Doha e Riyad, mentre Jacopo Mocchi intervista Shikma Bressler, che non vive più in Israele ma è una dei leader della lotta contro Netanyahu. La Tunisia intanto, scrive Leonardo Martinelli, si mostra alleata fidata del governo Meloni ma ammicca all’Iran. E l’album curato da Tiziana Faraoni questa settimana mostra le devastazioni provocate dalle inondazioni in Estremo Oriente.
E L’Espresso chiude con interviste a Ian McEwan (di Gaia Manzini) e a Noyz Narcos, che racconta ad Andrea Lai la sua scoperta dell’impegno politico (ed Emanuele Coen sottolinea come questa scelta sia una tendenza diffusa tra i rapper). Andrea Grignaffini festeggia il riconoscimento dell’Unesco alla cucina italiana, Sofia Petti racconta il nuovo Macro di Roma, Francesca De Sanctis recensisce uno spettacolo che porta in scena il dramma delle migranti, e Beatrice Dondi ricorda Loredana Bartoletti, per anni colonna di questo giornale.
Passando alle pagine degli opinionisti, Francesca Barra firma un appello al diritto dei bambini di crescere in pace, senza che i genitori li espongano sui social al giudizio impietoso dei leoni da tastiera, e Diletta Bellotti sottolinea l’importanza di togliere ogni riferimento alla queerness dai manuali delle patologie mentali. Giuseppe De Marzo invita tutti i media a schierarsi contro la corsa agli armamenti, mentre Loredana Lipperini denuncia il filo rosso di pensiero unico che lega la norma sull’educazione sessuale e la proposta di legge che vuole imbavagliare ogni critica al genocidio di Gaza.
Il tema su cui meditare e discutere a giornale chiuso è l’ossessione della bellezza: Valeria Palermi racconta successi ed eccessi del mito dello skincare in Corea, e dalla rubrica delle lettere le fa eco una lettrice che si chiede, e chiede a Stefania Rossini e alle lettrici e ai lettori de L’Espresso: «Meglio intristirsi contando ogni giorno e nuove rughe o rischiare un ringiovanimento che tutti vedranno come artificiale?»
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