Negli istituti di credito, da decenni, una quota di assunzioni è riservata ai figli dei dipendenti. Così come è consuetudine che i parenti prossimi di chi lavora per Trenitalia (ex FS) viaggino gratis. Ora crisi e tagli hanno ridimensionato queste facilitazioni, ma non le hanno eliminate (Fps Media)
A ciascuno il suo. Perché se è vero che l'Italia è prodiga di grandi caste, è vero anche che ogni professione ha i suoi privilegi. Intendiamoci: spesso si tratta di benefici che un tempo avevano un senso. Oggi, però, è sempre più difficile riuscire a giustificarli. Come accade per i biglietti gratis sui treni per i parenti dei ferrovieri o per la corsia preferenziale dei figli dei bancari per succedere ai genitori sul posto di lavoro.
La fila in banca. «I nostri non sono benefit, ma conquiste sindacali» afferma Lando Maria Sileoni, segretario del Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani). «La nostra è una categoria molto sindacalizzata: su 335mila bancari, 290mila sono iscritti ad un'associazione di rappresentanza». E questa alta sindacalizzazione della categoria professionale ha portato risultati concreti in termini di conquiste dei lavoratori e quindi di benefici acquisiti. «Oggi un bancario può usufruire di mutui a tasso agevolato e di condizioni vantaggiose sullo scoperto del conto corrente.
Abbiamo una previdenza aggiuntiva importante e un fondo assistenziale di rilievo». Ma il benefit che più attira l'attenzione sulle condizioni dei bancari è l'occhio di riguardo verso i figli dei dipendenti nel momento di nuove assunzioni. «Non è normato a livello contrattuale» spiega Sileoni «ma dal 2007 nei grandi gruppi bancari una minima quota di assunzioni è stata riservata ai figli dei dipendenti che se ne andavano: a patto che rinunciassero agli incentivi economici e a parte della liquidazione».
In sintesi, il 2005 segna la fine dell'era della cosiddetta “foresta pietrificata”: l'arrivo di Mario Draghi alla guida della Banca d'Italia apre le porte alle fusioni bancarie e alla nascita dei grandi gruppi italiani. Di riflesso, ci sono stati molti licenziamenti ma anche diverse assunzioni: mediamente ogni tre dipendenti mandati a casa ne subentrava uno nuovo. Così i sindacati dei bancari strapparono delle condizioni che sono durate fino al 2009: se i licenziamenti erano inevitabili, almeno si poteva far qualcosa nelle nuove assunzioni.
Ad Intesa Sanpaolo, ad esempio, su mille nuove assunzioni decise nel 2007, 300 sono avvenute attraverso la staffetta padre-figlio: il primo doveva uscire senza incentivi economici, accettando una retribuzione inferiore di circa il 70% per tutto il periodo del prepensionamento. D'altra parte, al secondo non bastava solo il cognome ma doveva passare una prova psico-attitudinale. In Unicredit, invece, fino a poco tempo fa era addirittura vietata l'assunzione dei figli dei dipendenti. Con l'accordo del 18 ottobre 2010 è stata data la possibilità anche a loro di partecipare alle selezioni per essere assunti in banca, se in possesso di requisiti obbligatori (laurea, conoscenza dell'inglese ed età inferiore ai 30 anni). Su 1000 assunzioni totali, sono stati 170 i figli dei dipendenti che hanno superato le selezioni. Nel Gruppo Banca Popolare, la staffetta generazionale era una pratica consuetudinaria in uso vent'anni fa che adesso, secondo la Fabi, non esiste più. Anche nel Gruppo Bpm era una prassi consolidata da anni: al momento non si sa se ancora in vigore, ma l'ultimo accordo sindacale relativo è stato siglato nel 2009. Nel Gruppo Ubi, fino al 2007 l'azienda si impegnava a riservare una quota del 7% di assunzioni ai figli dei dipendenti. E la Banca di credito cooperativo di Roma (la più grande banca di credito cooperativo in Italia) nel 2009 ha sottoscritto un accordo con i sindacati che prevedeva 76 pre-pensionamenti: i lavoratori interessati potevano scegliere tra un incentivo economico oppure l'incentivo all'assunzione di un figlio o di un parente fino al terzo grado.
In questo momento, sono stati dichiarati altri ventimila esuberi tra Mps, Intesa, Bpm, Unicredit e il Banco Popolare. «Noi siamo stati l'unica categoria che ad oggi ha garantito nuove assunzioni contro i licenziamenti: in media, oggi escono tre dipendenti e ne viene assunto 1,15. Ma sia chiaro: in termini contrattuali non c'è scritto niente al riguardo, il momento d'oro che c'è stato tra il 2005 e il 2009 ormai è alle spalle. E comunque il cognome non garantisce l'assunzione: si vede tutto nel colloquio».
Viaggi premio. È una di quelle malcelate convinzioni che si sono sempre accettate come diritti acquisiti: se un dipendente lavora in un luogo che offre un servizio, è giusto che figli e parenti possano usufruirne gratuitamente. Non è comunque questo il motivo per cui negli anni '60 furono introdotte le condizioni di viaggio che riguardano le famiglie dei ferrovieri, come spiega Giulio Moretti del sindacato Or.S.A. Ferrovie (Organizzazione Sindacati autonomi e di base): «I ferrovieri hanno delle concessioni di viaggio che riguardano loro e i famigliari, quindi i possibili beneficiari sono i figli, i genitori e il consorte.
I figli possono beneficiare di viaggi gratuiti fino all'eta di 25 anni, mentre moglie e genitori solo finché il dipendente rimane in servizio. Ma bisogna considerare che storicamente la nostra categoria professionale è stata composta da pendolari, molti dislocati in aree del Paese ben lontane dal luogo d'origine». Fino agli anni '60 anche ai ferrovieri toccava pagare un abbonamento, perfino per coprire le tratte su cui dovevano viaggiare per avvicinarsi al posto di lavoro. Poi gli esiti della contrattazione alla fine degli anni '70 portò diversi risultati per i lavoratori.
Innanzitutto, oggi i ferrovieri in attività usufruiscono di biglietti gratis senza limitazione chilometrica. E lo stesso vale per il coniuge, per i figli sotto i 25 anni e per i genitori (solo per quest'ultimi, fino a quando il ferroviere non va in pensione). «Ben meno di quanto avveniva in passato», ci tiene a sottolineare Moretti, «prima infatti non c'erano limitazioni relative all'età dei figli o alle agevolazioni per i genitori. E c'erano anche i buoni per la spedizione di pacchi e bagagli fino a 100 chili. Soprattutto però oggi la disciplina lascia gratuiti i viaggi per ferrovieri (in attività o meno) e parenti idonei solo sui treni regionali e interregionali: basta pagare 15 euro l'anno per nucleo famigliare. Ma i Frecciabianca, Frecciargento e Frecciarossa non sono a costo zero: noi ferrovieri e parenti dobbiamo pagare un ticket che va tra i 12 e i 15 euro. E così succede perfino che a volte per andare sul posto di lavoro, uno ci rimetta qualcosa: gli stipendi medi dei ferrovieri di medio-basso livello non superano i 1300 euro». Una riflessione condivisibile da quasi tutti i pendolari italiani, prescindendo dalla loro professione.