Dopo gli ultimi fuochi d'artificio, ieri i partiti hanno depositato le liste. Con tanti bei nomi: da Scilipoti a Renato Farina, da Lombardo ad Antonio Razzi. Senza dimenticare la sventurata Polverini e il resuscitato Diliberto

Cosentino è arrabbiato e un po', dal suo punto di vista, ha ragione. Che regole sono se chi giudica gli impresentabili detiene il primato dei processi, quelli in corso compresi? Ma Silvio, alla sua sesta ridiscesa, con tre dibattimenti aperti, è al di sopra di tutto, si sa. E poi Denis Verdini, quello che le liste le fa, è indagato per false fatture e per gli appalti del G8.

Così, anche senza 'Nick' Cosentino, senza Dell'Utri, senza Scajola e senza Marco Milanese, nel partito degli onesti gli impresentabili si presentano.

Roberto Formigoni, un'accusa di corruzione per il denaro in arrivo dalla Fondazione Maugeri e dal consulente-mediatore Pierangelo Daccò, 15 indagati tra giunta e consiglio, è stato costretto a lasciare il Pirellone, ma si candida all'immortalità del Senato. In seconda posizione, dietro al Cavaliere, nelle liste della Lombardia.

In Campania 1 ecco 'Giggino a'purpetta', Luigi Cesaro, presidente della provincia di Napoli, amico di Cosentino indagato per associazione camorristica e in odor di rapporti con i Casalesi. Salvo grazie ad Angelino. E in deroga di pulizia si candida in Sicilia anche Antonio D'Alì, benché rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.

E ancora: in Lombardia 2 al sesto posto Antonio Angelucci alle prese con un dibattimento per tangenti, e al decimo posto Renato Farina, una pena di sei mesi patteggiata per aver favorito il sequestro di Abu Omar.

E poi Raffaele Fitto in Puglia, con la recente richiesta di condanna per corruzione da parte della Procura di Bari. E se non sono impresentabili sono responsabili. Antonio Razzi accenderà un nuovo mutuo dopo aver guadagnato la quarta posizione al Senato in Abruzzo, mentre Mimmo Scilipoti potrà tenere conferenze sull'agopuntura del signoraggio dagli scranni di Palazzo Madama, forte del suo sesto posto in Calabria, nonostante il disappunto del governatore Scopelliti.

Ci sono poi i veterani. Francesco Colucci negli anni Ottanta era il capocorrente di Mario Chiesa, ancora prima di Mani Pulite. Da venti anni come questore alla Camera ha in mano i bilanci di Montecitorio come questore della Camera. Un posto non glielo si può negare. E poi Franco Carraro, al quarto posto al Senato in Emilia-Romagna, presidente della FIGC, sindaco di Roma nei primi anni Novanta, già ministro del Turismo nel 1987 con Giovanni Goria. Resiste dopo che si è 'sfracellata' anche Renata Polverini, al terzo posto alla Camera, e che ci importa del Laziogate. Nel partito dell'amore non mancano i parenti. Gianfranco Sammarco, detto Gianni, cognato di Cesare Previti, guadagna il sesto posto alla Camera in Lazio, con lui Simonetta Losi, moglie di Danilo Mariani, candidata in Toscana.

Ma la grande preoccupazione del Cavaliere è il Senato. Li' si è garantito la buona compagnia. Il direttorissimo Minzo, catapultato in seconda posizione in Liguria, finalmente "martire" compreso, potrà trasmettere assoluzioni al posto di prescrizioni libero da mimiche facciali, previo accordo con la giunonica factotum Maria Rosaria Rossi, che lo accompagnerà passo passo con il suo quarto posto nel Lazio. E il cerchio magico in rosa forse sarà presente anche alla Camera con la segretaria del Mattinale Alessia Ardesi. Pur di incontrare Berlusconi si infilò nella macchina di Bonaiuti per accompagnarlo alla prima al teatro dell'Opera di Roma per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Dopo tanta fatica in Lombardia le hanno dato il dodicesimo posto. Un po' poco dato il curriculum. E infatti pare si sia già lamentata. E dire che Silvio è uomo riconoscente. Bruno Archi, consigliere diplomatico e testimone del processo Ruby, ha il suo posto sicuro in lista in Piemonte.

