Una folata riempie occhi e capelli della sabbia grigia del Mare del Nord e subito diventa chiaro perché la mostra d'arte più lunga del mondo - sessantacinque chilometri - si chiami Beaufort. Che non è, come ci si aspetterebbe, il nome del posto che la ospita ma quello di una scala per misurare l'intensità del vento. Sarebbe stato difficile, del resto, scegliere il nome di una sola delle nove città e cittadine delle Fiandre che accolgono sulle loro spiagge le opere di questa esposizione: Ostenda o Nieuwpoort, Bredene o Zeebrugge? Così nel 2003, alla nascita della manifestazione che quest'anno è arrivata alla quarta edizione, si è deciso di dedicarla a qualcosa che tutte queste località hanno sicuramente in comune: il vento.
È così che ogni tre anni all'inizio dell'estate sulle spiagge del Belgio, tra surfisti e bambini con aquiloni, bagnanti infreddoliti e ciclisti, compaiono monumentali ospiti stranianti. Un arlecchino gigante aspetta il tram alla fermata di Blankenberge (Folkert de Jong, "Monument voor een saltimbanque"). Un branco di cani famelici assedia il relitto di una vecchia Fiat sulla spiaggia di Bredene (Paolo Grassino, "Analgesia / Temi perenni / Cani"). Una bolla di cemento spunta accanto al frangiflutti di Nieuwpoort ("Erratique" dei fratelli Chapuisat) . Due enormi tromboni soffiano contro il mare accanto al Grand Hotel Belle Vue di Middelkerke, monumento della Belle Epoque ("I can hear it" di Ivars Drulle). E Jannis Kounellis riempie di bottiglie vuote e di stracci un arco del grandioso monumento a re Leopoldo, nel cuore di Ostenda.
Anche se l'esposizione non aveva un tema, diverse installazioni parlano di immigrazione: come i container trasformati in barconi arenati dall'estone Flo Kasearu e l'inquietante "furgoncino fossile" di Feipel e Bechameil ("Many Dreams"). Alcune delle trenta installazioni di quest'anno saranno rimosse alla fine di settembre, quando la mostra finisce. Nelle edizioni passate però una ventina sono state comprate dai comuni e restano in loco, a formare un originale parco artistico permanente: come la tartaruga gigante firmata Jan Fabre ("Searching for Utopia") e l'escavatrice traforata di Wim Delvoye ("Caterpillar 5Bis"), le due glorie dell'arte fiamminga contemporanea, o "Le vent souffle où il veut", composizione di segnavento policromi di Daniel Buren.
Beaufort è la punta di diamante dell'investimento nell'arte contemporanea con cui le Fiandre negli ultimi anni stanno cercando di modernizzare la propria immagine. Un'esigenza diventata sempre più forte per caratterizzare l'identità fiamminga schiacciata da quella francofona, in questo strano paese di fratelli-coltelli che è il Belgio. L'investimento in avanguardia quest'anno si è moltiplicato per una sorta di congiunzione astrale: poco dopo Beaufort si è aperta a Genk l'edizione di quest'anno di una biennale itinerante, Manifesta, che negli anni scorsi è andata da Rotterdam alla Murcia passando per il Trentino. Intanto ad Anversa il museo Middelheim, una delle più affascinanti esposizioni di scultura all'aperto, ha inaugurato un nuovo padiglione e acquisito opere di Thomas Schutte, Roman Signer e Ai Weiwei. E due città d'arte, Gent e Mechelen, hanno fatto una staffetta di mostre collettive. A Gent, "Track" chiuderà il 16 settembre, a Mechelen il 2 ha aperto Newtopia, la prima grande esposizione collettiva centrata sul tema dei diritti umani: la curatrice Katerina Gregos ha invitato una settantina di artisti di tutto il mondo, dal cileno Alfredo Jaar al polacco Krysztof Wodiczko alla libanese Mona Hatoum.
A Gent, le opere degli artisti che partecipano alla collettiva curata da Philippe Van Cauteren and Mirjam Varadinis vanno a cercarsi i visitatori fin dalla stazione. La torre dell'orologio è diventata una stanza d'albergo per opera di Tazu Rous, artista giapponese che lavora sul rapporto tra spazi pubblici e privati. Una tipica casa di legno rumena è comparsa nel parco dell'abbazia di San Bavo (Mircea Cantor, "Threshold Resign"), mentre in un'altra abbazia, quella di St. Peter, Massimo Bartolini ha costruito scaffali dove i volumi scartati da una biblioteca itinerante sono a disposizione dei visitatori: «Camminando tra gli scaffali, che sono la prosecuzione dei filari di un'antica vigna, il rumore cambia», spiega l'artista toscano. «Si crea un cortocircuito sensoriale tra spazio chiuso e aperto, tra parco e biblioteca». Poco distante, nell'ex refettorio dell'abbazia, è rinchiuso il mondo intero: un lungo tavolo luminoso espone "VisibleWorld", ipnotico mosaico di settemila immagini di viaggio raccolte in dieci anni dagli svizzeri Fischli & Weiss.
L'artista turco Ahmet Ögüt ha fatto alzare in volo sul centro della cittadina una mongolfiera ispirata da René Magritte, mentre sua moglie, la finlandese Pilvi Takala, ha tappezzato i muri con manifesti in cui si cercano piccioni smarriti («Qui c'è una tradizione di piccioni viaggiatori, i più veloci valgono migliaia di euro», racconta. «Ma se uno di loro si perde, torna a far parte di quella massa di uccelli che imbrattano le città e che cittadini ed amministratori vorrebbero solo sterminare, come topi»). E forse è meglio non far sapere a chi fa un picnic sui tavoli accanto al gasometro come sono stati costruiti: la messicana Teresa Margolles ha diluito il cemento con acqua estratta dagli stracci con cui erano stati ripuliti i corpi delle vittime dei narcotrafficanti...
Il messaggio a turisti e amanti dell'arte è chiaro. Nella parte fiamminga del Belgio non ci sono solo i tesori medievali di Gent, non solo Bruges, prezioso scrigno che custodisce una bellissima Madonna di Michelangelo, ma anche un'offerta di arte contemporanea "user friendly", a portata di turista. Lo spiega il curatore di Beaufort Phillip Van den Bossche: «Non è facile far entrare i visitatori in un museo. Beaufort li va a cercare, li sfida a entrare in contatto con le opere d'arte». Per vedere un'opera non solo non c'è bisogno di entrare nel MuZEE di Ostenda, da cui nasce la triennale: non devi neanche toglierti il costume da bagno o scendere dalla bicicletta. O dal tram, che percorre tutta la costa e porta con comodità da un'installazione all'altra.