Sul Movimento 5 Stelle ha scritto anche un libro, pochi mesi fa. Ed è stato uno dei pochissimi nel Pd che - almeno dal primo V-Day - teorizzava l'ascolto verso i cosiddetti grillini e il loro programma. Adesso Pippo Civati, 37 anni, monzese, neodeputato a Roma dopo due mandati al Pirellone, non ha dubbi: «Altro che governissimo con il Pdl. Dobbiamo proporre subito un patto limpido al M5S. Non per un'alleanza stabile, so che non è possibile, ma almeno per un governo a termine che realizzi alcune riforme condivise».
Quali riforme, Civati?
«Quelle che sono nel 'core business' del movimento di Grillo e su cui noi siamo d'accordo: conflitto d'interessi, moralizzazione della politica, costi della politica».
E la riforma elettorale?
«Anche quella sarebbe urgentissima, ma non si sa ancora che posizione abbia il M5S su questo».
Ma quanto dovrebbe durare un governo così?
«Direi da tre mesi a un anno. Non sarebbe certo un patto di legislatura, ma un accordo a progetto».
E il M5S accetterebbe?
«Noi abbiamo il dovere di provarci. Come partito di maggioranza alla Camera e per responsabilità verso il Paese».
Ma lei pensa che Grillo accetterebbe o no?
«Non mi nascondo gli ostacoli ma sono ottimista, sì».
Quali ostacoli?
«Per Grillo sarebbe un cambiamento rispetto a quanto ha detto finora. E anche nel Pd non mancherebbero le resistenze».
Da parte di chi?
«Si sa che c'è una parte di dirigenti che guarda il Cinque Stelle come fumo negli occhi».
Nomi?
«Enrico Letta, ad esempio, che una volta ha detto di preferire Berlusconi a Grillo. Ma anche esponenti della maggioranza del partito».
Ma lei ha contatti con il MoVimento?
«Se parla di rapporti formali, no. Ma certo, molti di loro li conosco. E quando saremo in Parlamento sarebbe assurdo non provare a parlarci. Sui progetti concreti, intendo, non sulle spartizioni di poltrone».
Intanto lei si è candidato alla segreteria del Pd?
«Sì, ma ci tengo a dire che lo avevo fatto diversi mesi prima delle elezioni e non augurandomi di certo la sconfitta di Bersani».
D'accordo. Ma ora cosa succede nel Pd?
«Non partecipo al gioco di chi spara sul segretario. Però è evidente che il problema del ricambio ai vertici del partito non è più rinviabile. Ed è stata l'unica nota mancante nella conferenza stampa di Bersani martedì, quella dopo il voto, che per il resto è stata chiara e apprezzabile».
E Renzi cosa farà? Non si candiderà anche lui alla segreteria Pd?
«Credo che Matteo pensi di più alle prossime elezioni, quando il centrosinistra dovrà esprimere un nuovo candidato premier».
E quando saranno queste elezioni?
«Dipende, come le dicevo. Per ora l'importante è scongiurare l'ipotesi di un governissimo e fare una proposta chiara e di contenuti al M5S per poi verificare la loro risposta. Senza mettersi in ginocchio, non è che vogliamo andare al governo a tutti i costi. Se loro non ci stanno, però, meglio tornare al voto subito che andare con il Pdl»