Le ombre del Pd
Nonostante l'intervento del garante Luigi Berlinguer e gli epurati alla Crisafulli, rimangono in lista Nicodemo Oliverio, ex tesoriere della Margherita che fu, sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta per la cessione di Palazzo Sturzo; il toscano Andrea Rigoni, con una condanna prescritta a otto mesi per abuso d'ufficio; Francantonio Genovese, già sindaco di Messina, nipote dell'ex ministro Dc Nino Gullotti, uomo da 20 mila preferenze che gestisce il carrozzone dei servizi di formazione professionale da 500 milioni l'anno e può vantare un abuso d'ufficio per un affidamento illegittimo e Antonio De Caro, ex capogruppo dem alla regione Puglia, imputato per un concorso in tentato abuso d'ufficio.
Del resto i democratici ci tengono ai parenti, anche le 'parlamentarie' lo dimostrano. Alla Camera nel collegio Sicilia 1 è candidata Daniela Cardinale, figlia di Totò, in Parlamento già dal lontano 1983. In Calabria, al nono posto per Montecitorio, si presenta Stefania Covello, già consigliere regionale, figlia di Francesco, senatore democristiano di lungo corso e in Lazio c'è la figlia del sindaco di Civitavecchia Pietro Tidei, Marietta, votatissima alle primarie. A Civitavecchia ovviamente.

E oltre ai figli ci sono le mogli. In Lazio si presentano Monica Cirinnà, consorte di Esterino Montino, capogruppo dem in Regione, per lo scandalo ridotto a correre a sindaco di Fiumicino, e poi Fabrizia Giuliani, moglie del consigliere regionale dalemiano Claudio Mancini. In Basilicata Emma Fattorini, moglie di Massimo De Angelis, addetto stampa di Achille Occhetto e portavoce di Claudio Petruccioli quando era presidente della Rai. Del resto anche i portavoce hanno il loro posto da candidati. Piero Martino, all'attivo una legislatura anche se in pochi se ne erano accorti, lo è stato di Dario Franceschini. Ritorna anche Umberto Del Basso De Caro, fu eletto nel '92 con Bettino Craxi. Il nuovo che avanza considerando i dinosauri del partito, entrati in Parlamento oltre vent'anni fa, e rimessi a nuovo con l'effetto lifting in primarie dai feudi blindati. La rottamazione che fu.

Il carrozzone di Monti
Sale in politica la società civile con le immortali dinastie. Quella del costruttore Salvatore Matarrese, capolista alla Camera in Puglia, tra i primi sostenitori di LCDM, con ben otto consigli di amministrazione all'attivo, vanta vescovi, presidenti di calcio, sindaci. Tutti onorevoli. Non mancano i capitani di impresa come Alberto Bombassei, con tanto di Km rosso' trasformato in lancio elettorale, o come Gregorio Gitti, uno che siede in ben venti consigli di amministrazione e avrà qualche conflitto di interesse quando arriverà alla Camera. E poi ci sono le amiche dal doppio cognome, da Ilaria Borletti Buitoni, la signora 'Rinascente' dedita al volontariato, a Lidia Rota Vender, candidata al Senato e apologa del Trivial Pursuit. Sale in politica anche la mensa di Sant'Egidio apparecchiata al gran completo, con Mario Marazzini, braccio destro di Andrea Riccardi, e con un altro Mario, fratello di Francesco Giro che invece è candidato con Berlusconi. E sale anche gli stava altrove. Il ciellino Guido Della Frera, tanto amico del Celeste da curargli nel 2005 la campagna elettorale, è candidato al Senato; lo scajolano, fino a poco fa, Fabio Gava, è al terzo posto in Veneto pronto a catapultarsi a Palazzo Madama.
E per non sembrare di essere 'saliti' al Rotary ecco le campionesse nazional-popolari. Dopo Sanremo e le Paralimpiadi Annalisa Minetti è pronta ad un'altra vittoria, insieme a Valentina Vezzali. Lei aveva detto che dal Cavaliere si sarebbe fatta "toccare", ma il Professore è riuscito nell'affondo.

