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Cultura
gennaio, 2013

Pitti Uomo, il vento dell'Est

La rassegna della moda maschile a Firenze pensa al futuro nonostante la crisi. Puntando sui mercati asiatici non solo come target, ma come fonte d'ispirazione e di collaborazioni stilistiche. E investendo su materie e innovazione per far ripartire il mercato interno. Il bilancio, le tendenze, gli eventi

Quel che preoccupa un po' tutti a Firenze, all'83esima edizione della fiera del Pitti Uomo, non sono le esportazioni italiane verso i paesi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) ma piuttosto come far ripartire il mercato interno. Dai dati diffusi ieri, i visitatori italiani sono calati del 5 per cento. Gli europei, in generale, non fanno acquisti folli e, talvolta si fanno la guerra. La Gran Bretagna, ad esempio, ha organizzato una settimana della moda maschile proprio negli stessi giorni del Pitti. Come ovvio l'evento londinese ha trattenuto in patria una fetta di giornalisti e compratori. Non Suzy Menkes, giornalista dell''International Herald Tribune', che ha ricevuto proprio in questi giorni il Fiorino d'oro dal Sindaco Matteo Renzi.

La Fortezza da Basso, sede della Fiera, ospita oltre mille stand. Lo stilista imprenditore Massimo Rebecchi prova a dare una ricetta per fare ripartire gli acquisti in Italia: "Lavorare sul rapporto qualità-prezzo: le nostre proposte devono essere più accessibili. Dovremmo concentrarci sulla creatività e su nuove idee". In molti stand, come da Colmar, il grande sforzo è sui materiali tecnici come il neoprene. Ma la sperimentazione può essere sartoriale: succede da Ermanno Scervino, che riesce a combinare materiali dissimili come la pelle e l'organza, la couture con lo sportswear. Il risultato è un grande show a Palazzo Vecchio, nel salone dei Cinquecento, dove va in scena la collezione uomo e la pre-collezione donna. Sorprendono le lavorazioni sul pitone, i parka, le minigonne di pelle.

Firenze cerca di essere scoppiettante, di proporre eventi anche fuori dalla fiera. Al museo Gucci è stata inaugurata la mostra di Cindy Sherman. Dal punto di vista commerciale ci si rimbocca le maniche: alcuni brand hanno aperto in questi giorni nuovi negozi. Fendi, ad esempio, ha una boutique in via Tornabuoni e mette in vetrina una pelliccia alla Crudelia Demon. Marina Yachting si è ritagliata un corner in via della Vigna Nuova all'interno del multistore Happy Jack. Stone Island parte con un nuovo monomarca in via della Vacchereccia. WP ha presentato un libro sui trent'anni di attività organizzando una grande festa in boutique. Tra gli invitati si notano molti ragazzi dagli occhi a mandorla. Ma l'impronta asiatica è un po' dappertutto in questa edizione del Pitti: si moltiplicano le situazioni di "East meets West", si superano le barriere linguistiche e creative. Ecco allora la collaborazione tra il marchio giapponese Onitzuka Tiger e lo stilista italiano Andrea Pompilio. In quanto a Cruciani, la nota griffe che produce i braccialetti di pizzo macramé, realizzerà una nuova linea di polsini dedicati al cantante coreano Psy (quello del cliccatissimo video 'Gangnam Style').

Tra gli eventi più apprezzati di queste giornate fiorentine c'è la sfilata-show di Kenzo. Il filo conduttore? Il cielo, le nuvole e il cyber-spazio. Al timone ci sono Humberto Leon e Carol Lim, i due designer sinoamericani che nel 2002 fondarono a New York il concept store Opening Ceremony. I due creativi hanno voluto una location simbolo di Firenze: il mercato di San Lorenzo. E danno suggerimenti sui loro banchi preferiti: il macellaio Luciano Manetti, la trippa di Emilio Giunti ecc… La presenza asiatica al Pitti non finisce qua. Dietro alla griffe White Mountaineering c'è il giapponese Yosuke Aizawa che ci mostra una linea da sci sorprendentemente urbana. In quanto a Maison Kitsuné, il brand è franco-nipponico e ha organizzato a palazzo Capponi una performance musicale dove gli abiti delle ragazze sono anni Cinquanta. Un po' alla Doris Day, ma con un tocco di sushi.

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