Eni-Saipem hackerata da Anonymous

Rilasciati online dati su account di dipendenti, alcune mail, molti documenti e file del colosso energetico e della sua controllata

Lo avevano annunciato con un post sul blog, anche se un po' in sordina. "Enel, Eni, Ansaldo siete stati hackerati", diceva il testo, in inglese. "Leak in arrivo presto..." (qui la pagina).

Una sorta di preavviso per creare aspettativa, anche se non c'erano altre informazioni al riguardo. Stanotte invece gli Anonymous Italy, attraverso l'operazione OpGreenRights, hanno iniziato a rilasciare online, segnalandoli attraverso l'account Twitter della campagna, alcuni documenti ed email riguardanti Eni e Saipem. Non è chiaro da dove arrivino questi file, se dalla violazione dell'account di qualche dipendente, come spesso succede in questi casi o se da una intrusione diretta sui server delle aziende.

Molti documenti riguardano la Saipem, controllata di Eni che si occupa della realizzazione di infrastrutture e servizi riguardanti la ricerca di giacimenti di idrocarburi e la costruzione di oleodotti. C'è un paste, cioè una pagina web dove si può condividere del testo, messo online dagli anons, che raccoglie molte decine di account, di dati personali su dipendenti Saipem ed Eni: nomi, email, società di appartenenza, cognome, password, nickname, telefono.

E poi c'è una cartella di documenti da 60 MB con circa un centinaio di file caricata su Anonfiles (che non è raggiungibile da DNS di siti italiani, occorre cambiarli). Ci sono mail, documenti pdf generici e non particolarmente riservati, richieste di preventivi, credenziali di alcuni dipendenti. Documenti preliminari su gare e valutazioni di offerte tecniche rivolti ad altre aziende internazionali come la Qatar Petroleum. C'è un filein cui si parla in dettaglio del ruolo di Saipem nel Filanovsky Project, dove la sussidiaria di Eni deve installare due oleodotti sottomarini da una piattaforma nel Mar Caspio. Ci sono mail che trattano di viaggi in Congo, dove Saipem la scorsa estate ha avuto un grave incidente, quando è affondata una piattaforma per la perforazione. Ci sono file Excel, vecchi di qualche anno, che contengono dati sulle flotta di navi usate per le attività di costruzione.

A prima vista non sembrano esserci nel leak documenti particolarmente scottanti, o pistole fumanti di specifici progetti che gli hacktivisti, che hanno preso di mira Eni e Saipem contestando l'impatto sull'ambiente di alcune loro attività, forse cercavano. Di certo c'è stata, da parte degli anons, una netta violazione della sicurezza di importanti colossi energetici. Eni è la prima multinazionale italiana, e si colloca alla dodicesima posizione nella classifica mondiale, secondo i dati 2013 di R&S Mediobanca.

D'altra parte quella messa online, ribadiscono i cyberattivisti all'Espresso, contattati stanotte sulla loro chat, sarebbe solo una parte del materiale che hanno in mano: prossimamente potrebbero rilasciare altri file riguardanti Enel, Ansaldo e ancora Eni.

Anonymous Italy, uno dei gruppi più attivi a livello italiano che si raccoglie sul network AnonOps e su vari blog e social, era già stato co-protagonista della manifestazione del 19 ottobre, che tra l'altro, come anticipato dall'Espresso, aveva visto una convergenza ideale e iconografica tra il movimento di cyberattivisti e i diversi gruppi che hanno organizzato il corteo anti-austerity.

Proprio mentre i manifestanti in strada sfilavano davanti ai ministeri, gli hacktivisti, riuniti sulle loro chat online, “assediavano” a modo loro i simboli di politiche economiche non condivise: attraverso una serie di attacchi DDOS (di negazione distribuita del servizio) sommergevano di richieste i siti del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, del ministero dello Sviluppo Economico, nonché la Corte dei Conti e la Cassa Depositi e Prestiti. Che sono andati così offline, rimanendo inaccessibili per alcune ore.

La protesta online è proseguita nei giorni successivi quando ad andare offline, sempre per mano degli anonimi, è stato il ministero dell'Istruzione, e ancora, in una sorta di tripletta noTav, di nuovo il ministero dei Trasporti e quello dello Sviluppo Economico, insieme al sito della Regione Piemonte. Quest'ultimo attacco ha avuto come effetto collaterale la caduta rovinosa di altri siti degli enti locali piemontesi gestiti dalla stessa società, Csi Piemonte. Effetto non del tutto previsto nemmeno dagli hacktivisti che infatti non avevano rivendicato gli altri siti caduti e che, dopo aver letto le prime agenzie, si domandavano ironicamente in chat se non fosse il caso di aggiungere anche i nuovi target.

I DDOS sono storicamente lo strumento di protesta preferito da Anonymous, e diversamente da altri tipi di attacchi informatici non mirano a sottrarre dati, o a modificare pagine web: semplicemente rendono irraggiungibile un sito per un certo periodo di tempo. E proprio sulla durata di questo tangodown (che è il termine con cui si indica l'abbattimento di un sito e non il nome dell'operazione di Anonymous effettuata nei giorni scorsi, come è stato scritto) si basa alla fine la sfida tra chi attacca e chi difende, perché mandare un sito offline per qualche minuto non è un'impresa titanica, tenercelo per un tempo prolungato è già più rilevante.

L'altra modalità più utilizzata da Anonymous per farsi sentire è poi l'intrusione in server statali o aziendali per sottrarre informazioni riservate e pubblicarle online. In Italia nei mesi scorsi c'era stato ad esempio l'attacco al ministero dell'Interno, quando erano stati trafugati e messi in Rete 2600 file. Mentre pochi mesi fa proprio l'operazione OpGreenRights aveva pubblicato alcune mail di provenienza ministeriale sul Muos, il mega impianto militare per le comunicazioni satellitari che dovrebbe essere installato nella riserva naturale di Niscemi, all'interno della base della Marina americana. O ancora, recentemente, aveva protestato online contro il rigassificatore galleggiante della Olt Toscana Offshore, al largo di Livorno, e a cui ha lavorato la stessa Saipem. Infine nell'estate 2012 aveva colpito l'Ilva di Taranto per protestare contro il pesante inquinamento prodotto dallo stabilimento. OpGreenRights è una campagna internazionale portata avanti da anonimi di varie nazionalità, non solo italiani, anche se negli ultimi tempi l'attenzione sul nostro Paese è stata alta.

LEGGI ANCHE

L'edicola

Il pugno di Francesco - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso

Il settimanale, da venerdì 25 aprile, è disponibile in edicola e in app