E accanto a Monti c'è l'Udc. 'La famiglia innanzitutto, la famiglia prima di tutto' recitava un suo spot. E se la famiglia è la tua, meglio ancora. Silvia Noè, cognata di Pier Ferdinando, è in lista per merito. L'ha detto Casini in persona. Come Fabrizio Anzolini, dirigente dello scudo crociato in Friuli Venezia Giulia e presunto fidanzato di Maria Carolina, figlia di Pier. Il tengo famiglia democristiano accontenta tutti. C'è il nipote di Ciriaco, Giuseppe De Mita, e poi Gianpiero, figlio del presidente della provincia di Caserta Domenico Zinzi, e anche Michele Trematerra, figlio dell'eurodeputato Gino e persino 'Beppe' Delfino, figlio di Teresio, sette legislature alle spalle, già sottosegretario bipartisan, con D'Alema e Berlusconi.

E se la famiglia non fosse abbastanza difesa, Paola Binetti si immolerà per gentile intercessione di padre Georg. La politica è il suo cilicio. L'Opus dei ringrazia. E ringrazia pure il segretario Lorenzo Cesa, capolista in Basilicata, Calabria, Lazio 2, Puglia e Sardegna. La sua candidatura nel nome delle 'liste pulite' non è mai stata messa in discussione. Nonostante la latitanza e una condanna per corruzione aggravata poi annullata per vizio di forma.
Quanto al terzo alleato, Fli, capolista alla Camera con i suoi 29 anni e 89 giorni Gianfranco Fini. L'uomo del 'che fai mi cacci' che nessuno ha mai cacciato. A seguire in Campania e Calabria il braccio destro Italo Bocchino, già braccio destro del fratello d'Italia La Russa. Una generazione di delfini.

La Lega premia il sindaco di Adro
"E' giunta l'ora di pulire il pollaio'. Un colpo di ramazza e oplà la composizione delle liste ispirata alla volontà di imprimere "grande rinnovamento e introdurre tante facce nuove". Tornano il padre del 'Porcellum', Roberto Calderoli e il Senatur Umberto Bossi, capolista alla Camera in Lombardia. Ma non vi preoccupate i barbari sognanti sono arrivati. Oscar Lancini scende da Adro per arrivare a Roma ladrona. Il sindaco che ha tolto la mensa ai bambini perché morosi e speso 'solo' 300 mila euro per riempire la scuola con 700 zerbini e cestini con il Sole delle Alpi è al numero 13 in lista al Senato per in Lombardia.

Destra, Katanga in Senato
Katanga potrà esibirsi al Senato. Mario Vattani, figlio dell'ex direttore generale della Farnesina, già console a Osaka, più noto per i raduni neofascisti a Casapound, è candidato in Campania per 'la Destra' di Francesco Storace. A suon di fascio-rock. E Casapound risponde a tono, presentando in lista per la Camera, in quarta posizione, Alberto Palladino, per gli amici 'Zippo'. All'attivo una condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione per aver aggredito con mazze e bastoni cinque militanti del Pd romano.

La bella squadretta di Lombardo
Si presenta come capolista al Senato del Partito dei Siciliani-Mpa, Raffaele Lombardo, l'ex governatore rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa per i suoi rapporti con il clan Santapaola. Con lui ci saranno anche Roberto Di Mauro, capogruppo all'Ars, all'attivo una richiesta di rinvio a giudizio per omissione d'atti d'ufficio e Giuseppe Federico, ex presidente della provincia di Caltanissetta, indagato per voto di scambio in un'inchiesta sul clan Madonia, da cui avrebbe chiesto e ottenuto voti.

E' resuscitato Diliberto
"Vogliamo selezionare i candidati alle prossime elezioni con il criterio della competenza, del merito e del cambiamento". L'ex pm di Palermo Antonio Ingroia si è presentato sventolando la Costituzione. Cambiare si può. Lui ci sta. Ma più che un cambiamento è stato un eterno ritorno. Oliviero Diliberto, quattro legislature, si ripresenta in Senato dall'Emilia-Romagna, piazzando in eccellente posizione alla Camera il suo braccio destro Orazio Licandro. L'ex ministro Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, piazzato alla Camera. Antonio Di Pietro in posizione blindata in Lombardia, grazie al gioco delle opzioni. Il volto nuovo è quello di Giovanni Favia. L'epurato dal fuori onda, che ha già accumulato troppi mandati per Grillo, ormai privo di veto non manca di presenziare in tv. Almeno . questa volta - senza pesare sulle casse della Regione Emilia-Romagna.